Posted: Agosto 2nd, 2013 | Author: agaragar | Filed under: anthropos, bio, epistemes & società | 1 Comment »
di Roberto Marchesini
A partire dalla seconda metà del ’900 con l’avvento e la consacrazione della rivoluzione tecnoscientifica, l’identità umana non appare più come una fortezza monolitica ma emerge come il prodotto ibrido di continui processi rizomatici di scambio e di contaminazione con l’alterità.
Nella prospettiva post umanista l’atto culturale e tecnopoietico non e’ esonerativo di una carenza ne’ potenziativo di predicati inerenti bensì rappresenta un’ibridazione in grado di far emergere nuovi predicati e di iscrivere nell’uomo il bisogno dell’alterita. Il postumanismo pertanto si viene a delineare come una rivisitazione critica della tradizione umanistica classica nelle seguenti proposte: (1) l’uomo non rappresenta più un’entità autosufficiente e autarchica, ma si costruisce nella dialettica con l’alterità; (2) non vi è nessuna carenzialità ab origine nella natura umana ma questa viene esperita ex post nell’incontro con il referente non umano; (3) l’alterità assume così il ruolo di “epifania di cultura” capace di decentrare il nostro antropocentrismo costitutivo; (4) infine la filosofia postumanista chiede di guardare all’atto conoscitivo come coniugativo e non disgiuntivo.
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Posted: Giugno 30th, 2013 | Author: agaragar | Filed under: anthropos, bio, epistemes & società, psichè, Révolution, vita quotidiana | 51 Comments »
di Michel Foucault
(cfr. l’introduzione di Gianvito Brindisi)
Ho cercato di mostrare l’ascesa di un sistema coercitivo eterogeneo, nella sua natura e nel suo funzionamento, rispetto al sistema penale del XVIII secolo, e che si vede all’opera nelle società di moralizzazione e nel gioco delle lettres de cachet1. Questo sistema coercitivo2, che si è spostato a poco a poco nei suoi punti di applicazione e nei suoi strumenti, e che alla fine del XVIII secolo è stato preso in carico dall’apparato di stato, […] si è innestato nel sistema penale così da trasformarlo, per la prima volta, in un sistema penitenziario. Insomma, abbiamo a che fare con un qualcosa che definisco società punitiva, vale a dire con una società nella quale l’apparato di stato giudiziario viene sempre più ad assumere funzioni correttive e penitenziarie […].
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Posted: Giugno 17th, 2013 | Author: agaragar | Filed under: 99%, bio, comune, comunismo, postcapitalismo cognitivo, postoperaismo, Révolution | Commenti disabilitati su Foucault: Quella potenza umana ridotta a merce
di Sandro Mezzadra
SAGGI «Il soggetto produttivo. Da Foucault a Marx» di Pierre Macherey, per la casa editrice ombre corte
Per organizzare il lavoro si producono «norme», che regolano comportamenti, ma anche limiti e resistenze
«Marx per me non esiste», dichiarò Michel Foucault in un dialogo del 1976 con la redazione della rivista Hérodote. E aggiungeva: «voglio dire questa specie d’entità che s’è costruita attorno a un nome proprio, e che si riferisce ora a un certo individuo, ora alla totalità di quel che ha scritto, ora a un immenso processo storico che deriva da lui». C’è qui una chiave per intendere il rapporto intrattenuto da Foucault con Marx, tema che continua a essere al centro di molti studi e dibattiti (si veda ad esempio il bel libro curato da Rudy Leonelli, Foucault-Marx. Paralleli e paradossi, Bulzoni, 2010): la radicale distanza di Foucault dal marxismo, inteso come compatto edificio dogmatico, si accompagnava in lui alla diffidenza nei confronti di ogni tentativo di «accademicizzare» Marx, di ridurlo a un «autore» come un altro. Quest’ultima è un’operazione certo legittima, continuava Foucault nell’intervista del 1976, ma equivale a «misconoscere la rottura che lo stesso Marx ha prodotto». Quella rottura nel cui solco Foucault ha continuato per molti versi a pensare – non senza produrre ulteriori rotture, che lo hanno spesso condotto lontano da Marx.
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Posted: Maggio 25th, 2013 | Author: agaragar | Filed under: anthropos, bio, epistemes & società, postoperaismo, vita quotidiana | Commenti disabilitati su Foucault, Biopolitics, and Governmentality – e-book
Foucault, Biopolitics, and Governmentality, an open-access e-book edited by Sven-Olov Wallenstein and Jakob Nilsson, with essays by Thomas Lemke, Johanna Oksala, Catherine Mills, Julian Reid, Lukasz Stanek, Helena Mattsson, Warren Neidich, Cecilia Sjoholm, Maurizio Lazzarato, and Adenna Mey.
Foucault’s work on biopolitics and governmentality has inspired a wide variety of responses, ranging from philosophy and political science to history, legal studies, and urban planning. Drawing on historical sources from antiquity to twentieth century liberalism.
Foucault presented us with analyses of freedom, individuality, and power that cut right to the heart of these matters in the present.
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Posted: Maggio 8th, 2013 | Author: agaragar | Filed under: anthropos, bio, donnewomenfemmes, postgender, Révolution | Commenti disabilitati su Carla Lonzi: critica d’arte e femminista. Note introduttive
di GIOVANNA ZAPPERI
Relazione introduttiva alla giornata di studi Carla Lonzi : critique d’art et féministe / Art Critic and Feminist, organizzata dal gruppo di ricerca Travelling Féministe/Travelling Feminism alla Maison Rouge di Parigi [http://travellingfeministe.org/blog/], con interventi di Lucia Aspesi, Sabeth Buchmann, Chiara Fumai, Elisabeth Lebovici, Griselda Pollock, Dora Stiefelmeier, Franceso Ventrella e Giovanna Zapperi.
Carla Lonzi, figura emblematica del femminismo italiano degli anni settanta, è stata anche un’importante critica d’arte nell’Italia degli anni sessanta. Autoritratto, pubblicato nel 1969 e ora tradotto per la prima volta in francese,[i] è un libro-montaggio nel quale Lonzi smantella la critica d’arte et inventa una scrittura basata sulla soggettività, sullo scambio e sulla non-linearità. Questa giornata di studio prende le mosse dalla traiettoria discordante di Carla Lonzi, che abbandona l’arte per il femminismo, per interrogare i rapporti tra pratica artistica e femminismo a partire da una prospettiva minoritaria e poco conosciuta fuori dall’Italia. L’interesse per Carla Lonzi è stato fino ad ora essenzialmente limitato al contesto italiano e ci sembra sia venuto il momento di fare dialogare i suoi scritti con un insieme di teorie e di pratiche femministe transnazionali. Si tratterà infatti di rileggere l’esperienza di Carla Lonzi attraverso una serie di questioni che riguardano sia la storia del femminismo che quella dell’arte intesa come ambito sessuato. A partire da una lettura femminista di Autoritratto, cercheremo di situare Lonzi in un contesto storico ed epistemologico che permetta di pensare le potenzialità dei suoi scritti per una revisione femminista della storia dell’arte e la loro attualità per un femminismo a venire.
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Posted: Marzo 28th, 2013 | Author: agaragar | Filed under: au-delà, bio, epistemes & società, postcapitalismo cognitivo, Révolution | 1 Comment »
di MATTEO PASQUINELLI
La vita fende la materia, elabora e contrae la materia, dando vita alle virtualità contenute nel materiale in direzioni sconosciute. La vita emerge come divenire-concetto, divenire-pensiero o, nel caso della coscienza, come divenire-cervello. — Elisabeth Grosz[1]
Il dibattito filosofico-politico degli ultimi anni, almeno alle latitudini del pensiero francese e italiano, è stato caratterizzato da una oscillazione concettuale che ha focalizzato di volta in volta il lavoro immateriale o il lavoro affettivo, l’economia della conoscenza o l’economia del desiderio, il cognitivo o il biopolitico. Nessuna agenda di ricerca o politica è stata immune a questa oscillazione, talvolta recitando in modo polemico un polo contro l’altro. Dopo un periodo al lavoro sull’economia della conoscenza, per esempio, una maggiore attenzione veniva data al lavoro affettivo (tornando a riscoprire quello che il femminismo aveva già tentato di politicizzare negli anni ’70), mentre le biotecnologie occupavano il palco centrale del dibattito sulle nuove forme di potere. Spesso è capitato di sentire lamentele contro un paradigma cognitivo che si dimenticava della materialità biologica e genetica del corpo, della sua libido, dei suoi affetti, ecc. Da alcuni come Lazzarato la noopolitica fu allora proposta come estensione dello spazio del biopotere per arrivare a coprire anche le nuove forme dell’immaginario collettivo e delle tecnologie della conoscenza.[2] Ma solo recentemente si è cominciato propriamente a capire l’importanza delle neuroscienze nelle ricerche dell’operaismo e del post-strutturalismo.[3]
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Posted: Febbraio 2nd, 2013 | Author: agaragar | Filed under: 99%, bio, comune, crisi sistemica, Révolution | 8 Comments »
di COLLETTIVO UNINOMADE
1. L’approssimarsi delle elezioni, lungi dal mobilitare le nostre passioni, impone una riflessione da situare nella fragilità degli “inneschi” soggettivi che potrebbero fare della crisi un campo di pratiche contro-costituenti. Se la scena è occupata dai populismi che si contendono la rappresentanza di un paese declassato nella competizione capitalistica internazionale, occorre infatti assumere come dato di partenza la non sufficienza, nello spazio aperto dalla crisi globale, delle pratiche di resistenza e di affermazione degli impoveriti e dei poveri.
Da tempo ci chiediamo per quali ragioni in Italia non vi siano state piazze Tahrir, Puerta del Sol, Syntagma o Zuccotti Park. Le fiammate che pure si levano non hanno trovato ad oggi uno spazio “compositivo” e di generalizzazione. L’11 per cento di disoccupati (secondo i criteri ufficiali dell’ILO, in realtà sopra il 20 per cento considerando gli inattivi disponibili a lavorare) e il 37 per cento tra gli under 25, il 28 per cento di persone a rischio povertà, lo smottamento dei redditi al livello del 1986, in sé non producono ricomposizione. E la riflessione sulla crisi non può omettere di assumere la tenuta, in Italia, delle pur esauste istituzioni societarie – a partire dalla famiglia, le agenzie locali del welfare, le associazioni, ecc. – nell’arginare i disastri prodotti dai mercati. Ciò che fa da argine, tuttavia, è anche struttura corruttiva del comune, disorientamento dei percorsi di soggettivazione, forza disciplinante.
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Posted: Gennaio 31st, 2013 | Author: agaragar | Filed under: anthropos, arts, au-delà, bio | Commenti disabilitati su Antonio Caronia
Contemplare o partecipare, comunque fingere
di Antonio Caronia
[Pubblicato in: Filosofie di Avatar. Immaginari, soggettività, biopolitiche, a cura di A.C. e Antonio Tursi,Mimesis, Milano 2010.]
Come sempre, più di quello che che si vede, in Avatar (il film) è importante ciò che non si vede.Ciò di cui il film si è nutrito per nascere, e ciò di cui si nutre dopo che è nato per crescere esvilupparsi nell’immaginario.I siti internet, per esempio. Il sito ufficiale del film (http://james-camerons-avatar.wikia.com/wiki/Pandora), e la Pandorapedia (www.pandorapedia.com), che è il sito dedicato alla storia, la geologia e la biologia del pianeta, alla cultura dei Na’vi, e alla storia della RDA, gli invasori terrestri. Sul primo nucleo del manuale di 350 pagine preparato dagli esperti riuniti da Cameron durante la preparazione del film, il sito sta rapidamente aggregando una community, sul modello di Wikipedia, per estendere e raffinare le nostre conoscenze su un mondo che non esiste. La fonetica Na’vi, per esempio, è già sufficientemente nota, ma sulla sintassi di quel linguaggio c’è ancora molto lavoro da fare. Niente di nuovo, certo. Da quando c’è internet, buona parte dell’attività “di culto” legata ai film si svolge lì. E tutto il mondo dei videogiochi, dei MMO e dei MMORPG funziona su una logica di questo tipo.
Costruire un mondo di finzione come se fosse reale. Il modello a cui tutto ciò si ispira è naturalmente il lavoro maniacale e futilmente sublime che oltresettant’anni fa fece John Ronald Reuel Tolkien per dare consistenza ontologica e spessore storico alla sua Middle Earth, la Terra di mezzo.
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Posted: Gennaio 19th, 2013 | Author: agaragar | Filed under: anthropos, bio, post-filosofia | Commenti disabilitati su Axel Honneth
di Emmanuel Renault
Il filosofo Axel Honneth ha da sempre sottolineato la sfida morale fra le motivazioni e giustificazioni dell’azione rivoluzionaria. Esistono molte altre letture, fino all’idea degli individui «maschere economiche» che giocano ruoli teatrali. Oggi a Roma un incontro.
La riflessione honnethiana sulle motivazioni dei conflitti sociali ha condotto ad affrontare la questione del riconoscimento in Marx in una prospettiva diversa da quella dell’opposizione habermasiana tra lavoro e interazione, contribuendo ad aprire nuovi dibattiti. In Lotta per il riconoscimento, Honneth ha proposto di distinguere, tra le motivazioni dei conflitti, delle motivazioni utilitaristiche da altre che rinviano al riconoscimento, e ha sostenuto che il giovane Marx ha tentato «di interpretare i conflitti sociali della sua epoca come una lotta morale che i lavoratori oppressi conducono per ristabilire le condizioni sociali di un pieno riconoscimento». Tra i marxisti, però, sono pochissimi a pensare che la questione del riconoscimento potrebbe chiarire l’immagine che Marx si faceva delle lotte del proletariato, o il modo in cui bisogna comprendere le lotte popolari attuali.
In questo dibattito, nel quale si intrecciano molteplici questioni, la problematica honnethiana ha consentito di prestare attenzione al fatto che i sentimenti di vergogna, disprezzo e umiliazione giocano un ruolo importante in Marx, che li riconduce alla loro origine sociale e li presenta nella loro dimensione di protesta. Nella Questione ebraica, si sostiene che la società dominata dal denaro fa del «disprezzo dell’uomo un fine in sé». Le Note su James Mill sottolineano che nella società alienata il lavoratore non soffre soltanto di povertà, ma anche di umiliazione: «chi non ha nessun credito non è giudicato semplicemente come un povero, ma anche, moralmente, come qualcuno che non merita fiducia né riconoscimento, come un paria, un uomo malvagio; oltre alle privazioni, il povero subisce l’umiliazione di abbassarsi a mendicare il credito del ricco».
[relazione]
Il testo presentato qui è a firma del giovane direttore di «Actuel Marx», la rivista francese che da tempo lavora a una riflessione spregiuticata e tuttavia rigorosa non tanto sull’opera marxiana, bensì sulla sua ricezione. In «Acutel Marx» hanno scritto e scrivono Jacques Bidet, Etienne Balibar e Michael Löwy. In anni passati si è contraddistinta nell’analisi critica del cosiddetto «marxismo analitico» di provenienza anglosassone e della filosofia di Axel Honneth sulla «teoria del riconoscimento», rappresentando una delle riviste più attente alla «renaissance» marxiana. Oggi a Roma, presso il Dipartimento di filosofia dell’Universitò La Sapienza di Roma (Villa Mirafiori, Via Carlo Fea 2, aula XII) ci sarà un seminario su «Dinamiche del riconoscimento». L’incontro, che inizierà alle ore 15, prevede una relazione introduttiva di Stefano Petrucciani a cui seguiranno gli interventi di Dephine Kolesnik, Francesco Toto, Pierre Girard e Roberto Finelli. Sabato, invece, i lavori prevedono le relazioni di Emmanuel Renault, Lucio Cortella e Eleonora Piromalli.
Posted: Gennaio 13th, 2013 | Author: agaragar | Filed under: 99%, bio, comune, crisi sistemica, Marx oltre Marx, postcapitalismo cognitivo, Révolution | Commenti disabilitati su Resistenza nel comune 1-2
1) Pratiche di resistenza ai radicali della flessibiltà
di Paolo B. Vernaglione
27 saggi in oltre 500 pagine in Creative Commons, più, in appendice, un “oggetto socioartistico” del collettivo presque ruines con lo sguardo di Guattari su Kafka, che vale almeno il doppio del prezzo dei due volumi cartacei, pubblicati dalla casa editrice i libri di Emil (www.ilibridiemil.it). Si tratta di Mappe della Precarietà, a cura di Annalisa Murgia ed Emiliana Armano, ed è il primo lavoro di conricerca sitematico sulla precarietà in Italia, già solo per questo meritevole di esser letto e diffuso. E’ infatti una vera e propria impresa editoriale che attacca su tutti i piani e a tutti i livelli il regime del lavoro precario che il postfordismo consegna come lascito terrificante e ammaliante alla nostra modernità in crisi. Con un’attività davvero imponente di autoinchiesta dal 2010, a cui hanno risposto 60 tra ricercatori, dottorandi, collettivi di artisti, i due volumi costituiscono lo studio più accurato e insieme effervescente del mercato del lavoro degli anni Duemila. La scansione temporale del testo va considerata: tra gli sguardi teorici sulla “prima” precarietà degli anni Novanta, da quelli di Castell, Bourdieu, Beck, a Bologna e Fumagalli, ai recenti testi di Florida, Standing, Ross, milioni di vite sono state stritolate dalla macchina di governo che il capitalismo cognitivo e relazionale ha disposto. Ma, a differenza dei due scorsi decenni, in cui, come in molti dei saggi è scritto, le “politiche del lavoro” erano conseguenze delle lotte per l’estensione dello stato sociale, negli anni della crisi finanziaria le “riforme” della formazione e del lavoro invece di costituire un orizzonte di sicurezze nello scenario devastante dell’instabilità, si sono servite dei residui di governo pubblico dell’economia per approntare micidiali meccanismi di esclusione e marginalità.
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2) La libertà, nella rivolta del comune
di Paolo B. Vernaglione e Flavio Canuzzi
S. è uno studente-occupante che ha attraversato l’Onda del 2008, il conflitto sociale culminato nel 15 ottobre 2011 e le giornate della protesta studentesca e precaria del 14 novembre e del 6 dicembre del 2012. Scadenze in cui è cresciuto un movimento che dalla proposta di sciopero precario si è via via organizzato in pratiche di riappropriazione di tempi e spazi dell’abitare, della cultura e della socialità. Nei conflitti di lunga durata per un futuro sottratto al mercato si riconosce una forza di liberazione che confligge con le forze della repressione che la crisi ha innescato. Con S. abbiamo conversato, per farci raccontare quale nuova idea di libertà nasce dalla riappropriazione del comune.
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