Il datagate dell’opinione pubblica

Posted: Novembre 13th, 2013 | Author: | Filed under: 99%, anthropos, digital conflict, Révolution, vita quotidiana | Commenti disabilitati su Il datagate dell’opinione pubblica

di BENEDETTO VECCHI

troppo tardi per cambiare rotta

Indifferenti alla denunce, alle critiche, alle mobilitazioni dentro e fuori lo schermo – l’ultima, quella di Anonymous, ha suscitato l’indifferenza dei media mainstrem -, i guru dei big data continuano a presentare la raccolta, l’elaborazione e la vendita dei dati personali come una tappa della lunga marcia verso la società dell’abbondanza digitale. Fanno spallucce quando Snowden, Bradley Manning o Julian Assange denunciano che tale ammasso di dati viene conseguito ignorando il sacro principio delle società anglosassoni – la privacy – e di come i big data abbiano come contraltare una strisciante militarizzazione della comunicazione sociale, esemplificata dalla costituzione di un complesso militare-digitale che vede la partecipazione degli uomini e donne in divisa con i white collars della più note società che operano in Rete, da Microsoft a Google, da Apple a Facebook, solo per rimanere in ambito statunitense. Sia però chiara una cosa. Le recenti divulgazioni sulla attività di spionaggio della National Security Agency è una classica scoperta dell’acqua calda. E’ noto dai tempi di Echelon che le attività di intercettazione, di raccolta dati sulle comunicazioni personali sia un obiettivo strategico da parte dei governi nazionali. Quel che colpisce è che tale raccolta vede spostare una massa così ingente di finanziamenti statali verso tale attività che supera di gran lunga quelli destinati all’acquisto e alla messa a punto di nuovi sistemi di armamento. Solo negli ultimi cinque anni, infatti, Washington ha investito oltre cento miliardi di dollari nelle operazioni di intelligence digitale, proprio mentre chiudeva basi militari e «metteva in pensione» decine di migliaia di soldati e personale del Pentagono.

Suonano altresì imbarazzanti le dichiarazioni di Barack Obama sulla necessità di regolamentare tale attività, visto che ne era a conoscenza e che sotto la sua amministrazione la Nsa ha visto quadruplicare i finanziamenti da parte di Washington. Così come suonano ridicole le rassicurazione che il presidente statunitense ha dato ai governi tedesco, francese, brasiliano, boliviano e argentino sul fatto che in futuro i cellulari dei rispettivi presidenti e le e-mail dei cittadini non saranno più “spiati”.

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