Linguaggio e immanenza. Kierkegaard e Deleuze sul “divenir-animale”

Posted: Ottobre 28th, 2014 | Author: | Filed under: anthropos, au-delà, bio, Deleuze, philosophia, post-filosofia | Commenti disabilitati su Linguaggio e immanenza. Kierkegaard e Deleuze sul “divenir-animale”

di FELICE CIMATTI
[dal n. 363/2014 di “aut aut“]

Quanto grande dev’essere la violenza da fare al pensiero per diventare capaci di pensare, la violenza di un movimento infinito che ci priva al tempo stesso del potere di dire Io?[1]

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1. “La nostra impresa più difficile”

Immanenza. È una nozione difficile da articolare, perché se per spiegare un concetto si ricorre a un altro concetto, al suo contrario o a uno simile, questo non si può fare per l’immanenza, che è un concetto limite, che assorbe in sé tutti gli altri, e li annulla. L’immanenza non è propriamente il contrario della trascendenza. È questa che ha bisogno dell’immanenza, come suo contrario, per precisare se stessa, per definirsi come l’ambito di ciò che non è immanente, non è mondano, non è terreno. L’immanenza è lo spazio che si apre quando tutti i dualismi sono stati superati, e non rimane che un unico ambito, quello appunto dell’immanenza. Uno spazio che proprio per questa ragione è impensabile e indicibile: “Il piano di immanenza non è un concetto, né pensato né pensabile”.[2] Non si può pensare, ché per pensarlo occorrerebbe essere al suo esterno, ossia nella trascendenza; per la stessa ragione non può dirsi, perché il linguaggio incarna l’essenza stessa di ogni dualismo, della cosa e del segno, del significato e del significante, del contenuto e dell’espressione. È difficile quindi pensare l’immanenza.

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Senza padri e melanconici

Posted: Ottobre 27th, 2014 | Author: | Filed under: Deleuze, epistemes & società, lacanism, post-filosofia, psichè, vita quotidiana | Commenti disabilitati su Senza padri e melanconici

di Federico Zappino

Appunti (a mo’ di recensione) intorno a Senza padri. Economia del desiderio e condizioni di libertà nel capitalismo contemporaneo di Paolo Godani (DeriveApprodi, 2014).

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La mia relazione con Senza padri. Economia del desiderio e condizioni di libertà nel capitalismo contemporaneo di Paolo Godani è stata, ed è tuttora, complicata. Senza indugiare oltremodo nei triboli emotivi, i moventi di questo attaccamento, e delle alternate, quasi reazionarie!, prese di distanza dal libro, affondano nella personale convinzione che buona parte della geremiade psicoanalitica e filosofica sull’evaporazione del Padre, e la conseguente riabilitazione di questa categoria, da cui il libro di Godani prende esplicitamente le mosse, sia fondamentalmente in malafede, posticcia, ancora prima che fuori asse, o reazionaria. Vi sarebbero infatti ottimi motivi per dubitare che la retorica dell’evaporazione del Padre, questo «nuovo ordine del discorso», come lo definisce lo stesso autore, abbia una, e una sola, funzione: lavorare, in modo più o meno cosciente, o più o meno sottile, al servizio dello spostamento del conflitto sociale su un terreno del tutto fittizio – conflitto che invece deve essere mantenuto vivo, ma da tutt’altra parte.

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La potenza di astrazione e il suo antagonismo. Sulle psicopatologie del capitalismo cognitivo

Posted: Ottobre 25th, 2014 | Author: | Filed under: au-delà, comune, crisi sistemica, Deleuze, digital conflict, epistemes & società, postcapitalismo cognitivo | Commenti disabilitati su La potenza di astrazione e il suo antagonismo. Sulle psicopatologie del capitalismo cognitivo

di MATTEO PASQUINELLI

La vita fende la materia, elabora e contrae la materia, dando vita alle virtualità contenute nel materiale in direzioni sconosciute. La vita emerge come divenire-concetto, divenire-pensiero o, nel caso della coscienza, come divenire-cervello. — Elisabeth Grosz[1]

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Il dibattito filosofico-politico degli ultimi anni, almeno alle latitudini del pensiero francese e italiano, è stato caratterizzato da una oscillazione concettuale che ha focalizzato di volta in volta il lavoro immateriale o il lavoro affettivo, l’economia della conoscenza o l’economia del desiderio, il cognitivo o il biopolitico. Nessuna agenda di ricerca o politica è stata immune a questa oscillazione, talvolta recitando in modo polemico un polo contro l’altro.

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L’Anti-Edipo

Posted: Settembre 13th, 2014 | Author: | Filed under: anthropos, au-delà, bio, Deleuze, epistemes & società, Marx oltre Marx, philosophia, post-filosofia, psichè | Commenti disabilitati su L’Anti-Edipo

di Gilles Deleuze e Felix Guattari

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Attualità di Lacan

Posted: Agosto 30th, 2014 | Author: | Filed under: anthropos, bio, Deleuze, epistemes & società, Foucault, General, lacanism, psichè | Commenti disabilitati su Attualità di Lacan

di Federico Chicchi

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Ogni lettore che si rispetti lo sa bene: ci sono libri che si limitano ad aggiungere semplici didascalie e libri che producono concatenamenti, aprendo nuovi e imprevedibili orizzonti di ricerca. Questo secondo è certamente il caso di Attualità di Lacan (a cura di Alex Pagliardini e Rocco Ronchi per Textus edizioni, 2014), un libro imperdibile per chi non sia allergico a quella fondamentale passione dell’essere che lo psicoanalista francese definiva ignoranza.

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La contromossa del desiderio. Quarant’anni dopo L’anti-Edipo

Posted: Luglio 27th, 2014 | Author: | Filed under: anthropos, arts, au-delà, bio, Deleuze, epistemes & società, Foucault, post-filosofia | Commenti disabilitati su La contromossa del desiderio. Quarant’anni dopo L’anti-Edipo

di Fabio Treppiedi

Ci sono due modi di richiamarsi alle distruzioni necessarie: quella del poeta, che parla in nome di una potenza creatrice, atta a rovesciare tutti gli ordini e tutte le rappresentazioni per affermare la differenza nello stato di rivoluzione permanente dell’eterno ritorno; e quella del politico, che si preoccupa innanzitutto di negare ciò che differisce, per conservare, prolungare un ordine costituito nella storia, o per istituire un ordine storico che sollecita già nel mondo le forme della propria rappresentazione. E’ possibile che entrambi i modi coincidano, in un momento particolarmente turbato, ma essi non sono mai lo stesso.

Gilles Deleuze, Differenza e ripetizione

La vita troverà una via di scampo, anche da questa critica.

Martin Heidegger, Natorp-Bericht

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1. ATTUALITÀ DELL’ANTI-EDIPO

L’Anti-Edipo nasce in un contesto politico culturale, immediatamente successivo al Sessantotto, in cui la posizione dei suoi due autori ha prodotto giudizi contrastanti. Considerato il manifesto azzardato, e a tratti incomprensibile, del desiderio anarchico, l’Anti-Edipo pone tuttora delle domande che mettono in luce, forse più di prima, l’ambizione kantiana e l’ispirazione spinoziana di Deleuze: il progetto a quattro mani con Guattari è infatti «una specie di Critica della ragion pura al livello dell’inconscio»1e, nello stesso tempo, uno «spinozismo dell’inconscio»2. Appaiono ancora rilanciabili tre domande dell’Anti-Edipo: I. Quali le traiettorie della psicanalisi dopo la scoperta freudiana di un principio di produzione inconscia? II. Perché il disagio psichico è vissuto con un certo imbarazzo nell’ambito di diversi saperi e di diverse istituzioni? III. In che modo l’inconscio incide sulle contraddizioni del presente, dunque, sui conflitti tra realtà differenti e sempre più estese quali società, gruppi, schieramenti etc.? Il noto attacco dell’Anti-Edipo alla psicoanalisi non si separa dal tentativo, sviluppato nel corso dell’intero libro, di fondare una politica del desiderio. Tentativo, questo, che Deleuze e Guattari articolano sui due piani strettamente connessi di una critica alle letture «edipizzanti» del sociale e di un’analisi dei modi di riproduzione del capitalismo. Ponendo le questioni nel segno di questa duplice tensione, Deleuze e Guattari concepiscono la «schizoanalisi» come una pratica mediante cui rilevare criticamente, nel loro contesto, i limiti di psicoanalisi e marxismo nelle loro stesse capacità di lettura e trasformazione della realtà e della storia.

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La differenza italiana

Posted: Giugno 26th, 2014 | Author: | Filed under: anthropos, au-delà, Deleuze, Foucault, Marx oltre Marx, post-filosofia | Commenti disabilitati su La differenza italiana

Genealogie dell’impersonale, della passività radicale e della debolezza tra Esposito, Agamben e Vattimo

di Andrea Sartori*

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In un articolo pubblicato nel 1976 sulla rivista L’erba voglio fondata dallo psicoanalista Elvio Fachinelli (1928-1989), Mario Perniola individuava nell’eterno ritorno dell’uguale il tratto fondamentale (e paradossale) della differenza italiana. Secondo quella diagnosi, il Paese era bloccato – fin nel suo genoma culturale – nell’impossibilità di evadere dall’apparenza del cambiamento. Perniola dilatava pertanto l’amara constatazione di Tomasi di Lampedusa (1896-1957) – secondo la quale tutto deve cambiare perché tutto rimanga così com’è – a cifra interpretativa non solo dell’Italia unificata, ma delle sue radici culturali pre-risorgimentali, addirittura cinquecento-secentesche. Il barocco italiano, ad esempio, con la sua enfasi sulla mutevolezza delle forme e delle immagini – l’Adone di Giovan Battista Marino (1569-1625) venne pubblicato nel 1623 a Parigi – già preludeva nell’analisi di Perniola alla levità, alla leggerezza senza peso specifico d’una società che ben conosciamo. Un società, in altri termini, il cui immaginario doveva essere fagocitato a breve da un nuovo soggetto economico-politico, incentrato sul possesso e l’utilizzo dei mass-media (della televisione, in particolare). Non molti anni dopo il 1976 in cui uscì l’articolo di Perniola, il governo socialista presieduto da Bettino Craxi cedette di fatto, tra il 1984 e il 1985, il monopolio della televisione commerciale a Silvio Berlusconi – ponendo così le basi di un successo che l’imprenditore, a partire dal 1994, avrebbe sfruttato anche sul piano politico.

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Il sapere. Corso su Michel Foucault (1985-1986)

Posted: Giugno 15th, 2014 | Author: | Filed under: anthropos, arts, au-delà, Deleuze, epistemes & società, Foucault, Marx oltre Marx, post-filosofia | Commenti disabilitati su Il sapere. Corso su Michel Foucault (1985-1986)

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Anticipiamo qui un estratto dal volume Il sapere in libreria nei prossimi giorni per corte ombre . Con questo volume inizia la pubblicazione del Corso che Gilles Deleuze dedicò all’opera dell’amico a un anno di distanza dalla scomparsa. Sotto il titolo Il sapere – seguendo il suggerimento che lo stesso Deleuze sembra indicare individuando tre assi di sviluppo nell’opera di Foucault: il sapere, il potere e il desiderio – si presentano le prime otto lezioni, tenute tra l’ottobre e il dicembre del 1985. Deleuze si propone di elaborare una ricostruzione sistematica del pensiero di Foucault, considerato come filosofo a tutti gli effetti. L’itinerario proposto parte da quello che viene colto come un primo asse, relativo al problema e al concetto di sapere. L’analisi sulle condizioni di possibilità dell’enunciabile e del visibile sfocia in una ricerca filosofica sull’essere del linguaggio e della luce, in opposizione allo strutturalismo, alla fenomenologia e alla linguistica. A emergere è una concezione complessa e originale dei legami tra le visibilità e gli enunciati, che si definisce mettendo Foucault in relazione con Kant e Blanchot, con il cinema di Syberberg, degli Straub o di Duras, oltre che con la scrittura di Raymond Roussel.

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Lyotard

Posted: Giugno 13th, 2014 | Author: | Filed under: au-delà, Deleuze, epistemes & società, post-filosofia | Commenti disabilitati su Lyotard

di Pierluigi Fagan

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Il libricino uscito per i tipi di Cortina Editore nel 2013, riporta le quattro brevi conferenze che J.F.Lyotard tenne alla Sorbona nel 1964

Il tempo, in filosofia, ha una suo proprio statuto. Esiste una filosofia della fascia esterna che è più o meno in sincronia col proprio tempo storico (“il proprio tempo appreso col pensiero” diceva Hegel) ma esiste anche una filosofia del nucleo interno dove l’unico tempo esistente è il -grande istante-, una sorta di presente dilatato. In questo presente che in parte è sempre già stato, ed in parte, da sempre ancora non è, le questioni non sono soggette alle categorie dell’attuale-inattuale, sono “senza tempo”[1]. La questione sul -a cosa serve la filosofia ?- è una di queste questioni atemporali. Lo statuto della filosofia, la natura del suo nucleo interno, ovvero essere riflessione sulla riflessione, è per sua stessa condizione staccata dal tempo poiché è consustanziale al suo essere in quanto essere, prima o al di là dell’ esistenza di questa o quella filosofia specifica.

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Il primato della relazione

Posted: Maggio 27th, 2014 | Author: | Filed under: anthropos, bio, comune, Deleuze, epistemes & società, post-filosofia, posthumanism | Commenti disabilitati su Il primato della relazione

di Giso Amendola

Bonn

Tempi presenti. Un percorso di lettura a partire dall’ambizioso volume «Il transindividuale» curato da Vittorio Morfino e Etienne Balibar. Si indaga il rapporto fra individuo e comunità e sul loro «dualismo» che ha inciso sui modi di interpretare e di vivere la sfera pubblica. Esiste un filo rosso nella filosofia in cui ogni singolo è espressione dei rapporti sociali, ma irriducibile al tutto. Nonostante ciò, la possibilità di una politica del comune.

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