Posted: Ottobre 25th, 2014 | Author:agaragar | Filed under:arts, philosophia, psichè | Commenti disabilitati su La nozione mitica del valore in Grecia
di Louis Gernet
Esistono funzioni mentali, come quelle del diritto e dell’economia, di cui quasi dimentichiamo l’esistenza, e ciò perché operano nelle nostre società secondo un meccanismo da cui l’uomo potrebbe sembrare assente. Per riconoscerle come prodotti dello spirito, non dobbiamo inizialmente guardare al loro stato moderno: il diritto e l’economia hanno un passato di cui un’inconscia filosofia illuminista può far misconoscere la ricchezza; e proprio questo passato ha portato alla loro elaborazione. Una fra le ragioni d’essere più sicure della storia consiste nel restituire, dove può – e per quanto può -, le antiche condizioni nelle quali si possono cogliere meglio delle creazioni umane: lavoro in primo luogo di indagine psicologica.
Atlas of Transformation is a book with almost 900 pages. It is a sort of global guidebook of transformation processes. With structured entries, its goal is to create a tool for the intellectual grasping of the processes of social and political change in countries that call themselves “countries of transformation” or are described by this term. The Atlas of Transformation was first published in Czech and it contains more than 200 “entries” and key terms of transformation. Several dozen authors (more than 100) from the whole world contributed to this book and also some influential period texts were republished here.
Posted: Aprile 2nd, 2014 | Author:agaragar | Filed under:anthropos, philosophia | Commenti disabilitati su Umberto Galimberti
di CARLO CROSATO
Come interpretare una condizione d’essere in cui prevalgono le estasi temporali del passato e del presente e manca il pensiero del futuro? Come concepire il lavoro della consulenza filosofica o il sempre più difficile rapporto fra generazioni? Questi sono solo alcuni dei temi percorsi da Umberto Galimberti in questa intervista, in cui vengono anche toccati i temi più tradizionali della sua riflessione.
La casa editrice Mimesis ha appena pubblicato due nuovi testi di Cioran: L’intellettuale senza patria (una ampia intervista del 1983) e Il nulla (un epistolario pure risalente agli anni Ottanta).
A leggere queste due nuove, piccole tracce del Cioran degli ultimi anni, mi è venuto subito in mente un altro libro, scritto da Ermanno Cavazzoni, Il limbo delle fantasticazioni (Quodlibet 2009), in cui si discute del perché e del percome dello scrivere, della scelta di scrivere come forma di maniacalità, e più in generale sull’essere artisti.
Posted: Febbraio 22nd, 2014 | Author:agaragar | Filed under:philosophia | Commenti disabilitati su Modi di vivere – Giorgio Colli: una conoscenza per cambiare la vita
Il film, “Modi di vivere – Giorgio Colli: una conoscenza per cambiare la vita”, realizzato nel 1980 per RAI 2 da Mauro Misul, per la regia di Marco Colli, ripercorre le tappe principali della vita di Giorgio Colli, morto prematuramente l’anno prima, Nel film compaiono i familiari di Giorgio, sua moglie Annamaria ed i suoi figli, i suoi amici di sempre: Mazzino Montinari, Nino Cappelletti, Clara Valenziano, Gigliola Pasquinelli, Alessandro Fersen, i suoi tre editori: Giulio Einaudi, Paolo Boringhieri, Luciano Foà, i luoghi e le città dove ha vissuto: Torino, Lucca, Firenze. Compare anche Giorgio, in un brano di un’intervista RAI concessa a Enzo Siciliano. Compare infine Carmelo Bene che legge brani tratti dall’edizione critica di Nietzsche e da tutte le opere pubblicate fino a quel momento di Giorgio Colli.
È in uscita per Mimesis “Il Transindividuale. Soggetti, relazioni, mutazioni”, una raccolta di studi sulla questione del transindividuale curata da Etienne Balibar e Vittorio Morfino. Qui, per gentile concessione dei curatori, anticipiamo lo stesso saggio di Balibar, in cui il filosofo francese conduce un’analisi particolareggiata del significato filosofico della Sesta Tesi di Marx su Feuerbach.
Analizzando la svolta liberista delle socialdemocrazie europee, Luciano Gallino1 parla di “cattura cognitiva”, riferendosi alla doppia capitolazione delle organizzazioni tradizionali del movimento operaio di fronte alla controrivoluzione neoliberista: mancata opposizione agli attacchi del nemico di classe e sostanziale accettazione dei suoi paradigmi teorici (Gramsci avrebbe parlato di egemonia e di rivoluzione passiva). In un testo recente2, ho tentato di dimostrare come il processo di cattura cognitiva sia andato ben oltre i confini della socialdemocrazia, coinvolgendo anche la cultura dei movimenti e delle sinistre radicali. La breccia che ha consentito lo “sfondamento” del fronte ideologico anticapitalista è stata la rinuncia a descrivere il conflitto sociale in termini di lotta di classe. Nel testo citato nella nota precedente, ho messo al centro della mia analisi critica: 1) i “nuovi movimenti” che, dall’inizio degli anni Ottanta, hanno progressivamente spostato l’asse dei conflitti sociali verso le contraddizioni di genere, le tematiche ambientali e la lotta per l’estensione dei diritti individuali nel quadro della “democrazia reale” (con estrema approssimazione, si potrebbe parlare di uno slittamento dalla lotta per l‘uguaglianza socioeconomica alla lotta per il riconoscimento delle differenze culturali); 2) la lunga deriva del pensiero post-operaista, a sua volta in progressivo allontanamento dal concetto di classe. In questa sede mi occuperò esclusivamente di questo secondo bersaglio polemico, concentrando l’attenzione su un testo di Maurizio Lazzarato (3) che ho potuto leggere solo successivamente alla pubblicazione del mio ultimo libro.
Confesso di aver seguito con un certo distacco, e anche un po’ di fastidio, il nascere del “Nuovo Realismo”, del cui testo fondante molte cose non mi convincevano, e continuano a non convincermi. Del resto, non essendo mai stato “post-modern”, non mi convinceva neanche l’eventuale difesa del bersaglio polemico. E, se devo dirla tutta, l’ambiente “Italian Theory” – tradotto come mangio: l’Italietta accademica che ha il suo quarto d’ora di notorietà modaiola, ora che il vestitino “French Theory” s’è sdrucito a furia di strofinature, nei McDonald culturali americani – mi faceva venire in mente il Poeta di Pavana: “di solito ho da far cose più serie, costruire su macerie, o mantenermi vivo”.