Nonostante che si parli di necessità della crescita, le politiche economiche adottate in Europa sotto l’input tedesco vanno nella direzione opposta e la situazione rimane sempre critica. Christian Marazzi sottolinea come tale situazione prefiguri una sorta di nemesi del capitale. La sconfitta della classe operaia fordista negli ultimi trent’anni si ritorce oggi contro lo stesso capitale, orfano di un rapporto sociale antagonista che ne consentiva comunque la perpetuazione. La desalarizzazone e la decontrattualizzazione del lavoro (in una parola, la precarietà) è oggi infatti la causa principale del cul de sac in cui si dibatte la crisi, soprattutto europea.
Sta per uscire Algoritmi del capitale. Accelerazionismo, macchine della conoscenza e autonomia del comune (Ombre corte, 2014), a cura di Matteo Pasquinelli. Il libro raccoglie i contributi di Franco Berardi “Bifo”, Mercedes Bunz, Nick Dyer-Witheford, Stefano Harney, Christian Marazzi, Antonio Negri, Matteo Pasquinelli, Nick Srnicek, Tiziana Terranova, Carlo Vercellone, Alex Williams.
Essendo un tema molto dibattuto e di grande valore per tutti coloro che seguono la rubrica di cheFare, abbiamo chiesto all’editore, che ringraziamo, il permesso di pubblicare un estratto dell’introduzione, a firma del curatore.
The communism of capital? What could this awkward turn of phrase mean, and what might it signify with regards to the state of the world today? Does it merely describe a reality in which communist demands are twisted to become productive of capital, a capitalist realism supplemented by a disarmed communist ideology? Or does the death of the capitalist utopia mean that capital cannot contain the antagonism expressed by Occupy and other movements anymore, and therefore must confront communism upfront?
Ferguson où la persistance de la question raciale sous l’ère « post raciale » d’un président noir
A Ferguson (Missouri) aux Etats-Unis, ville peuplée à 70 % de Noirs, le meurtre de sang froid de Michael Brown, un jeune Afro-Américain de 18 ans par un policier, est à l’origine d’une vague de protestations populaires à laquelle le régime raciste étasunien répond comme d’habitude par encore plus de violence. Une tentative de pacification de niveau quasi militaire est à l’œuvre: envoi de la garde nationale, attirail anti émeutes sophistiqué, usage massif de gaz.
Les images de répression brutale des populations des ghettos nous disent qu’il faut bien plus que l’élection d’un président noir pour bouleverser le racisme structurel profondément enraciné dans les soubassements du système impérialiste.
Intervista a TREBOR SCHOLZ (a cura di TIZIANA TERRANOVA)
Tiziana Terranova: Trebor, in Italia come altrove immagino, stiamo discutendo cosa sta succedendo a forme tradizionali di organizzazione del lavoro come i sindacati e di nuove forme di sperimentazione che potremmo definire di ‘sindacalismo sociale’. Ci interessa la relazione tra nuove forme di sindacalizzazione e la loro relazione con lotte più ampie e meno definite. Pensiamo per esempio alle lotte ambientali, a lotte informali nella città attorno al precariato ecc, che confondono la relazione tra vita e lavoro. Tu d’altro canto stai seguendo da vicino le trasformazioni del sindacalismo negli Stati Uniti, ma anche l’impatto globale della riorganizzazione del lavoro indotto dall’uso di Internet come infrastruttura lavorativa. Hai notato un ritorno di sindacalismo in luoghi di lavoro in cui è stato tradizionalmente molto difficile organizzarsi come l’industria del fast food o grandi magazzini come Walmart. Ma quello che sembra preoccuparti di più, però, è la sfida di organizzare quello che chiami lavoro digitale e in particolare il crowdsourcing che hai ribattezzato crowdmilking (la mungitura delle folle). Qui ‘lavoratori anonimi’ incontrano ‘datori di lavoro’ anonimi. Ci puoi parlare un po’ di questo nuovo modo di organizzare la produzione e la sfida che pone alla sindacalizzazione?
Önder Özengi & Pelin Tan (LaborinArt): You wanted to speak about the European crisis, especially its effect on the Mediterranean, the Near East, and the Middle East. What does the collapse of social welfare mean for these territories and countries?
Franco “Bifo” Berardi (FBB): After May 25, we must be able to say that the “European experiment” is over. The impressive result that the National Front will have in the French elections is going to add the word “end” to this expression. The European Union was based on the alliance between France and Germany, after two centuries of war. Now the alliance is over. After incredible suffering and bloodshed, the French won WWI and WWII against the Germans. Why should they accept German domination now? This horrible result has been imposed by financial capitalism, and its politics is the prevailing sentiment of the French people. The majority of the French do not feel Europe to be their home. This is a geopolitical catastrophe and, more importantly, a social catastrophe.
La strada per battere Vladimir Putin è quella di inondare il mercato europeo con gas naturale ottenuto mediante fracking (frattura idraulica) negli Stati Uniti, o almeno questo è ciò che vuol farci credere l’industria. Nel quadro dell’escalation dell’isteria antirussa, due proposte di legge sono state presentate al Congresso statunitense; con esse si intende approvare fast-track [con procedura rapida] le esportazioni di gas naturale liquefatto (LNG la sua sigla in inglese), allo scopo di aiutare l’Europa a sganciarsi dai combustibili fossili di Putin e rafforzare la sicurezza nazionale statunitense.
Intervento sulla “produzione di soggettività” nell’incontro di autoformazione “Cartografia delle lotte”
Il soggetto come estimità del capitale
Non è per nulla facile costruire una riflessione sistematica sul soggetto. La soggettività è un concetto teorico a dir poco scivoloso, che scappa da tutte le parti quando provi a includerla in paradigma interpretativo.
Il soggetto (come la sua etimologia mostra chiaramente) è al contempo il risultato della presa dell’ordine simbolico sul bios, dell’azione del potere sull’individuo, e al contempo quell’elemento che rende strutturalmente insaturo quello stesso ordine e che bucandolo lo costringe ad un processo dinamico di continua trasformazione. Il capitalismo non è un cristallo.