Franco Berardi “Bifo”

Posted: Agosto 11th, 2011 | Author: | Filed under: crisi sistemica, riots | Commenti disabilitati su Franco Berardi “Bifo”

London calling

pubblicata da Franco Berardi il giorno mercoledì 10 agosto 2011 alle ore 20.30

L’ultima estate all’inferno e la prima dell’insurrezione cognitaria

Ero a Liverpool il 26 ottobre 2010, quando John Osborne Ministro dell’economia del governo conservatore inglese tenne il discorso nel quale si dichiarava l’intenzione della classe politica al servizio del capitalismo finanziario inglese di devastare la società, o meglio quel che della società è rimasto dopo trent’anni di politiche neoliberiste thatcheriane e blairiane. “Cinquecentomila dipendenti pubblici saranno licenziati entro tre anni, la spesa per la sanità pubblica saranno ridotte drasticamente, le tasse universitarie saranno moltiplicate per tre” dichiarava quel giovanotto col sorriso sulle labbra. E così via.

Ascolttandolo provai una sensazione molto netta: questi quarantenni che con la ridicola formula big society spacciano il neoliberismo agonizzante come se fosse un dogma indiscutibile, sono semplicemente degli incompetenti: dilettanti allo sbaraglio. Cresciuti come polli d’allevamento nelle loro scuole d’elite non sanno nulla del mondo e pensano che sia composto soltanto di numeri, indici e listini. Quando compaiono sulla scena degli esseri umani sanno dire soltanto che sono delinquenti e chiamano l’esercito.

Almeno la signora Thatcher aveva dovuto scontrarsi con i rabbiosi minatori di Arthur Scargill, e quando dichiarava che la società è una cosa che non esiste, la figlia del droghiere sapeva che quell’affermazione provocatoria corrispondeva a una dichiarazione di guerra. Condusse la sua guerra contro la società e la vinse. Oggi la metropoli inglese è un inferno di macerie sociali dopo una guerra, nonostante i lustrini che Blair ha cinicamente chiamato Cool Britannia. Un inferno di precariato, sfruttamento schiavistico e miseria.

Osborne non pareva chiedersi: è possibile comprimere ulteriormente la vita di milioni di giovani costretti a vivere in condizioni già insopportabili? Sembrava pensare che si trattava di prendere decisioni amministrative e aspettare che la società (che tanto non esiste) si adattasse. La sera del 26 ottobre tenni una conferenza alla Biennale di Liverpool davanti a un pubblico di artisti di strada, insegnanti sottopagati, studenti che fanno lavori precari. Dissi che a mio parere l’Europa stava morendo perché non era in grado di emanciparsi dal dogma monetarista e che entro un anno la Gran Bretagna sarebbe esplosa. E’ accaduto con qualche mese di anticipo, e so per certo che è solo l’inizio.

L’inizio dell’insurrezione europea.

Qualcuno dice che questi rivoltosi non hanno ideali e si limitano a fare la spesa senza pagare. La generazione precaria è stata espropriata di tutto, anche del suo futuro. Ora inizia facendo la spesa senza pagare. Ma è anche la generazione del lavoro cognitivo. Tra i razziatori d’agosto ci sono gli studenti che il 14 dicembre occuparono il centro della city per protestare contro la politica economica che gli toglie l’università e nei mesi di primavera occuparono le banche per tenervi lezioni di microbiologia e letteratura francese, dato che le banche hanno razziato tutto e alla scuola non sono rimasti neppure gli occhi per piangere.

Chi accusa i ribelli d’agosto di essere dei violenti è in mala fede. Prima di tutto Mark Duggan è stato ucciso dai poliziotti e l’inchiesta ha dimostrato che non aveva sparato né intendeva fuggire. In secondo luogo la violenza è quella di una classe dirigente che impedisce ai giovani di studiare.

La generazione cognitiva precaria comincia la sua rivolta afferrando quel che le occorre senza chiedere permesso. Ma la rivolta non si ferma qui, perchè il lavoro precario è anche lavoro ad alto contenuto intellettuale. Ora ci solleviamo, perchè è l’unico modo per riconquistare il nostro territorio di esistenza. Poi ricostruiremo tutto secondo scienza e coscienza. perché soltanto noi, i ribelli precari e cognitivi, liberi dal dogma neoliberista, siamo in grado di farlo.

Con rapidità impressionante il castello del capitalismo finanziario sta crollando, e la civiltà sociale costruita dal lavoro e dalla scienza nei secoli passati della modernità rischia di rimanere sotto le sue macerie. Solo l’autonomia del lavoro cognitivo potrà salvare quell’eredità, e questo è il compito politico, scientifico, e poetico che siamo chiamati a svolgere.

Inizia un decennio di conflitto insurrezionale che si dispiegherà su tutto il territorio europeo.Per difendere i suoi profitti la classe finanziaria è pronta a distruggere tutto, a gettare la popolazione nella miseria, a uccidere e istaurare una dittatura militare come Cameron minaccia di fare nella metropoli inglese. Ma per la prima volta in centocinquant’anni la rivoluzione mondiale è all’ordine del giorno.

L’Europa è il luogo in cui il conflitto si manifesta nella sua forma più avanzata, anche se la recessione occidentale aprirà la strada alla rivolta di centinaia di milioni di operai dell’India e della Cina.

Paradossalmente proprio il collasso dell’Unione europea riporta l’Europa al centro del mondo. Il patrimonio che la dittatura finanziaria sta distruggendo è il patrimonio di cinque secoli di Umanesimo, Illuminismo e Socialismo. Diconoo che questa rivolta non ha ideali. Ma gli ideali sono finora serviti per fregarci.

La follia volontarista del comunismo isterico novecentesco ha lasciato alle sue spalle cinismo e paralisi del pensiero. Ora si è conclusa, come doveva, tragicamente, e i dogmatici stalinisti del ’68 si sono tramutati in dogmatici liberisti. Il fallimento del leninismo ha lasciato campo libero al dogmatismo neoliberista che sta devastando il pianeta. Ma il collasso d’Europa riporta il dramma della lotta fra le classi nel punto in cui lo vide Marx: Londra è in fiamme.

Un passaggio gigantesco della storia del mondo, più grande di quanto fu il ’17, il 68 e l’89, per gli effetti che esso produrrà nel bene o nel male nella storia umana, si sta svolgendo per così dire, senza parole. Il pensiero fa scena muta. Assorbiti dal dogmatismo servile, e nella migliore delle ipotesi ridotti alle forme miopi del giornalismo gli intellettuali non pensano, e non sanno immaginare oltre la presente apocalisse. Ma qualcuno deve assumersi questo compito.

Quel che sta accadendo in questi mesi cambia definitivamente il corso delle nostre vite, e la prospettiva storica e politica in cui ci troviamo. La storia del capitalismo borghese moderno è finita e al suo posto vediamo delinearsi una forma di dittatura finanziaria, portatrice di barbarie e di miseria. Si tratta di un mutamento che modifica le nostre prospettive esistenziali. Potremo fingere di non saperlo potremo cercare di trovare rifugio nella sfera individuale ma la barbarie ci perseguiterà dovunque, come miseria e come violenza.

Oppure potremo arruolarci nell’insurrezione che immagina forme sociali libere dal ricatto del salario e della crescita obbligatoria.

Prima che la situazione precipitasse abbiamo costruito una scuola europea per l’immaginazione sociale.

La consideriamo un nucleo dal quale irradiare progetti di conoscenza e di innovazione autonomi dalla catastrofe del capitalismo finanziario.

Nei prossimi mesi ci impegneremo nell’organizzazione di seminari sceptici capaci di accompagnare immaginativamente l’insurrezione.

SCEPSI è un nucleo di pensiero e di immaginazione, nel cuore dell’insurrezione europea.


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