Posted: Gennaio 27th, 2012 | Author: agaragar | Filed under: comune, crisi sistemica, critica dell'economia politica | 51 Comments »
di TONI NEGRI
Per rilanciare il dibattito attorno alla rubrica “America Latina” di Uninomade, mi sembra importante innanzitutto giustificare qui di nuovo il fatto di aver aperto quella rubrica, insistendo sullo studio del pensiero politico e delle pratiche istituzionali, sull’informazione sulle lotte, sulle sconfitte e sulle conquiste dei movimenti popolari e di classe… insomma vorrei prima di tutto spiegare di nuovo perché per noi di Uninomade 2.0, l’America Latina costituisca un vero e proprio laboratorio politico.
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Posted: Gennaio 27th, 2012 | Author: agaragar | Filed under: comune, critica dell'economia politica, Marx oltre Marx, postcapitalismo cognitivo, postoperaismo | Commenti disabilitati su La legge del valore nel passaggio dal capitalismo industriale al nuovo capitalismo
di CARLO VERCELLONE
Lo scopo di quest’articolo è di caratterizzare, nel quadro teorico post-operaista, il senso logico e storico della marxiana legge del valore, nel passaggio dal capitalismo industriale al capitalismo cognitivo.In questa prospettiva, l’analisi si svilupperà in tre stadi. Nel primo si proporrà di precisare cosa bisogna intendere per legge del valore/tempo di lavoro e in cosa consiste la sua articolazione alla legge del plusvalore di cui è una variabile dipendente e storicamente determinata. In riferimento a questa articolazione utilizzeremo la nozione di legge del valore/plusvalore. Nel secondo e nel terzo stadio, l’attenzione sarà focalizzata sulle principali dinamiche che spiegano la forza progressiva della legge del valore/plusvalore nel capitalismo industriale, quindi la sua crisi nel capitalismo cognitivo.
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Posted: Gennaio 25th, 2012 | Author: agaragar | Filed under: comune, crisi sistemica, postcapitalismo cognitivo | Commenti disabilitati su Auto-comunicazione di massa
INTERVISTA A MANUEL CASTELLS
Dal sito www.outraspalavras.net , una intervista di Sergio Martino, della trasmissione della radio spagnola Radio Europa Abierta a Manuel Castells, sociologo e studioso di internet. Il testo è stato tradotto dallo spagnolo al portoghese da Daniela Frabasile e Gabriela Leite Martins, e dal portoghese all’italiano da www.democraziakmzero.org.
Premessa
Negli Stati Uniti, il Congresso esamina leggi (SOPA e PIPA) che possono impedire lo scambio di contenuti in rete – e, qualora fossero adottata, riguarderanno gli utenti di Internet in molti paesi. In Cina, la campagna annunciata dal presidente Hu Jintao per “promuovere l’identità culturale” del paese comprende un rafforzamento della censura su certi contenuti che circolano in rete. Ma in tutto il mondo, internet continua a mettere in relazione gli esseri umani senza alcuna intermediazione di governi o imprese – e in casi sempre più numerosi, a facilitare movimenti che rovesciano dittature e sfidano il potere economico. Qual è il futuro di Internet, in mezzo a queste tendenze tanto contraddittorie?
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Posted: Gennaio 23rd, 2012 | Author: agaragar | Filed under: epistemes & società, post-filosofia | 6 Comments »
Pierre Bourdieu con Sergio Benvenuto
Professor Bourdieu, nell’ambito del suo pensiero, lei ha elaborato il concetto di “violenza simbolica”. Che cosa intende con questa nozione?
La nozione di violenza simbolica mi è parsa necessaria per designare una forma di violenza che possiamo chiamare “dolce” e quasi invisibile, una violenza che svolge un ruolo importante in molte situazioni e relazioni umane. Per esempio, nelle rappresentazioni ordinarie, la relazione pedagogica è vista come un’azione di elevazione dove il mittente si mette, in qualche modo, alla portata del ricevente per portarlo a elevarsi fino al sapere, di cui il mittente è il portatore. Una visione non falsa, ma che maschera l’aspetto di violenza.
La relazione pedagogica, per quanto possa essere attenta alle attese del ricevente, implica un’imposizione arbitraria di un arbitrio culturale. Per fare un esempio, basta paragonare – come si sta iniziando a fare – gli insegnamenti della filosofia negli Stati Uniti, in Italia, in Germania, in Francia, ecc.: si vede, allora, che il Pantheon dei filosofi che ognuno di questi tipi nazionali di insegnamento impone ai discenti è estremamente diverso e una parte dei malintesi nella comunicazione tra i filosofi dei diversi paesi consistono nel fatto che essi sono stati esposti, all’epoca della loro prima iniziazione, a una certa arbitrarietà culturale. E a questo proposito che ho elaborato la nozione di “violenza simbolica”.
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Posted: Gennaio 23rd, 2012 | Author: agaragar | Filed under: comune, Marx oltre Marx, postcapitalismo cognitivo | Commenti disabilitati su Inventare il comune
di Toni Negri
€ 17.00 € 14.45
L’odierna riflessione di Toni Negri sul concetto di «comune» affonda le sue radici in un percorso di ricerca teorica e politica più che ventennale. Tutto è cominciato con la descrizione del cosiddetto post-fordismo, con l’analisi di un capitalismo che alla soggettività del lavoratore chiede creatività, innovazione e dunque libertà. Quello che Negri ha cercato di descrivere è un paradosso: il capitalismo è sempre più legato a ciò che in potenza può distruggerlo, la libertà del
lavoro. E per Negri, ciò a cui questa libertà non cessa di dare forma è un territorio comune – non lo spazio pubblico dello Stato né lo spazio privato degli individui – che è contemporaneamente la conditio sine qua non del capitalismo
oggi.
Il libro ripercorre le tappe di questa riflessione, mostrando come la teorizzazione del «comune» attraversi tanto la critica al pensiero debole all’inizio degli anni Novanta quanto l’analisi della crisi della statualità, fino ad arrivare alla
riscoperta di un concetto fondamentale del pensiero politico moderno, quello di «moltitudine». Un testo che è un riepilogo della riflessione negriana dell’ultimo ventennio e una testimonianza del grande contributo fornito da questo autore al rinnovamento del pensiero critico.
Dalla prefazione di Judith Revel
Lo statuto di una raccolta di testi non è facile. Occorre vedervi la conferma retrospettiva della coerenza di un pensiero? l’unità tematica di una ricerca in un momento dato? la testimonianza di un’epoca? O, al contrario, meglio sottolineare la diversità dei temi affrontati e dei punti di attacco, delle collaborazioni e delle contaminazioni, degli spostamenti e delle riformulazioni? Occorre produrre un oggetto chiuso su se stesso, come se la rassicurante materialità del libro venisse a sospendere i dubbi, le domande e le aperture che la raccolta dei testi a volte scava, di rimbalzo, nel nostro presente?
Gli articoli di questo volume hanno forse il merito di prestarsi a tutto questo, ma anche quello di esistere diversamente. Scritti tra l’inizio degli anni Novanta e la fine del Duemila, ricoprono oltre quindici anni di lavoro all’interno di esperienze collettive di ricerca e militanza e non sono intelligibili al di fuori di una forma-rivista («Futur Antérieur»1 in primis; poi «Multitudes»), che è in quanto tale un progetto politico: perché si tratta, appunto, di trovare la giusta distanza – o, meglio, il ritmo di questo andirivieni – tra l’analisi teorica e la reazione all’attualità, tra la filosofia, la scienza politica, l’economia o la sociologia e quel «giornalismo» di cui Michel Foucault, alla fine della propria vita, diceva fosse il nome di un nuovo atteggiamento critico piantato nel cuore del presente. Una rivista è da questo punto di vista la forma di intervento più agile ed efficace. Articoli, dunque, ma anche editoriali e testi a quattro mani che segnano tanto la progressione dell’analisi quanto il passaggio del tempo.
Ma l’arco di questi quindici anni non è un arco qualsiasi. Se per Negri, dal punto di vista strettamente biografico, significano gli ultimi anni di esilio in Francia e il ritorno in Italia, sei anni di carcerazione e la libertà finalmente ritrovata, sono anche gli anni in cui vengono scritti e pubblicati tre libri importanti, scritti insieme a Michael Hardt: Impero che ha da subito un successo mondiale, Moltitudine e infine Commonwealth2.
Ma quegli anni sono anche, a modo loro, l’uscita definitiva da quel «secolo breve» di cui Erich Hobsbawm ha così ben descritto le caratteristiche: dalla caduta del muro di Berlino e il crollo del blocco sovietico, immediatamente precedenti la fondazione della rivista «Futur Antérieur», fino alla crisi finanziaria del 2008, non è solo alla chiusura del XX secolo e all’inaugurazione del XXI che siamo confrontati ma alla svolta che ci fa transitare da un mondo a un altro, da una grammatica politica a un’altra e probabilmente da una scatola analitica degli attrezzi a un’altra.
Certo, potremmo fare la rassegna degli eventi che nella virata della transizione hanno a loro volta contribuito a uscire da quella modernità politica che ci eravamo convinti durasse in eterno, in ordine sparso: le due guerre del Golfo, i grandi scioperi francesi del 1995 e più in generale la comparsa di forme di lotta (e di soggettività politiche) inedite, la nascita del berlusconismo politico in Italia, l’emergere del problema delle banlieues, gli inizi del movimento globale, la necessità (e i vicoli ciechi) di una costruzione europea, il ruolo politico della Chiesa, il passaggio al capitalismo cognitivo ecc. La scelta editoriale che presiede alla raccolta dei testi che compongono questo volume è di grande importanza; e se la raccolta ovviamente contiene solo una selezione limitata degli scritti di Negri su un dato periodo, occorre riconoscere che quelli che qui vengono presentati danno l’idea della cosa fondamentale: un vero e proprio laboratorio di inchiesta e di analisi critica. Poiché il pensiero si fa lì dove si elaborano e formulano dei ragionamenti, lì dove si cercano nuovi concetti, lì dove si arrischiano nuove ipotesi.
Obiettivo del gioco non è ovviamente indicare, in modo retrospettivo, quanto fosse ascrivibile alla chiaroveggenza e quanto no, ciò che è riuscito ad anticipare il proprio tempo e ciò che per un istante ha tentato di percorrere strade senza uscita. […]
Posted: Gennaio 23rd, 2012 | Author: agaragar | Filed under: comune, crisi sistemica, critica dell'economia politica, postcapitalismo cognitivo | 8 Comments »
Saggio sulla condizione neoliberista
di Maurizio Lazzarato*
€ 12.00 in uscita
Giorno dopo giorno siamo sempre più debitori: nei confronti dello Stato, delle assicurazioni private, delle imprese… E per onorare i nostri debiti siamo sempre più costretti a diventare «imprenditori» delle nostre vite, del nostro «capitale umano». Il nostro orizzonte materiale ed esistenziale viene così del tutto stravolto.
Il debito, tanto privato che pubblico, è la chiave di volta attraverso la quale leggere il progetto di un’economia fondata sul pensiero neoliberista.
Rileggendo Marx, Nietzsche, Deleuze e Foucault l’autore dimostra che il debito è anzitutto una costruzione politica e che la relazione creditore/debitore è il rapporto sociale fondamentale delle nostre società.
Perché il debito non è semplicemente un dispositivo economico, è anche, e soprattutto, una tecnica di governo e di controllo delle soggettività individuali e collettive.
Come sfuggire alla condizione neoliberista dell’uomo indebitato? Per Maurizio Lazzarato la risposta non è semplicemente economica. Ciò che dobbiamo rimettere in discussione è proprio «il sistema del debito» oggi alla base della struttura del capitalismo.
Maurizio Lazzarato, sociologo e filosofo, vive e lavora a Parigi dove svolge attività di ricerca sulle trasformazioni del lavoro e le nuove forme di movimenti sociali. In italiano sono disponibili: La politica dell’evento (Rubbettino 2004), Lavoro immateriale. Forme di vita e produzione di soggettività (ombre corte, 1997) e Videofilosofia (manifestolibri, 1997).
Posted: Gennaio 20th, 2012 | Author: agaragar | Filed under: comune, critica dell'economia politica, postcapitalismo cognitivo | Commenti disabilitati su Riprendiamoci l’Europa!
di COLLETTIVO UNINOMADE
1. Non c’era bisogno delle parole di Mario Draghi per capire che la crisi ha ormai raggiunto in Europa una soglia di irreversibilità. Crisi di «dimensioni sistemiche», aveva detto Jean-Claude Trichet un paio di mesi fa. Ora Draghi, suo successore alla guida della Banca Centrale Europea, ci informa che «la situazione è peggiorata» (16 gennaio). Difficile capire che cosa significhi il peggioramento di una crisi di «dimensioni sistemiche». Certo è che gli scenari che si prospettano per i prossimi mesi sono assai cupi, non solo per chi ormai da anni sta pagando la crisi e il farmaco che la alimenta – l’austerità, o più “sobriamente” il rigore. Anche settori consistenti del capitale e delle classi dirigenti europee cominciano a essere assaliti dal dubbio che, nel gigantesco processo di riassestamento globale degli equilibri di potere in atto, corrono il rischio di figurare tra i perdenti.
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Posted: Gennaio 19th, 2012 | Author: agaragar | Filed under: critica dell'economia politica, Marx oltre Marx | Commenti disabilitati su Lavoro e tempo di lavoro in Marx
di Franco Piperno
I) Cento anni dopo.
A piu’ di un secolo dalla morte, K.Marx viene trattato, tanto nell’opinione quanto nell’accademia, come ”un cane morto”. La situazione e’ quindi ottima per riprendere lo studio dei suoi testi, per rifare i conti con lui.
Procedere su questa strada, comporta, in primo luogo, sgombrare il terreno dall’ovvio, rifiutare la relazione di causalita’ tra l’attuale discredito di cui gode il Nostro ed il crollo del socialismo di stato nell’Europa dell’Est.
L’inconsistenza logica della dottrina marxista, cosi’ come la cattiva astrazione sulla quale si fondava la legittimita’ dei regimi socialistici, erano nascoste solo agli occhi di chi non voleva vedere. Tutto era chiaro gia’ da prima, da molto prima.
A testimonianza che il senso comune non ha atteso il crollo del muro di Berlino per formulare un giudizio– sulla teoria del socialismo scientifico e sulla natura del socialismo di stato– riproponiamo, qui di seguito, un breve commento a riguardo, scritto nel 1983, in occasione del centenario della morte di Marx, quando il Paese dei Soviet esisteva ancora ( 1 ).
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Posted: Gennaio 17th, 2012 | Author: agaragar | Filed under: comune, crisi sistemica | Commenti disabilitati su OWS: Occupy Everything
di Paolo Carpignano, sociologo che da molti anni vive a New York ed è impegnato nella sinistra americana, ha scritto questo articolo per Ciroma.info
Forse era nell’aria: l’aria di primavera dei paesi arabi, o l’aria della Puerta del Sol di Madrid, o del Rothchild Boulevard di Tel Aviv, tutti avvenimenti che presagivano un anno caldo a livello globale. Ma quando a New York è scoppiata Occupy Wall Street (la metafora della esplosione sembra moto più appropiata), si è avuta subito la sensazione che non si trattasse di una ventata di attivismo, di un altro episodio dell’ «anno della protesta» come lo ha definito Time magazine, ma di un avvenimento trasformatore, un «game changing», un cambiamento delle regole del gioco.
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