la farsa la tragedia l’insolvenza

Posted: Novembre 14th, 2011 | Author: | Filed under: crisi sistemica | Commenti disabilitati su la farsa la tragedia l’insolvenza

di Franco Berardi “Bifo”

In piazza del Quirinale la sera del 12 novembre una folla grida a
perdifiato: “Galera galera”.

E’ il popolo italiano, che vuoi farci. Feroce con i tiranni che paiono
scivolare giù dal piedistallo, dopo averli adorati quando erano trionfanti.
Ma questa volta il branco non è solo feroce, è anche stupido.
Credono che Berlusconi esca di scena, ma la verità è che stiamo assistendo
al capolavoro finale di Berlusconi, che lui lo sappia o no, che lui abbia o
meno l’energia e l’intelligenza per portare fino alla conclusione la sua
avventura anarco-autoritaria. Se il povero vecchio mammasantissima non
reggesse all’emozione e al cardiopalma ci sarà qualcuno che prenderà il suo
posto, più giovane e più freddo, per condurre in tragedia quella che finora
a ieri è stata una farsa costosa e pericolosa. Ricapitoliamo i fatti, per
dissipare la nebbia auto-consolatoria scalfariana.
La Banca Centrale Europea ha mandato una lettera-diktat, anzi più d’una.
Con l’arroganza del proprietario che esige obbedienza assoluta dai sudditi,
chiede di rinunciare ai diritti sindacali, impone un rinvio dell’età
pensionabile, esige la privatizzazione dei beni pubblici. Obbedienza
assoluta all’indiscutibile forza dei numeri.

Berlusconi ha ricevuto la lettera della Banca Centrale Europea e ne ha
fatto il suo programma. Ma avendo altro cui pensare, si è presto reso conto
di non aver la forza per applicarlo. Ha quindi passato la mano allo zelante
Napolitano e agli storditi faccendieri del centrosinistra. Hanno convocato
un consulente della Goldman Sachs, un ragioniere della classe finanziaria
di nome Mario Monti e l’hanno fatto santo. Suo compito è applicare il
programma di Berlusconi con ferocia bocconiana.

Può darsi che il vanesio cavaliere non si renda conto ancora a pieno del
suo trionfo, ma Bossi l’ha capito subito: Opposizione è bello. Ci
rifacciamo la verginità e guidiamo il popolo contro la plutocrazia. E la
voce della verità, l’innocente Scilipoti ha già cominciato ad attaccare la
congiura giudeo-massonica. Scilipoti non usa queste parole difficili, ma il
suo intervento alla Camera del 12 novembre è tutt’altro che stupido: mentre
il governo Monti si affannerà a eseguire il programma che noi gli abbiamo
lasciato in eredità, noi scateniamo la furia populista del nazionalismo
antieuropeo. L’esercito di mafia, l’esercito razzista del nord, l’esercito
dell’evasione fiscale e dell’abusivismo edilizio si preparano a
dissotterrare l’ascia di guerra, che hanno seppellito negli ultimi quindici
anni per la semplice ragione che avevano nelle mani le leve del governo.
Mentre i probi esattori fiscali della Goldman Sachs taglieggiano e
privatizzano la società italiana, Berlusconi e Bossi si ripresenteranno
alla testa di un’armata populista antieuropea.

E’ l’uovo del serpente, quello che stanno covando i probi consulenti della
Goldman Sachs.
Nel 1992 il padronato italiano usò la crisi finanziaria e il crollo della
prima Repubblica come occasione per attaccare l’organizzazione operaia e
per imporre un modello di rappresentanza politica maggioritaria che
favorisse la governabilità, cioè riducesse la democrazia e accelerasse i
processi di privatizzazione e razionalizzazione capitalista. Una banda di
onesti cretini si impadronì della scena per un po’ (chi si ricorda più di
Mario Segni?).
Da quella fase di moralizzazione e razionalizzazione è venuto fuori
Berlusconi.
Bravi, ottimo risultato. Negli anni ’80 Veltroni aveva detto di lui che era
un uomo di sinistra.

Dopo la crisi del governo Berlusconi del 1994. quando era al governo e
avrebbe dovuto colpire il monopolio di mafia della comunicazione, il
centro-sinistra si accordò con lui per “non toccare le sue televisioni”,
cioè per accettare con un accordo mafioso il regime di illegalità in cui
Mediaset era nato e cresciuto (come rivela una successiva dichiarazione di
Violante alla Camera).
Adesso si parla di crisi della Seconda Repubblica: è l’occasione per
distruggere quel che resta della democrazia e soprattutto per sottomettere
compiutamente la società all’azione predatoria della finanza.
Ci riusciranno?

Io credo di no. L’effetto della devastazione e del cinismo della classe
dominante è questo: hanno rimesso in moto una dinamica sociale che da oltre
venti anni era stata congelata, paralizzata, disgregata, polverizzata. Il
corpo collettivo della società ha ricominciato a muoversi.
L’11 11 11 ha segnato l’inizio di un esorcismo di massa contro la
depressione e contro l’isolamento: l’esistenza precaria si fa gioia frugale
di corpi che si accarezzano, e si connette al lavoro cognitivo: studenti,
ricercatori, insegnanti, tecnici, medici, ingegneri e poeti, fino ai
programmatori del software proprietario e finanziario che presto
inizieranno dall’interno il lavoro di sabotaggio.

Le occupazioni nei prossimi mesi prolifereranno, diverranno luoghi di
aggregazione di un precariato diffuso che ha bisogno di riconoscersi,
organizzarsi, e iniziare il processo di appropriazione della ricchezza che
ci è stata sottratta.

Le occupazioni organizzeranno l’insolvenza che non è soltanto l’azione
puntuale del non pagare il debito finanziario, ma è, più generalmente, il
processo di disincagliamento della potenza sociale dal debito semiotico che
si incorpora nelle tecnologie di controllo.
Insolvenza significa rifiuto di subire e riconoscersi nella semiotizzazione
finanziaria del mondo, significa sperimentazione di altre semiotiche, di
altre forme di organizzazione del territorio, della produzione, della vita
quotidiana.

Insolvenza significa costruzione delle strutture della sopravvivenza
(ristoranti popolari, case collettive, strutture di autoformazione) che ci
permetteranno di sottrarci al debito materiale della miseria e al debito
simbolico della solitudine, insomma ci permetteranno di cominciare a vivere.
Qualcuno dirà che si tratta di azioni illegali, come il sergente Merola,
bolognese, un tempo assessore all’Urbanistica del fascista Cofferati e
attualmente sindaco. Di che legalità sta parlando? Forse quella della
proprietà assenteista e speculativa che lascia migliaia di abitazioni vuote
e centinaia di sale pubbliche inutilizzate, mentre la gente non ha posto in
cui dormire, e non ha spazi in cui riunirsi studiare parlare e decidere. E’
una legge che gli insolventi non riconoscono.
E l’insolvenza è destinata a dilagare.


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