Speciale Jean Baudrillard 2007-2017

Posted: Marzo 7th, 2017 | Author: | Filed under: anthropos, au-delà, Baudrillard, epistemes & società, General, postcapitalismo cognitivo | 35 Comments »

Dieci anni fa, il 6 marzo 2007, moriva Jean Baudrillard. Lo ricordiamo con due testi che – come tanti dei suoi – precorrono il tempo presente.

Nel primo, tratto da un libro del 1987, L’Autre par lui-même (L’altro visto da sé, Costa & Nolan), il filosofo francese descrive la trasformazione della vita privata in “un terminale di reti multiple”. Difficile resistere alla tentazione di vedere in questa immagine una prefigurazione dei social network, le nostre “reti sociali” multiple e onnipresenti.

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AI NOSTRI NEMICI

Posted: Ottobre 27th, 2016 | Author: | Filed under: au-delà, BCE, comune, crisi sistemica, critica dell'economia politica, epistemes & società, General, Global, post-filosofia, postoperaismo | 64 Comments »

Presentiamo ai lettori e alle lettrici italiani/e un’anteprima del libro “Guerres et Capital” di Éric Alliez e Maurizio Lazzarato che uscirà in Francia per Edition Ámsterdam il prossimo 22 ottobre. Si tratta dell’introduzione al volume, intitolata Á nos ennemis, Ai nostri nemici. La traduzione italiana è a cura di Antonio Alia, Andrea Fumagalli, Davide Gallo Lassere e Cristina Morini. Il testo viene presentato in contemporanea anche sul sito Commonware.

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Qui si può scaricare il [pdf] dell’Introduzione, in francese: guerres-et-capital introduction.


F. Nietzsche

Posted: Ottobre 16th, 2016 | Author: | Filed under: General, philosophia | 84 Comments »

Friedrich Wilhelm Nietzsche

nietzsche

Gli anarchici e Nietzsche (di Spencer Sunshine)

La proposta di coniugare Nietzsche e l’anarchismo deve suonare audace a molte persone. Anche se non si tiene premuta l’antica credenza che la “classe operaia” (qualunque essa sia ai giorni nostri) sia l’unica che possa fare un cambiamento rivoluzionario, non è stato Nietzsche a influenzare i fascisti, e ad affermare da individualista che il più forte governi sui deboli? E non è Nietzsche a definire gli anarchici come dei cani, oltre ad accusarli di risentimento? Questo è stato spesso denunciato dal movimento anarchico del suo tempo.

Senza consultare le opere stesse di Nietzsche -nel tentativo di “provare” o “smentire” questa compatibilità o meno con l’anarchismo-, credo che un modo più proficuo per affrontare questa proposta sia quella di esaminare la documentazione storica di come gli anarchici si siano avvicinati a Nietzsche. La risposta sorprendente è che a molti di loro piaceva molto, compresi gli autori “classici” anarchici; infatti, alcuni di loro avevano anche usato le sue idee per giustificare le convinzioni anarchiche sulla lotta di classe.

L’elenco non è limitato solo a quegli anarchici come Emma Goldman, che ha letto dozzine di opere di Nietzsche e lo “battezzò” come anarchico onorario. Di anarchici pro-nicciani si trovavano anche tra i membri della CNT-FAI nel 1930 come Salvador Seguí, l’anarco-femminista Federica Montseny o l’anarco-sindacalista Rudolf Rocker; e anche il giovane Murray Bookchin, che ha citato la concezione di Nietzsche della “trasvalutazione di valori” come valido sostegno del progetto anarchico spagnolo.

C’erano molte cose che ha attirato gli anarchici a Nietzsche: il suo odio verslo Stato, il suo disgusto per il comportamento insensato dei “branchi” sociali, il suo (quasi patologico) anti-cristianesimo, la sua diffidenza verso l’effetto sia del mercato e dello Stato sulla produzione culturale, il suo desiderio di un “oltreuomo” -che è un essere umano nuovo che non doveva essere né padrone né schiavo-, la lode e l’estasi di sé stesso, come l’artista con il suo prototipo, che potrebbe dire: “Sì” per l’auto-creazione di un mondo nuovo, sulla base del nulla, e il suo invio della “trasvalutazione dei valori” come fonte di cambiamento, al contrario di una concezione marxista della lotta di classe e della dialettica di una storia lineare.

Naturalmente, in questo modo, gli anarchici -convenientemente- dimenticarono la sua misoginia, il suo elitarismo e il suo disprezzo per coloro che hanno lavorato per la giustizia sociale -così come il suo stesso odio per loro!
I fascisti, invece, dimenticarono l’odio di Nietzsche del nazionalismo tedesco, la sua ammirazione per gli ebrei, il suo supporto per i matrimoni misti tra diverse razze, il suo disgusto per il risentimento (di cui Hitler è la personificazione per eccellenza), e il suo disprezzo dello Stato, del mercato e della mentalità gregaria: tutte operazioni da cui il sistema fascista dipendeva.

Il Nietzsche-positivo simil-anarchico, è chiaramente rappresentato da Emma Goldman. Ella ha gestito il giornale Mother Earth per 12 anni, fino a quando il governo degli Stati Uniti l’arrestò per via dei progetti antimilitaristi e contro la grande guerra (1914-1918) e condannata a due anni di carcere. Mother Earth era un terreno comune per gli anarco-comunisti, gli individualisti, i mutualisti, i sindacalisti e tanti artisti d’avanguardia che hanno visto l’anarchismo come estensione del loro credo politico (più o meno avvenne anche dopo la seconda guerra mondiale). La rivista, e la Goldman, promosse fortemente Nietzsche; non solo avevano fatto stampare gli articoli divulgativi e discutevano le sue idee, ma si potevano anche ordinare le opere complete di Nietzsche.

Nella sua autobiografia, Living My Life, la Goldman scrisse il suo primo incontro con le opere di Nietzsche nel 1890.
“La magia del suo linguaggio, la bellezza della sua visione, mi ha portato a delle altezze inimmaginabili. Avrei voluto divorare ogni riga dei suoi scritti …” Lei ha anche scritto che” Nietzsche non era un teorico sociale, ma un poeta, un ribelle e innovatore. La sua aristocrazia non era né di nascita né di borsa, era dello spirito. A questo proposito, Nietzsche era un anarchico, e tutti gli anarchici erano aristocratici.”
Come si legge nel mio libro “I Am Not a Man, I Am Dynamite! Friedrich Nietzsche and the Anarchist Tradition”, la Goldman rese popolare le idee di Nietzsche nelle conferenze e utilizzava molte delle sue concezioni sulla moralità e sullo Stato nei suoi scritti. Tuttavia, ha sempre unito la difesa dell’individuo con una sorta di anarco-comunismo kropotkiano.

La Goldman non era l’unica anarchica a coniugare le idee di Nietzsche con quelle di Kropotkin. I documenti di Alan Antliff indicano come la critica d’arte indiana e anti-imperialista Ananda Coomaraswamy combinasse l’individualismo di Nietzsche e il suo senso di rinnovamento spirituale con l’economia di Kropotkin e il pensiero idealista religioso asiatico. Questa combinazione è stata offerta come base per l’opposizione alla colonizzazione britannica e all’industrializzazione.

Kropotkin stesso, tuttavia, non era un grande appassionato di Nietzsche. Pubblicò poche menzioni su di lui, in quanto non vedeva con congruenza il suo punto di vista (stessa cosa anche per quello di Stirner). Ma Kropotkin morì prima di finire il suo ultimo capitolo sull’Etica, in cui avrebbe dovuto trattare il pensiero di Stirner, Nietzsche, Tolstoj e tanti altri.

Gli anarchici spagnoli e altri politici che gravitavano attorno alla repubblica erano ispirati al pensiero nicciano. Murray Bookchin, in Gli anarchici spagnoli, descrive il prominente membto della CNT-FAI Salvador Seguí come “un ammiratore dell’individualismo nietzscheano, del superuomo a cui “tutto è permesso”.” Bookchin, nella sua Introduzione al libro di Sam Dolgoff, “The Anarchist Collective Workers’Self-management in the Spanish Revolution 1936-1939” (1) del 1973, descrive la ricostruzione della società da parte dei lavoratori come un progetto nicciano

Un altro membro della CNT-FAI influenzato dal pensiero di Nietzsche era Federica Montseny, editore de La Revista Blanca, e che in seguito avrebbe raggiunto l’infamia insieme ad altri quattro anarchici che avevano accettato posizioni di gabinetto del governo spagnolo del Fronte Popolare. Nietzsche e Stirner -così come il drammaturgo Ibsen e l’anarchico-geografo Elisee Reclus- erano i suoi scrittori preferiti, secondo il libro di Richard Kern “Red Years / Black Years: A Political History of Spanish Anarchism, 1911–1937. Kern dice che ella aveva dichiarato che “l’emancipazione delle donne porterebbe ad una realizzazione più rapida della rivoluzione sociale” e che “la rivoluzione contro il sessismo sarebbe dovuto venire da donne intellettuali e militanti”. Secondo questo concetto nicciano di Federica Monteseny, le donne potevano realizzare questa emancipazione attraverso l’arte e la letteratura in modo da rivedere i propri ruoli. ”

Rudolf Rocker era un altro anarchico ammiratore di Nietzsche. Rocker, anarchico di origine tedesca, si era trasferito in Inghilterra nel 1895 ed era diventato un noto sindacalista tra i lavoratori ebrei di lingua yiddish lì. Fu un sostenitore dell’anarco-sindacalismo, e nel 1922 contribuì a formare la AIT (Associazione Internazionale dei lavoratori), l’organismo di coordinamento dei sindacati degli anarco-sindacalisti. Rocker invoca ripetutamente Nietzsche nel libro “Nazionalismo e Cultura”: l’anarchico tedesco lo cita per portare a sostegno le sue affermazioni che il nazionalismo e il potere dello Stato hanno una influenza distruttiva sulla cultura, dal momento che “la cultura è sempre creativa”, ma “il potere non è mai creativo.” Rocker finisce anche il suo libro con una citazione di Nietzsche.

Infine, l’influenza di Nietzsche sull’ambiente Situazionista. I situazionisti sono spesso scambiati per gli anarchici, ma erano in realtà una combinazione di varie avanguardie (tra cui Dada, il Surrealismo e il Lettrismo) con l’influenza hegeliana “occidentale” del marxismo di Georg Lukács, Henri Lefebvre e altri. (Vedere la tesi 91-94 de La Società dello Spettacolo di Guy Debord sull’anarchismo). Secondo Jonathan Purkis, John Moore ha affermato che l’influenza situazionista segna “una seconda ondata del pensiero anarchico”, il primo importante cambiamento teorico dall’anarchismo “classico”.

Uno dei cambiamenti più importanti in questo è stato un interruttore ontologico: mentre Marx aveva visto la natura umana come essere essenzialmente definita dal lavoro (egli pone questo esplicitamente nei suoi manoscritti del 1844), i situazionisti vedevano l’umanità come essenzialmente estetica e creativa. Essi, come Nietzsche, hanno preso l’artista, e non il lavoratore, come modello per il nuovo soggetto rivoluzionario. Coloro che hanno seguito la tradizione Situazionista, come Hakim Bey, vedevano una “parentela” con Nietzsche su questa base. E Fredy Perlman avrebbe apprezzato il consiglio del filosofo autore di “Così parlò Zarathustra” nell’evitare tutte le “persone senza condizioni” e che “guardano con amarezza la vita”, perchè “hanno i piedi pesanti e i cuori pesanti: essi non sanno come ballare.”

Uno, a quanto pare, non ha bisogno di coniugare Nietzsche e l’anarchismo: si sono già uniti, e abbiamo già ereditato il frutto della loro unione.

La cartella contiene:
– Tutte le opere di Nietzsche edite da Adelphi
– La mia vita. Scritti autobiografici 1856-1869
– Lettere a Ewin Rohde
– (a cura di) Pietro Ciaravolo, Nietzsche-Stirner
– Georges Bataille, Su Nietzsche
– Gilles Deleuze, Nietzsche
– Irvin D. Yalom, Le lacrime di Nietzsche
– John Moore e Spencer Sunshine, Non sono un uomo, sono dinamite! Friedrich Nietzsche e la tradizione anarchica

TUTTE LE OPERE


Serge Quadruppani – LA POLITICA DELLA PAURA

Posted: Ottobre 15th, 2016 | Author: | Filed under: bio, comunismo, crisi sistemica, General, Révolution | Commenti disabilitati su Serge Quadruppani – LA POLITICA DELLA PAURA

LA POLITICA DELLA PAURA


ALTERITA’ NON UMANE

Posted: Settembre 19th, 2016 | Author: | Filed under: General | Commenti disabilitati su ALTERITA’ NON UMANE

Roberto Marchesini

1) L’argomento principe della discussione postumanista riguarda senza dubbio il termine “alterità non umana”, potremmo persino dire che in esso tale filosofia cerca una sua coordinata di riferimento e lo fa allargando il profilo del concetto più generale di alterità. La parola “alterità”, gravitante intorno al significato di prossimo relazionale (individuo o altra cultura), è riconosciuta nel doppio valore denotativo di: 1) entità altra, ossia separata, estranea, straniera, divergente, termine di confronto, sfondo da cui emergere; 2) referente, ovvero capace di azione referenziale, vale a dire polarità dialogica in grado di fornire un contributo-orientamento nell’espressione e nella costruzione identitaria. Qui si nasconde il doppio contributo identitario dell’alterità: a) in quanto entità altra essa consente la riflessione, vale a dire un’autoricognizione in grado di definire il profilo identitario; b) in quanto portatrice di referenze, vale a dire di contributi esterni di orientamento e sostegno allo sviluppo, essa consente all’identità un percorso evolutivo. L’alterità pertanto è al tempo stesso esterna e interna all’identità, quindi è parimenti dialettica e integrata: questo è sicuramente il punto di svolta tra un approccio umanistico all’identità umana, epurativo delle alterità non-umane, e un approccio postumanistico, integrativo delle stesse.

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Vita, lavoro, linguaggio. Biopolitica e biocapitalismo

Posted: Novembre 1st, 2015 | Author: | Filed under: au-delà, bio, comune, comunismo, epistemes & società, Foucault, General, post-filosofia, postoperaismo | Commenti disabilitati su Vita, lavoro, linguaggio. Biopolitica e biocapitalismo

di SANDRO CHIGNOLA

Alzamora

1. Non mi è semplice intervenire sul tema che mi è stato proposto. Non mi è facile per almeno due motivi. Il primo concerne la mia riluttanza a tornare su quello che, in ambito filosofico politico almeno, viene sedimentandosi come il «canone» filosofico della biopolitica. Foucault, Benjamin, Arendt e poi l’uso che di essi è stato fatto da Agamben, Negri-Hardt o Esposito. Il secondo per la difficoltà che ho, una difficoltà probabilmente solo mia, a impostare un intervento sui saperi e sui poteri della biopolitica che si sforzi di passare per così dire all’esterno dell’ordine del discorso su cui si impegna questa parte, una parte che è in fondo anche la mia, della filosofia politica contemporanea. Non entrerò pertanto nel merito della questione di come è venuta evolvendosi questa discussione, né mi addentrerò nei problemi di filologia sollevati dall’uso che è stato fatto delle categorie foucaultiane da parte di autori che vi si sono riferiti con modalità molto differenti e, almeno in alcuni casi, sottoponendole consapevolmente ad una torsione. Ciò che mi propongo di fare in questa occasione è qualcosa di diverso, ed in particolare di cartografare processi dentro i quali saperi e poteri agiscono gli uni sugli altri in un processo di co-produzione circolare surdterminato dall’assiomatica del capitale e da alcune delle sue forme contemporanee di accumulazione. Mi scuso in anticipo se sarò piuttisto sommario e se, proprio per questo, rinvierò troppo spesso e in modo davvero poco elegante a miei altri lavori.

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Attualità di Lacan

Posted: Agosto 30th, 2014 | Author: | Filed under: anthropos, bio, Deleuze, epistemes & società, Foucault, General, lacanism, psichè | Commenti disabilitati su Attualità di Lacan

di Federico Chicchi

lacan5

Ogni lettore che si rispetti lo sa bene: ci sono libri che si limitano ad aggiungere semplici didascalie e libri che producono concatenamenti, aprendo nuovi e imprevedibili orizzonti di ricerca. Questo secondo è certamente il caso di Attualità di Lacan (a cura di Alex Pagliardini e Rocco Ronchi per Textus edizioni, 2014), un libro imperdibile per chi non sia allergico a quella fondamentale passione dell’essere che lo psicoanalista francese definiva ignoranza.

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Mise au point

Posted: Giugno 26th, 2014 | Author: | Filed under: General | Commenti disabilitati su Mise au point

FUCK!

Mise au point


Osservatorio Cina

Posted: Marzo 1st, 2014 | Author: | Filed under: General, Global, Impero di Mezzo | Commenti disabilitati su Osservatorio Cina

Questo ebook è frutto della collaborazione tra la sinologa Angela Pascucci e la redazione di Globalproject ed è la raccolta ragionata di una serie di articoli attorno all’impetuoso ergersi della Cina, quale nuova potenza egemone nell’area del Pacifico, che sono già stati presentati sulle nostre pagine.

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SCARICA L’E-BOOK Osservatorio Cina sfogliabile con ogni device.

La raccolta organica degli articoli ha il pregio di offrire una chiave di lettura, un filo interpretativo degli eventi che si sono dipanati lungo questo anno che la Cina, col suo protagonismo, ha segnato in modo inequivocabile. Si parte dagli scenari post-congresso del Partito Comunista Cinese per arrivare fino al Terzo Plenum per capire le mosse interne all’apparato di potere. I contributi proposti aprono degli squarci per approfondire le contraddizioni sociali dalla questione ambientale all’accesso alla rete, le migrazioni interne e le condizioni lavorative. Senza dimenticare gli scenari dell’area e internazionali in cui la Cina gioca un ruolo sempre più importante e la “relazione pericolosa” con gli Usa. Ringraziamo la disponibilità di Angela e il prezioso lavoro di Riccardo. Angela Pascucci ha editato recentemente “Potere e società in Cina”

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Stagnazione secolare

Posted: Dicembre 24th, 2013 | Author: | Filed under: BCE, crisi sistemica, epistemes & società, General | Commenti disabilitati su Stagnazione secolare

di Christian Marazzi

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Secondo alcuni istituti di ricerca, l’anno prossimo l’economia svizzera dovrebbe cavarsela abbastanza bene, certamente se si guarda alle prospettive poco rosee dei paesi dell’eurozona.

Aumento delle espostazioni, grazie al nostro rapporto privilegiato con l’economia tedesca fortemente orientata alla crescita delle esportazioni; aumento, secondo alcuni istituti, addirittura della massa salariale, anche se in questo caso non si specifica a che livello della scala dei redditi.

Tanto meglio, vien da dire, se il nostro PIL è destinato a crescere attorno al 2%, anche se va detto che la crescita in sé non è garanzia di maggiore equità distributiva. Da anni i frutti della crescita non sgocciolano verso il basso, tanto che le disuguaglianze sono aumentate fortemente da noi come ovunque. E questo è “il” problema, certamente sociale, ma anche economico.

Non a caso alcuni economisti che guardano con disincanto al futuro delle economie occidentali parlano di “stagnazione secolare”, un periodo, che rischia di essere lungo, di domanda cronicamente debole e di crescita anemica, nella migliore delle ipotesi. Il rischio deflazione incombe sul mondo, in particolare in Europa, e se non sarà la grande depressione degli anni Trenta è solo grazie alla presenza della rete della sicurezza sociale, che comunque non pochi politici persistono nel voler ridurre. Ma, avvertono i più, il margine sostenibile di intervento dei governi è molto più risicato per il peso elevato della spesa pubblica. Tutto questo dopo cinque anni dall’esplosione della crisi durante i quali gli interventi delle autorità monetarie sono stati davvero straordinari, rivelandosi però più un sostegno ai mercati finanziari che non all’economia reale.

E quindi, che fare? Le ipotesi sono più o meno queste.Una ulteriore riduzione dei tassi reali d’interesse, nella speranza di rilanciare l’inflazione. Benché politicamente accettabile, non sembra proprio che i prezzi possano invertire la tendenza al ribasso con ulteriori iniezioni di liquidità.

L’altra ipotesi è quella di uscire dalla “bonus culture”, la cultura delle alte remunerazioni dei manager che da due decenni ormai ha visto le grandi imprese privilegiare i prezzi dei titoli azionari rispetto agli investimenti produttivi. Su questo fronte è più probabile assistere ad una riduzione degli stipendi del personale a fronte di un aumento dei dividendi distribuiti agli azionisti, sia per fidelizzarli che per attrarne di nuovi, soprattutto nel settore bancario, confrontato con i bisogni di ricapitalizzazione.

La terza ipotesi, quella che sembra la più ragionevole, è di sfruttare l’eccedenza di risparmio in circolazione per finanziare l’aumento degli investimenti pubblici, con particolare attenzione all’economia ecologicamente sostenibile. E’ quanto auspica ad esempio l’OCSE nel suo Rapporto annuale sull’allocazione dei fondi pensione.

Mediamente, solo lo 0,9% dei fondi pensione analizzati su scala europea è investito in infrastrutture pubbliche, il che è assurdo, dato che i rendimenti dei fondi e delle infrastrutture dovrebbero convergere nel medio-lungo periodo, e questo nell’interesse della collettività.

Certo è che se non si affronta con determinazione il rischio della “stagnazione secolare”, tentando nuove vie e senza paura di commettere possibili errori, nessun ottimismo di fine anno riuscirà a tranquillizzarci.