Posted: Febbraio 2nd, 2013 | Author: agaragar | Filed under: 99%, bio, comune, crisi sistemica, Révolution | 8 Comments »
di COLLETTIVO UNINOMADE
1. L’approssimarsi delle elezioni, lungi dal mobilitare le nostre passioni, impone una riflessione da situare nella fragilità degli “inneschi” soggettivi che potrebbero fare della crisi un campo di pratiche contro-costituenti. Se la scena è occupata dai populismi che si contendono la rappresentanza di un paese declassato nella competizione capitalistica internazionale, occorre infatti assumere come dato di partenza la non sufficienza, nello spazio aperto dalla crisi globale, delle pratiche di resistenza e di affermazione degli impoveriti e dei poveri.
Da tempo ci chiediamo per quali ragioni in Italia non vi siano state piazze Tahrir, Puerta del Sol, Syntagma o Zuccotti Park. Le fiammate che pure si levano non hanno trovato ad oggi uno spazio “compositivo” e di generalizzazione. L’11 per cento di disoccupati (secondo i criteri ufficiali dell’ILO, in realtà sopra il 20 per cento considerando gli inattivi disponibili a lavorare) e il 37 per cento tra gli under 25, il 28 per cento di persone a rischio povertà, lo smottamento dei redditi al livello del 1986, in sé non producono ricomposizione. E la riflessione sulla crisi non può omettere di assumere la tenuta, in Italia, delle pur esauste istituzioni societarie – a partire dalla famiglia, le agenzie locali del welfare, le associazioni, ecc. – nell’arginare i disastri prodotti dai mercati. Ciò che fa da argine, tuttavia, è anche struttura corruttiva del comune, disorientamento dei percorsi di soggettivazione, forza disciplinante.
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Posted: Gennaio 31st, 2013 | Author: agaragar | Filed under: crisi sistemica, Global, Révolution | Commenti disabilitati su Zizek
L’EUROPA GUIDATA DAI CIECHI
L’idea che la democrazia può e deve essere sospesa per garantire la stabilità e lo sviluppo economico, un tempo promossa nei paesi poveri, oggi prende piede anche in Europa. La proibizione di un referendum in Slovenia ne è l’ultima prova.
di Slavoj Žižek, The Guardian, da presseurop.eu
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Posted: Gennaio 26th, 2013 | Author: agaragar | Filed under: hacking, Révolution | 7 Comments »
THE ETHICS AND AESTHETICS OF HACKING
by E. Barbara Coleman
Who are computer hackers? What is free software? And what does the emergence of a community dedicated to the production of free and open source software–and to hacking as a technical, aesthetic, and moral project–reveal about the values of contemporary liberalism? Exploring the rise and political significance of the free and open source software (F/OSS) movement in the United States and Europe, Coding Freedom details the ethics behind hackers’ devotion to F/OSS, the social codes that guide its production, and the political struggles through which hackers question the scope and direction of copyright and patent law. In telling the story of the F/OSS movement, the book unfolds a broader narrative involving computing, the politics of access, and intellectual property.
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Posted: Gennaio 26th, 2013 | Author: agaragar | Filed under: 99%, comune, crisi sistemica, postcapitalismo cognitivo, postoperaismo, Révolution | Commenti disabilitati su Dalla fine delle sinistre nazionali ai movimenti sovversivi per l’Europa
di TONI NEGRI
I. Quando si dice globalizzazione dei mercati si intende che con essa vanno imponenti limiti alla sovranità dello Stato-nazione. Il fatto di non aver compreso la globalizzazione come un fenomeno irreversibile costituisce l’errore essenziale delle sinistre nazionali nell’Europa occidentale.
Fino alla caduta dell’Unione Sovietica la leadership americana consistette nel combinare, prudentemente ma con continuità, le specificità nazionali dei paesi compresi nelle alleanze occidentali (e nella Nato soprattutto) e la continuità dell’imperialismo classico, raggruppandoli dentro un dispositivo di antagonismo con il mondo del “socialismo reale”. Dal 1989 in poi, crollato il mondo sovietico, allo hard power della potenza americana si è man mano sostituito il soft power dei mercati: la libertà dei commerci e la moneta hanno subordinato, in quanto strumenti di comando, il potere militare e di polizia internazionale – il potere finanziario e la gestione autoritaria dell’opinione pubblica hanno d’altra parte costituito il campo sul quale soprattutto si è esercitata la nuova impresa politica di sostegno alla politica dei mercati. Il neoliberalismo si è fortemente organizzato a livello globale, gestisce l’attuale crisi economica e sociale a proprio vantaggio avendo verosimilmente davanti a se un orizzonte radioso…. A meno di rotture rivoluzionarie, non essendo immaginabile una trasformazione democratica e pacifica degli attuali ordinamenti politici del neoliberalismo sull’orizzonte globale.
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Posted: Gennaio 23rd, 2013 | Author: agaragar | Filed under: 99%, comune, crisi sistemica, epistemes & società, Révolution | Commenti disabilitati su POTERI COSTITUENTI
di Claudio Cavallaro
La globalizzazione economica e i movimenti sociali hanno causato la crisi del carattere performativo delle costituzioni nazionali. In un volume giunto a conclusione di un ciclo di seminari del gruppo Uninomade viene affrontata la frantumazione del diritto
La plurisecolare storia politica europea, dalla modernità in avanti, situa ogni possibile critica del diritto e dei suoi istituti di fronte all’evidenza di un fatto. La formulazione, la tutela e la garanzia dei diritti soggettivi – civili, politici e sociali, secondo la tradizionale ripartizione di Thomas H. Marshall – si presenta come prerogativa esclusiva del Sovrano e non fa, non può in alcun caso fare, capo alla società, ai singoli o alle comunità di individui. Si tratta di un’eredità del giuspositivismo che innerva le sedimentazioni giuridico-istituzionali di tutta l’Europa continentale e che pilota l’evoluzione del diritto pubblico-statuale sino alla composizione delle Costituzioni democratiche del Novecento, senza scontare – Hannah Arendt lo aveva ben intuito – le solenni dichiarazioni dei diritti umani fondamentali.
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Posted: Gennaio 16th, 2013 | Author: agaragar | Filed under: Révolution | 57 Comments »
di Tiziano Bonini
“E se ci fosse una biblioteca con ogni libro? Non ogni libro in vendita, o ogni libro importante, neanche ogni libro in una certa lingua, ma semplicemente ogni libro; la base della cultura umana.
Per primo, questa biblioteca deve essere su Internet.”
Questo non è Borges. Non è la Biblioteca di Babele. Questo è quello che scriveva nel 2007 Aaron Swartz per presentare Open Library, il progetto a cui stava lavorando all’epoca: una biblioteca digitale ad accesso libero, gestita da una fondazione non-profit, che oggi conta su un catalogo di più di un milione di libri, classici e moderni, disponibili in download in vari formati digitali. “Open library è tua. Navigala, correggila, alimentala”, recita il sottotitolo del sito, una specie di Wikipedia per i libri. Aaron Swartz aveva 21 anni nel 2007. Ne aveva 26 quando, l’11 gennaio del 2013, si è suicidato. Da allora, da sabato, la notizia ha rimbalzato sui social network e sui giornali di tutto il mondo. Perché? Chi era Aaron Swartz, al di là delle facili etichette di “genio ribelle della Rete” che i media di massa nazionali gli hanno frettolosamente attaccato addosso, e perché è importante ricordarlo?
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Posted: Gennaio 16th, 2013 | Author: agaragar | Filed under: crisi sistemica, postcapitalismo cognitivo, Révolution | Commenti disabilitati su Bilancio di fine anno: verso lo stato di crisi permanente
di Andrea Fumagalli
Il 2012 si chiude per l’Italia con un bilancio economico disastroso. Come ampiamente prevedibile, le politiche di austerity si sono rilevate un’autentica “macelleria sociale”. Per quanto possa valere come indicatore, il Pil si contrarrà a fine anno di oltre il 2,5%. Ciò significa che per raggiungere i livelli di ricchezza pre-crisi, ovvero della metà 2007, bisognerà attendere come minimo una decina d’anni a patto che l’economia cresca ad un saggio dell’1,5% annuo (fatto assai improbabile, visto che le previsioni per il 2013 vedono ancora un segno negativo). A fronte di un tasso d’inflazione medio del 3% annuo (con punte del 4,3% per quanto riguarda i beni di prima necessità), le retribuzioni sono mediamente aumentate di solo la metà, con un ulteriore perdita del potere d’acquisto dei redditi da lavoro. Il tasso di disoccupazione “ufficiale” ha superato l’11%; quello reale (tenendo conto anche dei cd. lavoratori scoraggiati, dei cassa integrati e dei sottoccupati involontari) supera il 20% e va aumentando[1]. Il numero dei precari – secondo gli ultimi dati della CGIA di Mestre[2] – è arrivato ad oltre 3,5 milioni, nonostante che sia stato il non rinnovo dei contratti precari ad alimentare prevalentemente la disoccupazione (in particolar modo, quella giovanile). Nel frattempo, è stata varata la riforma Fornero del mercato del lavoro, che allenta le garanzie dell’art. 18 (garanzie comunque già del tutto insufficienti e facilmente eludibili) e istituzionalizza la precarietà come rapporto tipico di lavoro grazie alla liberalizzazione dei contratti a termine. A partire dal 1 gennaio diventa poi operativo l’allungamento dell’età pensionabile, con effetti deleteri sul turn-over generazionale in un contesto che vede il tasso di disoccupazione giovanile superare il 37% con punte del 50% nel Mezzogiorno. Persino gli arrivi dei migranti si sono ridotti per le minor opportunità di lavoro, anche se in nero e con paghe da fame.
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Posted: Gennaio 13th, 2013 | Author: agaragar | Filed under: 99%, bio, comune, crisi sistemica, Marx oltre Marx, postcapitalismo cognitivo, Révolution | Commenti disabilitati su Resistenza nel comune 1-2
1) Pratiche di resistenza ai radicali della flessibiltà
di Paolo B. Vernaglione
27 saggi in oltre 500 pagine in Creative Commons, più, in appendice, un “oggetto socioartistico” del collettivo presque ruines con lo sguardo di Guattari su Kafka, che vale almeno il doppio del prezzo dei due volumi cartacei, pubblicati dalla casa editrice i libri di Emil (www.ilibridiemil.it). Si tratta di Mappe della Precarietà, a cura di Annalisa Murgia ed Emiliana Armano, ed è il primo lavoro di conricerca sitematico sulla precarietà in Italia, già solo per questo meritevole di esser letto e diffuso. E’ infatti una vera e propria impresa editoriale che attacca su tutti i piani e a tutti i livelli il regime del lavoro precario che il postfordismo consegna come lascito terrificante e ammaliante alla nostra modernità in crisi. Con un’attività davvero imponente di autoinchiesta dal 2010, a cui hanno risposto 60 tra ricercatori, dottorandi, collettivi di artisti, i due volumi costituiscono lo studio più accurato e insieme effervescente del mercato del lavoro degli anni Duemila. La scansione temporale del testo va considerata: tra gli sguardi teorici sulla “prima” precarietà degli anni Novanta, da quelli di Castell, Bourdieu, Beck, a Bologna e Fumagalli, ai recenti testi di Florida, Standing, Ross, milioni di vite sono state stritolate dalla macchina di governo che il capitalismo cognitivo e relazionale ha disposto. Ma, a differenza dei due scorsi decenni, in cui, come in molti dei saggi è scritto, le “politiche del lavoro” erano conseguenze delle lotte per l’estensione dello stato sociale, negli anni della crisi finanziaria le “riforme” della formazione e del lavoro invece di costituire un orizzonte di sicurezze nello scenario devastante dell’instabilità, si sono servite dei residui di governo pubblico dell’economia per approntare micidiali meccanismi di esclusione e marginalità.
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2) La libertà, nella rivolta del comune
di Paolo B. Vernaglione e Flavio Canuzzi
S. è uno studente-occupante che ha attraversato l’Onda del 2008, il conflitto sociale culminato nel 15 ottobre 2011 e le giornate della protesta studentesca e precaria del 14 novembre e del 6 dicembre del 2012. Scadenze in cui è cresciuto un movimento che dalla proposta di sciopero precario si è via via organizzato in pratiche di riappropriazione di tempi e spazi dell’abitare, della cultura e della socialità. Nei conflitti di lunga durata per un futuro sottratto al mercato si riconosce una forza di liberazione che confligge con le forze della repressione che la crisi ha innescato. Con S. abbiamo conversato, per farci raccontare quale nuova idea di libertà nasce dalla riappropriazione del comune.
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Posted: Gennaio 5th, 2013 | Author: agaragar | Filed under: 99%, comune, critica dell'economia politica, Marx oltre Marx, postcapitalismo cognitivo, Révolution | Commenti disabilitati su Questo non e’ un manifesto
di Nicolas Martino
«E gli domandò: ‘Qual è il tuo nome?’. ‘Il mio nome è Legione – gli rispose – perché siamo in molti’» [Mc 5,9]. La moltitudine va esorcizzata, è il demoniaco per l’Occidente e la sua ontologia politica attraversata dall’ossessione dell’Uno. E intorno a questa ossessione si è organizzata la Modernità, l’ordine Sovrano che crea il Pubblico e il Privato, il Popolo e l’Individuo, Lo Stato e l’Identità, che neutralizzano la differenza, la maledetta multitudo. Ma quella Modernità è finita, è stata sconfitta – si è suicidata direbbe qualcuno – con il divenire mondo del capitale, nella fase della sussunzione reale della società sotto il capitale, quando cioè è la vita stessa che viene messa al lavoro e la misura del valore è sostituita dalla dismisura di un bìos che produce ricchezza e comune. La grande trasformazione però non è pacificazione, non segna la fine del conflitto e dell’antagonismo, come avrebbero voluto i cantori di un postmoderno debole e neomanierista che finiva per essere nient’altro che l’ideologia – consolatoria e apologetica – della controrivoluzione neoliberista degli anni Ottanta.
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