Contract & Contagion

Posted: Marzo 25th, 2013 | Author: | Filed under: 99%, comune, crisi sistemica, critica dell'economia politica, postcapitalismo cognitivo, Révolution | 6 Comments »

by Angela Mitropoulos

Contract & Contagion: From Biopolitics to Oikonomia
Angela Mitropoulos

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Contract and Contagion presents a theoretical approach for understanding the complex shifts of post-Fordism and neoliberalism by way of a critical reading of contracts, and through an exploration of the shifting politics of the household. It focuses on the salient question of capitalist futurity in order to highlight the simultaneously intimate, economic and political limits to venturing beyond its horizon.

In capitalist history, as well as in philosophy, finance, migration politics, and theories of globalisation, contagions simultaneously real, symbolic and imagined recur. Where political economy understood value in terms of labour, Contract and Contagion argues that the law of value is the law of the household (oikonomia).

In this book Angela Mitropoulos takes up current and historical theories of affect, intimacy, labour and speculation to elaborate a queer, anti-racist, feminist Marxism, which is to say: a Marxism preoccupied not with the seizure of opportunity to take power, form government, or represent an identity, but a Marxism which partakes of the uncertain movements that break the bonds of fate.

“In this stunning reworking of the philosophical fibres of economy, Angela Mitropoulos provides an expansive realignment of how risk is apportioned and contingency valorised. The result is a febrile politics of debt and credit to pre-occupy the movements in and for the future.” – Randy Martin, author of Empire of Indifference: American War and the Financial Logic of Risk Management

“Angela Mitropoulos’ work moves beyond the impasses of autonomist Marxism and queer theory to forge a critical analysis of the imbrications between economy, nation-state and family. Locating the dynamic of capital in the ‘double movement’ of contract and contagion, Mitropoulos radicalizes the Marxian critique of contract while refusing the foundational nostalgias of the left. Most forcefully, Mitropoulos proposes the prism of household politics (or oikonomia) as a means of interrogating the shifting nexus between the sexual and the economic across different regimes of accumulation. Baroque and incisive, this book will unsettle the most familiar of political categories.” – Melinda Cooper, author of Life as Surplus: Biotechnology and Capitalism in the Neoliberal Era

Bio: Angela Mitropoulos is a political theorist whose corpus spans the registers of radical movements and sustained philosophical enquiry. Her writing has appeared in numerous journals, including Social Text, South Atlantic Quarterly, Mute, Cultural Studies Review, Borderlands, and ephemera; and it has been widely translated, disseminated and taught in both academic and activist contexts.

[Contract & Contagion]


Jean Baudrillard, Per una critica dell’economia politica del segno

Posted: Marzo 24th, 2013 | Author: | Filed under: anthropos, au-delà, critica dell'economia politica, Marx oltre Marx, postcapitalismo cognitivo | Commenti disabilitati su Jean Baudrillard, Per una critica dell’economia politica del segno

di Giovanni Coppolino Billè

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Ci sono libri che fungono da cerniera tra una prima fase del pensiero di un autore e la sua produzione successiva, anzi è addirittura indispensabile che ci siano per comprendere l’intentio principaledell’autore. Sembrerebbe così anche per questo libro di Baudrillard, se non fosse per una consapevolezza già matura nel procedere invece per stratificazioni. Qui infatti non si tratta di collegare diversi temi di ricerca, ma di anticiparne alcuni trattandone altri, servendosi dell’analisi per giungere ad una sintesi da far esplodere poi di volta in volta, nelle angolature più riposte, in tutte le opere successive. Come in tutti i pensatori “maturi” dall’inizio (a cui per la verità non corrisponde subito una forma adeguata al pensiero, come a tratti emerge anche in questo lavoro di confine), Baudrillard ci invita a mettere da parte il nesso causale nella ricostruzione del suo pensiero, per pensare davvero tutto quanto e insieme, evitando la comodità filologica della catalogazione.

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Dalla fine delle sinistre nazionali ai movimenti sovversivi per l’Europa

Posted: Gennaio 26th, 2013 | Author: | Filed under: 99%, comune, crisi sistemica, postcapitalismo cognitivo, postoperaismo, Révolution | Commenti disabilitati su Dalla fine delle sinistre nazionali ai movimenti sovversivi per l’Europa

di TONI NEGRI

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I. Quando si dice globalizzazione dei mercati si intende che con essa vanno imponenti limiti alla sovranità dello Stato-nazione. Il fatto di non aver compreso la globalizzazione come un fenomeno irreversibile costituisce l’errore essenziale delle sinistre nazionali nell’Europa occidentale.

Fino alla caduta dell’Unione Sovietica la leadership americana consistette nel combinare, prudentemente ma con continuità, le specificità nazionali dei paesi compresi nelle alleanze occidentali (e nella Nato soprattutto) e la continuità dell’imperialismo classico, raggruppandoli dentro un dispositivo di antagonismo con il mondo del “socialismo reale”. Dal 1989 in poi, crollato il mondo sovietico, allo hard power della potenza americana si è man mano sostituito il soft power dei mercati: la libertà dei commerci e la moneta hanno subordinato, in quanto strumenti di comando, il potere militare e di polizia internazionale – il potere finanziario e la gestione autoritaria dell’opinione pubblica hanno d’altra parte costituito il campo sul quale soprattutto si è esercitata la nuova impresa politica di sostegno alla politica dei mercati. Il neoliberalismo si è fortemente organizzato a livello globale, gestisce l’attuale crisi economica e sociale a proprio vantaggio avendo verosimilmente davanti a se un orizzonte radioso…. A meno di rotture rivoluzionarie, non essendo immaginabile una trasformazione democratica e pacifica degli attuali ordinamenti politici del neoliberalismo sull’orizzonte globale.

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Travail, valeur et répartition dans le capitalisme cognitif

Posted: Gennaio 16th, 2013 | Author: | Filed under: comune, crisi sistemica, critica dell'economia politica, postcapitalismo cognitivo | 1 Comment »

Introduzione al numero della rivista European Journal of Economic and Social Systems (2011) dedicato al tema del capitalismo cognitivo e curato da CARLO VERCELLONE e DIDIER LEBERT.

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La notion de capitalisme cognitif désigne une transformation majeure dans les lois de fonctionnement de l’économie par rapport aux systèmes historiques d’accumulation, mercantiliste, puis industriel, qui l’ont précédé. Au cœur de cette transformation se trouve le passage du paradigme énergétique du travail propre au capitalisme industriel vers une nouvelle organisation sociale de la production, fondée sur la montée en puissance de la dimension cognitive et immatérielle du travail mais, plus globalement, celle du rôle de la connaissance. Dans cette évolution, ce sont le sens et les critères même de mesure des catégories fondamentales de l’économie politique qui en sortent déstabilisées : le travail, le capital, la valeur. Il en résulte, en même temps, un bouleversement profond des formes de la répartition des revenus, marqué notamment par le retour en force de la rente, sous ses différentes expressions, dont le fer de lance est la finance. La logique de la création de la valeur pour l’actionnaire, la croissance spectaculaire des revenus issus du patrimoine, la financiarisation de l’épargne salariale, la spéculation des marchés financiers sur la dette souveraine en Europe, sans oublier l’inflation des prix de l’immobilier et le renforcement des droits de propriété intellectuelle, en sont autant de preuves irréfutables. La rente définie, à la suite de Marx, comme un pur rapport de distribution dissocié de toute fonction positive dans l’organisation de la production, joue de plus en plus un rôle stratégique dans les mécanismes de captation de la valeur ainsi que dans les processus de désocialisation du commun[1].

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Bilancio di fine anno: verso lo stato di crisi permanente

Posted: Gennaio 16th, 2013 | Author: | Filed under: crisi sistemica, postcapitalismo cognitivo, Révolution | Commenti disabilitati su Bilancio di fine anno: verso lo stato di crisi permanente

di Andrea Fumagalli

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Il 2012 si chiude per l’Italia con un bilancio economico disastroso. Come ampiamente prevedibile, le politiche di austerity si sono rilevate un’autentica “macelleria sociale”. Per quanto possa valere come indicatore, il Pil si contrarrà a fine anno di oltre il 2,5%. Ciò significa che per raggiungere i livelli di ricchezza pre-crisi, ovvero della metà 2007, bisognerà attendere come minimo una decina d’anni a patto che l’economia cresca ad un saggio dell’1,5% annuo (fatto assai improbabile, visto che le previsioni per il 2013 vedono ancora un segno negativo). A fronte di un tasso d’inflazione medio del 3% annuo (con punte del 4,3% per quanto riguarda i beni di prima necessità), le retribuzioni sono mediamente aumentate di solo la metà, con un ulteriore perdita del potere d’acquisto dei redditi da lavoro. Il tasso di disoccupazione “ufficiale” ha superato l’11%; quello reale (tenendo conto anche dei cd. lavoratori scoraggiati, dei cassa integrati e dei sottoccupati involontari) supera il 20% e va aumentando[1]. Il numero dei precari – secondo gli ultimi dati della CGIA di Mestre[2] – è arrivato ad oltre 3,5 milioni, nonostante che sia stato il non rinnovo dei contratti precari ad alimentare prevalentemente la disoccupazione (in particolar modo, quella giovanile). Nel frattempo, è stata varata la riforma Fornero del mercato del lavoro, che allenta le garanzie dell’art. 18 (garanzie comunque già del tutto insufficienti e facilmente eludibili) e istituzionalizza la precarietà come rapporto tipico di lavoro grazie alla liberalizzazione dei contratti a termine. A partire dal 1 gennaio diventa poi operativo l’allungamento dell’età pensionabile, con effetti deleteri sul turn-over generazionale in un contesto che vede il tasso di disoccupazione giovanile superare il 37% con punte del 50% nel Mezzogiorno. Persino gli arrivi dei migranti si sono ridotti per le minor opportunità di lavoro, anche se in nero e con paghe da fame.

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Resistenza nel comune 1-2

Posted: Gennaio 13th, 2013 | Author: | Filed under: 99%, bio, comune, crisi sistemica, Marx oltre Marx, postcapitalismo cognitivo, Révolution | Commenti disabilitati su Resistenza nel comune 1-2

1) Pratiche di resistenza ai radicali della flessibiltà

di Paolo B. Vernaglione

27 saggi in oltre 500 pagine in Creative Commons, più, in appendice, un “oggetto socioartistico” del collettivo presque ruines con lo sguardo di Guattari su Kafka, che vale almeno il doppio del prezzo dei due volumi cartacei, pubblicati dalla casa editrice i libri di Emil (www.ilibridiemil.it). Si tratta di Mappe della Precarietà, a cura di Annalisa Murgia ed Emiliana Armano, ed è il primo lavoro di conricerca sitematico sulla precarietà in Italia, già solo per questo meritevole di esser letto e diffuso. E’ infatti una vera e propria impresa editoriale che attacca su tutti i piani e a tutti i livelli il regime del lavoro precario che il postfordismo consegna come lascito terrificante e ammaliante alla nostra modernità in crisi. Con un’attività davvero imponente di autoinchiesta dal 2010, a cui hanno risposto 60 tra ricercatori, dottorandi, collettivi di artisti, i due volumi costituiscono lo studio più accurato e insieme effervescente del mercato del lavoro degli anni Duemila. La scansione temporale del testo va considerata: tra gli sguardi teorici sulla “prima” precarietà degli anni Novanta, da quelli di Castell, Bourdieu, Beck, a Bologna e Fumagalli, ai recenti testi di Florida, Standing, Ross, milioni di vite sono state stritolate dalla macchina di governo che il capitalismo cognitivo e relazionale ha disposto. Ma, a differenza dei due scorsi decenni, in cui, come in molti dei saggi è scritto, le “politiche del lavoro” erano conseguenze delle lotte per l’estensione dello stato sociale, negli anni della crisi finanziaria le “riforme” della formazione e del lavoro invece di costituire un orizzonte di sicurezze nello scenario devastante dell’instabilità, si sono servite dei residui di governo pubblico dell’economia per approntare micidiali meccanismi di esclusione e marginalità.

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2) La libertà, nella rivolta del comune

di Paolo B. Vernaglione e Flavio Canuzzi

S. è uno studente-occupante che ha attraversato l’Onda del 2008, il conflitto sociale culminato nel 15 ottobre 2011 e le giornate della protesta studentesca e precaria del 14 novembre e del 6 dicembre del 2012. Scadenze in cui è cresciuto un movimento che dalla proposta di sciopero precario si è via via organizzato in pratiche di riappropriazione di tempi e spazi dell’abitare, della cultura e della socialità. Nei conflitti di lunga durata per un futuro sottratto al mercato si riconosce una forza di liberazione che confligge con le forze della repressione che la crisi ha innescato. Con S. abbiamo conversato, per farci raccontare quale nuova idea di libertà nasce dalla riappropriazione del comune.

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Marazzi: il baratro dell’economia liquida

Posted: Gennaio 9th, 2013 | Author: | Filed under: 99%, BCE, comune, crisi sistemica, critica dell'economia politica, postcapitalismo cognitivo | Commenti disabilitati su Marazzi: il baratro dell’economia liquida

di RADIO UNINOMADE

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Iniziamo dagli Stati Uniti. Tra la fine del 2012 e l’inizio del 2013, le cronache sono state dominate dal terrore del fiscal cliff e poi dall’accordo in extremis raggiunto da democratici e repubblicani, ancora una volta spaccati. Il debito pubblico americano è però sempre più grande e il baratro della recessione resta all’ordine del giorno. Cosa ci dice questa situazione sul prossimo futuro degli Stati Uniti e sull’amministrazione Obama, e quali conseguenze ha dal punto di vista globale?

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Questo non e’ un manifesto

Posted: Gennaio 5th, 2013 | Author: | Filed under: 99%, comune, critica dell'economia politica, Marx oltre Marx, postcapitalismo cognitivo, Révolution | Commenti disabilitati su Questo non e’ un manifesto

di Nicolas Martino

newyear2010

«E gli domandò: ‘Qual è il tuo nome?’. ‘Il mio nome è Legione – gli rispose – perché siamo in molti’» [Mc 5,9]. La moltitudine va esorcizzata, è il demoniaco per l’Occidente e la sua ontologia politica attraversata dall’ossessione dell’Uno. E intorno a questa ossessione si è organizzata la Modernità, l’ordine Sovrano che crea il Pubblico e il Privato, il Popolo e l’Individuo, Lo Stato e l’Identità, che neutralizzano la differenza, la maledetta multitudo. Ma quella Modernità è finita, è stata sconfitta – si è suicidata direbbe qualcuno – con il divenire mondo del capitale, nella fase della sussunzione reale della società sotto il capitale, quando cioè è la vita stessa che viene messa al lavoro e la misura del valore è sostituita dalla dismisura di un bìos che produce ricchezza e comune. La grande trasformazione però non è pacificazione, non segna la fine del conflitto e dell’antagonismo, come avrebbero voluto i cantori di un postmoderno debole e neomanierista che finiva per essere nient’altro che l’ideologia – consolatoria e apologetica – della controrivoluzione neoliberista degli anni Ottanta.

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Paolo Virno: L’Azione Innovativa

Posted: Gennaio 3rd, 2013 | Author: | Filed under: Archivio, epistemes & società, Marx oltre Marx, post-filosofia, postcapitalismo cognitivo, postoperaismo, Révolution | Commenti disabilitati su Paolo Virno: L’Azione Innovativa

http://www.youtube.com/watch?v=3AP2nO0Pang


Lazzarato: dopo la fine della rappresentanza

Posted: Dicembre 29th, 2012 | Author: | Filed under: comune, crisi sistemica, postcapitalismo cognitivo, postoperaismo, Révolution | Commenti disabilitati su Lazzarato: dopo la fine della rappresentanza

Disobbedienza e processi di soggettivazione

di Maurizio Lazzarato

Le forme collettive di mobilitazione politica contemporanea, che si tratti di sommosse urbane o di lotte sindacali, che siano pacifiche o violente, sono attraversate da una stessa problematica: il rifiuto della rappresentanza, la sperimentazione e l’invenzione di forme di organizzazione ed espressione in rottura con la tradizione politica moderna fondata sulla delega del potere a dei rappresentanti del popolo o delle classi. Il rifiuto di delegare la rappresentanza di ciò che è divisibile ai partiti e ai sindacati e la rappresentanza di ciò che è comune allo Stato, trova la sua origine in una nuova concezione dell’azione politica derivata dalla «rivoluzione» del ’68.

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