Ferguson

Posted: Agosto 26th, 2014 | Author: | Filed under: anthropos, Black Power, comune, crisi sistemica, epistemes & società, racisme, U$A | Commenti disabilitati su Ferguson

Ferguson où la persistance de la question raciale sous l’ère « post raciale » d’un président noir

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A Ferguson (Missouri) aux Etats-Unis, ville peuplée à 70 % de Noirs, le meurtre de sang froid de Michael Brown, un jeune Afro-Américain de 18 ans par un policier, est à l’origine d’une vague de protestations populaires à laquelle le régime raciste étasunien répond comme d’habitude par encore plus de violence. Une tentative de pacification de niveau quasi militaire est à l’œuvre: envoi de la garde nationale, attirail anti émeutes sophistiqué, usage massif de gaz.

Les images de répression brutale des populations des ghettos nous disent qu’il faut bien plus que l’élection d’un président noir pour bouleverser le racisme structurel profondément enraciné dans les soubassements du système impérialiste.

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Ferguson

Posted: Agosto 22nd, 2014 | Author: | Filed under: 99%, Black Power, epistemes & società, Révolution, U$A | Commenti disabilitati su Ferguson

Intervista a Alessandro De Giorgi, professore associato del Dipartimento di Justice Studies della San José State University e membro del comitato editoriale di Social Justice , sui riot di Ferguson.

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Dopo due settimane, i fatti relativi all’esecuzione di Michael Brown sono ormai stati riportati numerose volte sia dai media mainstream sia da quelli indipendenti, nonostante l’iniziale muro di omertà eretto dalla polizia locale di Ferguson e il ritardo con cui è giunto il video dell’uccisione, dovuto alla paura dell’autrice.

Iniziamo proprio da questo, dalla necessità di molti articoli a voler riassumere i fatti, mappare le informazioni e le sue fonti: ciò non avviene semplicemente per dovere di cronaca o per l’entusiasmo dell’analisi politica, ma è soprattutto l’esito di una sinfonia di cinguettii e click, video e immagini che si moltiplica incessantemente da quando “big Mike” è stato freddato in un sobborgo statunitense. La rappresentazione del maschio nero, pericoloso e criminale – storicamente costruita e intensamente diffusa nella società statunitense – è da giorni inflazionata attraverso immagini e discorsi che da molti luoghi degli USA si susseguono sui social network, nelle strade, sui media e sulle bocche dei commentatori: poliziotti bianchi che uccidono giovani neri, madri che piangono i figli caduti nella guerra metropolitana, poteri forti che distribuiscono il loro diritto alla morte altrui, un sistema legale minuziosamente costruito sulla discriminazione razziale. Al violento silenzio delle istituzioni è stata opposta un’incessante presa di parola, alla stigmatizzazione del corpo afro-americano è stata opposta la visibilità del comportamento quotidiano della polizia. Non a caso la flebile voce del presidente nero è stata udita solo per dire “non gridate”: troppe notizie che sfuggivano da tutte le parti, troppa luce nelle strade di Ferguson, troppi giorni a mani alzate gridando “non sparate”. Non a caso i media mainstream discutono del possibile uso delle telecamere sui caschi dei poliziotti, che sia per vedere meglio gli autori dei looting o supervisionare l’operato della polizia sarebbe da verificare, ma la prima ipotesi è certamente la più realistica.

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bell hooks

Posted: Marzo 31st, 2014 | Author: | Filed under: 99%, anthropos, arts, au-delà, Black Power, donnewomenfemmes, epistemes & società, postgender, posthumanism | Commenti disabilitati su bell hooks

<< Scritto da Stephanie Troutman per thefeministwire.com

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Nel 2011, la leggendaria Dott. bell hooks, femminista, studiosa, critica culturale e prolifica scrittrice di colore, ha cominciato ad accostarsi a social network e blog, spingendo il suo lavoro ancora più oltre le mura dell’accademia. Twitta (a tratti) e ha scritto su blog e su diversi siti web selezionati. Più recentemente ha scelto Twitter per lanciare la sua campagna “Be Bossy” (Sii autoritaria, NdT) in risposta al decreto di Sheryl Sandberg** “Ban Bossy” (Stop all’autoritarismo, NdT). Questa è la seconda volta che contesta la Sandberg (la prima è stata in Settembre quando ha acconsentito che il suo articolo “Scavare a fondo: Oltre Lean In” fosse pubblicato in esclusiva da The Feminist Wire.

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Assata Shakur

Posted: Novembre 7th, 2013 | Author: | Filed under: au-delà, Black Power, comunismo, epistemes & società, Révolution | Commenti disabilitati su Assata Shakur

La militante noire américaine Assata Shakur est mal connue, voire inconnue en France. Dans une interview accordée en 1997 à Christian Parenti, un journaliste et sociologue états-unien, et publiée en mars 1998 dans Z Magazine sous le titre « Assata Shakur speaks from exile. Post-modern maroon in the ultimate palenque », elle revient sur sa trajectoire politique, sur l’expérience de la traque policière et de la prison, sur son évasion puis son exil à Cuba. La traduction de cet entretien vise à faire connaître Assata Shakur en France, et à travers elle un pan occulté du mouvement de libération noir, en rendant accessibles en français des textes courts : entretiens, lettres ouvertes, témoignages.

Joanne Deborah Byron, devenue Joanne Chesimard après son mariage, est plus connue sous son nom africain : Assata Olugbala Shakur. Née le 16 juillet 1947 à New York aux États-Unis, celle qui deviendra la marraine du rappeur Tupac Shakur fut une membre active de la section de Harlem du Black Panther Party (BPP) puis de la Black Liberation Army (BLA). Cette dernière, passée du modèle d’auto-défense armée du BPP à la lutte armée, émerge après l’hécatombe dans les rangs des radicaux noirs due à la répression d’État, et notamment au COINTELPRO, un programme d’infiltration, de répression et d’assassinats ciblés dirigé contre les mouvements radicaux noirs, latinos et amérindiens. Formée en 1970, la BLA devient véritablement active à partir de la scission au sein du BPP en 1971. Elle se présente comme un groupe anti-capitaliste, anti-impérialiste, anti-raciste et anti-sexiste, luttant pour « l’institution de relations socialistes dans lesquelles le peuple noir aurait un contrôle total et absolu sur son propre destin en tant que peuple ». La BLA mènera entre autres une campagne défensive et offensive contre les violences policières comme l’avaient fait les Black Panthers et procédera à des éxécutions ciblées de policiers pour protester contre des crimes policiers ou des morts en détention.

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[qui] la seconda parte