Judith Butler

Posted: Agosto 29th, 2013 | Author: | Filed under: anthropos, au-delà, bio, donnewomenfemmes, postgender, Révolution | Commenti disabilitati su Judith Butler

Quella che segue è la prima parte di una lunga intervista realizzata da Ursula del Aguila per la rivista francese Têtu . La traduzione, a quattro mani, proviene dall’originale in francese, che si trova qui, e da una versione in spagnolo, che si può leggere qui. Grazie ad Anna del Laboratorio Le Antigoni per la traduzione dal francese.

butler1

Il nuovo soggetto della rivoluzione (parte prima)

Il femminismo si è trovato in un vicolo cieco. È il parere di Judith Butler, importante filosofa all’origine delle teorie queer, ma è anche quello di Beatriz Preciado, che comincia il suo Testo Junkie chiedendosi: «che genere di femminista sono io oggi, una femminista dipendente dal testosterone, o un transgender dipendente dal femminismo?». Non serve a niente addentrarsi ulteriormente nella denuncia perpetua delle ineguaglianze di cui le donne sono vittime, bisogna piuttosto analizzare la sostanza stessa dell’identità «donna» che le imprigiona. Anche la Butler si interessa, dagli inizi degli anni novanta, alla realtà del genere, sempre disturbata (si pensi al suo famoso Gender Trouble), ma attraverso la lente dell’omosessualità.

[–>]


la vita psichica del potere

Posted: Agosto 27th, 2013 | Author: | Filed under: anthropos, au-delà, bio, donnewomenfemmes, epistemes & società, post-filosofia, psichè, Révolution | 20 Comments »

di Judith Butler

butoh3

[Esce in questi giorni la nuova traduzione italiana di The Psychic Life of Power : Theories in Subjection di Judith Butler (La vita psichica del potere. Teorie del soggetto, a cura di Federico Zappino, Mimesis 2013). Ne presentiamo un estratto. «Ognuno di noi – si legge nel risvolto di copertina dell’edizione italiana – contribuisce attivamente a creare i meccanismi di quel potere che poi subisce. […] Butler ricostruisce scrupolosamente il modo in cui ogni soggetto è sempre compromesso con il potere che lo assoggetta. Questo circolo virtuoso di collaborazione, spesso inconsapevole, si crea nella contiguità e nella mutua reciprocità tra universo psichico individuale e universo della cultura condivisa. Universi che creano una dimensione comune, senza soluzione di continuità. Lungi dall’esprimere giudizi morali su questo meccanismo – autentico tratto distintivo del nostro tempo –, tra le pieghe dell’analisi di Butler l’unica forma di emancipazione possibile si può ravvisare nel momento in cui la connessione tra mondo interno psichico e mondo esterno sociale viene individuata, esplicitata e messa a tema in modo critico dal soggetto che la produce»].

[–>]


Antropodecentramento e ibridazioni

Posted: Agosto 2nd, 2013 | Author: | Filed under: anthropos, bio, epistemes & società | 1 Comment »

di Roberto Marchesini

posthuman

A partire dalla seconda metà del ’900 con l’avvento e la consacrazione della rivoluzione tecnoscientifica, l’identità umana non appare più come una fortezza monolitica ma emerge come il prodotto ibrido di continui processi rizomatici di scambio e di contaminazione con l’alterità.

Nella prospettiva post umanista l’atto culturale e tecnopoietico non e’ esonerativo di una carenza ne’ potenziativo di predicati inerenti bensì rappresenta un’ibridazione in grado di far emergere nuovi predicati e di iscrivere nell’uomo il bisogno dell’alterita. Il postumanismo pertanto si viene a delineare come una rivisitazione critica della tradizione umanistica classica nelle seguenti proposte: (1) l’uomo non rappresenta più un’entità autosufficiente e autarchica, ma si costruisce nella dialettica con l’alterità; (2) non vi è nessuna carenzialità ab origine nella natura umana ma questa viene esperita ex post nell’incontro con il referente non umano; (3) l’alterità assume così il ruolo di “epifania di cultura” capace di decentrare il nostro antropocentrismo costitutivo; (4) infine la filosofia postumanista chiede di guardare all’atto conoscitivo come coniugativo e non disgiuntivo.

[–>]


First contact. Nota breve su Jared Diamond

Posted: Luglio 28th, 2013 | Author: | Filed under: anthropos, au-delà, Earth, epistemes & società | Commenti disabilitati su First contact. Nota breve su Jared Diamond

di Marco Dotti

selvaggi

Quando Michael Leahy arrangiò il grammofono su una stuoia, il «primo contatto» era già avvenuto, ma gli indigeni continuavano a fissare lui e gli altri membri della spedizione con un misto di stupore tragico e sospettosa attenzione. Un’allegra musichetta in voga in quegli anni, Looking on the Bright Side of Life, saturò l’aria già densa di umidità e catturò gli abitanti che si erano radunati attorno a quell’ispettore minerario improvvisatosi antropologo. Lo stupore di Leahy fu però grande, quando non li vide danzare come lui e il suo immaginario si sarebbero aspettati. Li fotografò, attese ancora, la musica continuava, ma niente: i “selvaggi” se ne stavano immobili. Solo dopo molte note iniziarono le danze, ma con cadenze quasi forzate e con quegli sguardi straniti che proprio le fotografie e i filmati girati da Leahy ci hanno consegnato. È celebre, su tutte, l’immagine scattata da Leahy di un guineano che piange, in preda al panico e al terrore, durante il «first contact» con l’uomo bianco.

[–>]


Dimenticare Las Vegas?

Posted: Luglio 27th, 2013 | Author: | Filed under: anthropos, arts, au-delà, epistemes & società, kunst, vita quotidiana | Commenti disabilitati su Dimenticare Las Vegas?

di Andrea Bonavoglia
feng shui

Alba del postmodern

Nel 1972 Robert Venturi, architetto e docente americano di notorietà internazionale, pubblica insieme alla moglie Denise Scott Brown e al collega Steven Izenour un libro dal titolo sorprendente, “Learning from Las Vegas”. Nel 1974 il gruppo SITE progetta la facciata indeterminata, o meglio apparentemente crollata, dei magazzini BEST di Houston, primi di una celebre serie. Nel 1978 Charles Moore completa il progetto di Piazza d’Italia nel centro di New Orleans, da molti considerata il paradigma del nuovo stile. Nel 1980 la “Strada Novissima” della Biennale di Venezia porta le nuove scelte sulle prime pagine delle riviste e dei giornali, mentre il libro di Paolo Portoghesi “Dopo l’architettura moderna” ne pone una base teorica all’europea: il postmodern ormai è nato, ha ricevuto il suo nome e si sviluppa rapidamente. Oggi, 2013, la sua morte è già stata decretata diverse volte, ma è senza alcun dubbio una morte apparente.

[–>]


Startup, classe creativa e capitalismo delle “relazioni”

Posted: Luglio 4th, 2013 | Author: | Filed under: anthropos, comune, comunismo, crisi sistemica, epistemes & società, post-filosofia, postcapitalismo cognitivo, Révolution | Commenti disabilitati su Startup, classe creativa e capitalismo delle “relazioni”

Note per una discussione

a cura di KAINOS

livello 57

Le riflessioni che seguono sono relative alla lettura di due libri sulle nuove “forme del lavoro” e sul “capitalismo digitale”. Il primo di questi libri, il più importante, serio e stimolante, è quello di Carlo Formenti, intitolato Felici e sfruttati. Il capitalismo digitale e l’eclissi del lavoro1. Il secondo, molto meno stimolante, ma a suo modo utile come “oggetto” teorico su cui riflettere, è il libro a più (troppe) mani, curato da Gianni Vattimo, Pasquale Davide de Palma e Giuseppe Iannantuono, dal titolo Il lavoro perduto e ritrovato2.

La discussione di tali libri mi ha dato l’opportunità di rileggere l’importante saggio di Jean-Luc Nancy, La création du monde ou la mondialisation3, pubblicato in Francia nel 2002. Tale rilettura mi ha portato a porre in questione l’ideologia della creatività che è il presupposto (in parte non ancora indagato) sia delle teorie neo-liberiste relative alla “classe creativa” (Florida4) sia delle teorie che (apparentemente) si oppongono alle attuali forme del capitalismo tecno-globalizzato.

[–>]


Foucault: illegalismo, capitalismo e sistema penitenziario

Posted: Giugno 30th, 2013 | Author: | Filed under: anthropos, bio, epistemes & società, psichè, Révolution, vita quotidiana | 51 Comments »

di Michel Foucault

Foucault

(cfr. l’introduzione di Gianvito Brindisi)

Ho cercato di mostrare l’ascesa di un sistema coercitivo eterogeneo, nella sua natura e nel suo funzionamento, rispetto al sistema penale del XVIII secolo, e che si vede all’opera nelle società di moralizzazione e nel gioco delle lettres de cachet1. Questo sistema coercitivo2, che si è spostato a poco a poco nei suoi punti di applicazione e nei suoi strumenti, e che alla fine del XVIII secolo è stato preso in carico dall’apparato di stato, […] si è innestato nel sistema penale così da trasformarlo, per la prima volta, in un sistema penitenziario. Insomma, abbiamo a che fare con un qualcosa che definisco società punitiva, vale a dire con una società nella quale l’apparato di stato giudiziario viene sempre più ad assumere funzioni correttive e penitenziarie […].

[–>]


Race, classe et genre : l’intersectionalité, entre réalité sociale et limites politiques

Posted: Giugno 25th, 2013 | Author: | Filed under: anthropos, au-delà, donnewomenfemmes, epistemes & società, psichè, vita quotidiana | Commenti disabilitati su Race, classe et genre : l’intersectionalité, entre réalité sociale et limites politiques

par Houria Bouteldja, membre du PIR

mutante

Cette intervention dans son intégralité a été présentée pour la première fois à l’université de Berkeley le 17 avril 2013, au département d’études ethniques, une seconde fois, le 8 juin 2013 au sein du Réseau de Travail 24 de l’Association Française de Sociologie (AFS) “Genre, classe, race. Rapports sociaux et construction de l’altérité” et une troisième fois dans le cadre de l’école d’été de Grenade consacrée à la pensée critique islamique et aux luttes décoloniales, le 21 juin 2013. Une précision cependant : une partie de cette communication a été présentée au 6ème congrès international de recherches féministes à Lausanne en août 2012.

la rédaction

Je voudrais remercier l’université de Berkeley et en particulier le département d’études ethniques pour cette invitation qui me fait honneur.

Avant d’aborder cette notion d’intersectionalité, je voudrais clarifier un point. Je ne parle pas ici à partir d’un point de vue culturaliste, religieux ou identitaire. Je parle d’un point de vue matérialiste et décolonial. J’insiste sur ce point, car en France, exprimer un point de vue critique de l’universalisme blanc est immédiatement interprété comme culturaliste, particulariste. Pour illustrer ce propos, voici un exemple qu’on m’a rapporté récemment : Eric Fassin, sociologue engagé qui travaille sur la politisation des questions sexuelles et raciales (et que certains connaissent ici à Berkeley), a déclaré lors d’une journée d’étude « Au-delà du mariage » consacrée à l’égalité des droits et à la critique des normes que mon intervention dans le débat [1] (consacrée entre autres à l’intersectionalité) me classait de facto dans la catégorie des « culturalistes » au même titre que les homonationalistes. Cette classification qui est à la fois une accusation et une condamnation me fait sourire du fait de sa superficialité et son indigence car le caractère matérialiste de nos interventions sur ce sujet est très clair pour qui veut prendre la peine de nous lire attentivement. En effet, notre propos est d’élaborer un projet politique à partir de la condition concrète et matérielle des indigènes pas à partir d’une quelconque idéologie. Aussi, je ne peux pas m’empêcher de penser que les accusations péremptoires de Fassin et de tant d’autres sont une expression manifeste de la résistance blanche et ou de cette incapacité à se dé-eurocentrer. Je ne saurais trop leur conseiller de (re)découvrir leur propre littérature politique et notamment Foucault qui le premier a fait la distinction entre « identité (homo)sexuelle » et « pratiques (homo)sexuelles ». Mais mieux que Foucault, il y a les penseurs, militants décoloniaux des suds qui non seulement « peuvent parler », penser…mais aussi instruire.

[–>]


Paolo Virno

Posted: Giugno 20th, 2013 | Author: | Filed under: anthropos, epistemes & società, philosophia, post-filosofia, vita quotidiana | Commenti disabilitati su Paolo Virno

Saussure

http://www.letteratura.rai.it/articoli/paolo-virno-lattualit%C3%A0-di-ferdinand-de-saussure/22220/default.aspx


Derive del lavoro

Posted: Giugno 9th, 2013 | Author: | Filed under: anthropos, crisi sistemica, critica dell'economia politica, epistemes & società, Marx oltre Marx, philosophia, post-filosofia, postoperaismo | Commenti disabilitati su Derive del lavoro

Ovvero il capitalismo della scommessa

su kainòs

art19

A partire dagli anni Novanta dello scorso secolo, le forme del lavoro si sono profondamente trasformate, non solo in virtù del crollo dell’economia pianificata del blocco sovietico – evento che ha portato il mercato ad una fase di definitiva mondializzazione e di potenziale saturazione –, ma anche e soprattutto in ragione dell’impetuoso sviluppo dell’informatica che lo stesso mercato aveva favorito (si pensi al fenomeno della Sylicon Valley in California): per usare i termini di Marx, i vecchi rapporti di produzione sono stati polverizzati da un accelerato processo di innovazione tecnologica, che, insieme al ricorso alla robotizzazione, ha enormemente ridotto la necessità di manodopera. Un intero modello di organizzazione sociale, che aveva il suo centro propulsore nella fabbrica fordista, è entrato in crisi irreversibile, mentre il mercato ha cominciato a presentare una nuova divaricazione, quella che intercorre tra le grandi fabbriche ormai de-localizzate (dunque ormai incapaci di creare legami sociali sul territorio: si pensi al declino delle città minerarie degli Usa o al fenomeno dell’‘archeologia industriale’) da un lato e, dall’altro, alla disgregazione atomistica e alla semi-privatizzazione del lavoro cognitivo-progettuale, che nell’ultimo decennio del secolo appariva ancora piuttosto concentrato in Europa, negli USA e in Giappone. È in quegli anni che iniziano ad imporsi e a proliferare nuove forme di lavoro sempre più “precarizzate” e semi-private, innescate dai suaccennati processi economici e tecnologici ma, fin dagli anni ottanta, “facilitate” dall’adozione di nuove “politiche del lavoro” liberiste.

[–>]