Il sapere. Corso su Michel Foucault (1985-1986)

Posted: Giugno 15th, 2014 | Author: | Filed under: anthropos, arts, au-delà, Deleuze, epistemes & società, Foucault, Marx oltre Marx, post-filosofia | Commenti disabilitati su Il sapere. Corso su Michel Foucault (1985-1986)

Gilles

Anticipiamo qui un estratto dal volume Il sapere in libreria nei prossimi giorni per corte ombre . Con questo volume inizia la pubblicazione del Corso che Gilles Deleuze dedicò all’opera dell’amico a un anno di distanza dalla scomparsa. Sotto il titolo Il sapere – seguendo il suggerimento che lo stesso Deleuze sembra indicare individuando tre assi di sviluppo nell’opera di Foucault: il sapere, il potere e il desiderio – si presentano le prime otto lezioni, tenute tra l’ottobre e il dicembre del 1985. Deleuze si propone di elaborare una ricostruzione sistematica del pensiero di Foucault, considerato come filosofo a tutti gli effetti. L’itinerario proposto parte da quello che viene colto come un primo asse, relativo al problema e al concetto di sapere. L’analisi sulle condizioni di possibilità dell’enunciabile e del visibile sfocia in una ricerca filosofica sull’essere del linguaggio e della luce, in opposizione allo strutturalismo, alla fenomenologia e alla linguistica. A emergere è una concezione complessa e originale dei legami tra le visibilità e gli enunciati, che si definisce mettendo Foucault in relazione con Kant e Blanchot, con il cinema di Syberberg, degli Straub o di Duras, oltre che con la scrittura di Raymond Roussel.

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decennio rosso

Posted: Giugno 11th, 2014 | Author: | Filed under: Archivio, comunismo, Marx oltre Marx, postoperaismo, Révolution | Commenti disabilitati su decennio rosso

di Maurizio «Gibo» Gibertini e Roberto Rosso

Potere-operaio

Cosa è stato dav­vero il «decen­nio rosso»? Quali sono stati i fatti salienti e i pro­ta­go­ni­sti reali di que­gli anni ’70 sui quali con­ti­nuano a uscire libri a raf­fica, ma quasi sem­pre cen­trati su armi e armati, oppure, ma in misura già infi­ni­ta­mente minore, sulle peral­tro glo­riose orga­niz­za­zioni extra­par­la­men­tari? Chi, da quel qua­dro del pas­sato spesso bugiardo e ado­pe­rato ad arte per con­di­zio­nare il pre­sente, è stato espunto, rimosso e can­cel­lato? Almeno quest’ultima rispo­sta è sem­plice: a essere stati can­cel­lati dalla memo­ria sono stati gli ope­rai, veri «per­so­naggi prin­ci­pali» del decen­nio più denso di con­flitti nella sto­ria ita­liana, le loro lotte duris­sime, la loro rab­bia, il potere che erano riu­sciti a con­qui­stare nelle fab­bri­che.
Un gruppo di pro­ta­go­ni­sti di quella sto­ria prova ora a col­mare un vuoto di memo­ria che minac­cia di tra­sfor­marsi in defi­ni­tivo stra­vol­gi­mento della sto­ria. Tra que­sti Mau­ri­zio «Gibo» Giber­tini, ex mili­tante dell’Autonomia mila­nese, e Roberto Rosso, prima diri­gente di Lotta con­ti­nua a Milano, poi tra i fon­da­tori di Prima Linea.

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Legalità. Oltre il cretinismo e il romanticismo

Posted: Maggio 23rd, 2014 | Author: | Filed under: 99%, au-delà, bio, comune, digital conflict, epistemes & società, Foucault, Marx oltre Marx, postcapitalismo cognitivo, Révolution | Commenti disabilitati su Legalità. Oltre il cretinismo e il romanticismo

Legalità. Oltre il cretinismo e il romanticismo

di UGO MATTEI e MICHELE SPANÒ

sessantotto19

[Questo contributo è parte del volume Genealogie del presente. Lessico politico per tempi interessanti, a cura di Federico Zappino, Lorenzo Coccoli e Marco Tabacchini, Mimesis, Milano 2014]

Difficile, per non dire impossibile, affrontare la legalità come un concetto dotato di autonoma consistenza. E ciò non già per la ragione banale per cui tutti i concetti politico-giuridici sono “essentially contested”, ma per almeno due altri e più rilevanti motivi: il primo è che, almeno nella modernità, è stato impensabile trattare di legalità prescindendo dal suo concetto gemello: quello di legittimità; il secondo è quello che – considerandola in crisi permanente – impedisce di rivolgersi alla legalità altrimenti che nel modo della critica.

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L’uso e la norma

Posted: Maggio 14th, 2014 | Author: | Filed under: 99%, au-delà, comune, comunismo, epistemes & società, Marx oltre Marx, post-filosofia | Commenti disabilitati su L’uso e la norma

di Augusto Illuminati

sessantotto15

Il ciclo dedicato dalla Lum dedicato all’uso ha già fornito una messe di problemi e suggerimenti di grande interesse, di cui è apparsa subito chiara la connessione con i punti ciechi non solo della teoria ma anche della prassi politica in cui siamo coinvolti. Uso e istituzione da un lato hanno a che fare, come alternativa, con un’ontologia della trascendenza, dall’altro investono in diretta l’ideologia della legittimità, insomma se questo sia il solo mondo possibile, cui al massimo opporre un altro mondo speculare fondato sull’inversione di tutti i valori e le pratiche. L’uso, invece, ci è sembrato fertile per tracciare un sentiero fra i due poli astratti di un potere sempre ineludibile e malvagio e l’assenza di potere o la rinuncia ad esso, fra qualsiasi arché (comando, principio, effettualità egemonica) e an-archia.

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Valore d’uso

Posted: Maggio 14th, 2014 | Author: | Filed under: anthropos, comune, comunismo, critica dell'economia politica, Marx oltre Marx, postoperaismo | Commenti disabilitati su Valore d’uso

di Sandro Mezzadra

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1. “Il movimento del valore d’uso”. Così, in un articolo pubblicato sul primo numero di “Metropoli” (Prima pagano, meglio è), Franco Piperno definiva i comportamenti sociali che avevano violentemente acquisito visibilità e forza attorno al ’77: “queste nuove forme di vita che pretendono di usare tutta la ricchezza disponibile e intendono lavorare solo quando attività e bisogno coincidono”. Era il 1979, era passato da poco aprile, e Piperno scommetteva sulla continua moltiplicazione ed espansione di una “domanda selvaggia di una vita quotidiana degna di essere vissuta”, a un tempo esito e motore del lungo Sessantotto italiano. Si cercherebbe invano nell’articolo di Piperno una “teoria” del valore d’uso, ma il riferimento alla categoria è di per sé significativo. Anche al di fuori dell’Italia, negli anni Sessanta e Settanta, non erano mancati usi originali del concetto di valore d’uso (se mi si passa il bisticcio). Ne menziono soltanto uno, in qualche modo suggerito dal riferimento alla “vita quotidiana” da parte di Piperno. Henri Lefebvre costruì interamente la sua teoria dell’urbano attorno alla connessione tra uso, valore d’uso e “opera”, distinguendo quest’ultima dal “prodotto”, legato a doppio filo al valore di scambio. La storia dell’industrializzazione è, nella prospettiva di Lefevbre, storia dell’esplosione e della catastrofe dell’urbano, lacerato nella sua natura appunto di “opera” dalla generalizzazione dello scambio, dal divenire merce del suolo e dalla rottura dello specifico rapporto tra potere e collettività che aveva caratterizzato la città tradizionale. Erano semmai le lotte urbane, unificate dalla rivendicazione al “diritto alla città”, a ricollegarsi su basi completamente nuove alla città come “opera”: queste lotte e queste pratiche di appropriazione apparivano coerentemente a Lefebvre come un movimento del valore d’uso.

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Communism of Capital and Cannibalism of the Common

Posted: Maggio 13th, 2014 | Author: | Filed under: 99%, anthropos, au-delà, bio, comune, comunismo, Marx oltre Marx, posthumanism, postoperaismo, Révolution | 6 Comments »

by Matteo Pasquinelli

matteo

Today a weird process of over-identification is occurring between the archetypes of capitalism and communism at different scales, expanding the feeling of political impasse but at the same time suggesting new spaces of conflict. First, for the irony of fate, a communist state formally ruled by a communist party — China — has become the leading capitalist superpower. […] Second, exactly 20 years after the fall of the Berlin Wall, a global credit crunch have forced western governments to nationalize de facto many private banks openly infringing one of the basic commandments of neoliberal monotheism. […] Third, the new libertarian business models that are born out of digital networks celebrate and locate the common at the center of their mode of production. The new “wealth of networks” is to be based on the “creative commons” and “peer production” of online multitudes, Yoachai Benkler is suggesting to ICT giants like IBM, whereas Wired editor Kevin Kelly confirms that a “new socialism” and a “global collectivist society” is materializing thanks to the internet. These three examples, however, refers just to the surface of economic chronicles: the ‘communism of capital’ has its roots in a more general process of financialization of the whole life that has to be unpacked properly ().

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Lazzarato: il rifiuto del lavoro

Posted: Aprile 27th, 2014 | Author: | Filed under: 99%, au-delà, bio, comune, comunismo, epistemes & società, Marx oltre Marx, post-filosofia, postoperaismo, Révolution | Commenti disabilitati su Lazzarato: il rifiuto del lavoro

intervista a Maurizio Lazzarato di Davide Gangale

rifiuto

«Io non ho deciso di andare all’estero, come fanno oggi tanti giovani della tua età. Io sono scappato all’estero perché avevo un mandato di cattura. Ero un militante di Autonomia Operaia, che è stata una grande esperienza politica, anche se minoritoria, del processo di trasmissione dalla vecchia composizione di classe alla nuova. Non ci pensavo proprio, io, al futuro. Una volta arrivato in Francia mi sono rimesso a studiare. Ma sono precario ancora adesso.»

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Negri: La Comune della cooperazione sociale

Posted: Aprile 27th, 2014 | Author: | Filed under: 99%, anthropos, au-delà, bio, comune, comunismo, crisi sistemica, critica dell'economia politica, epistemes & società, Marx oltre Marx, postcapitalismo cognitivo, postoperaismo, Révolution | Commenti disabilitati su Negri: La Comune della cooperazione sociale

di FEDERICO TOMASELLO

tatoo

(Domanda). Ormai diversi anni fa, alcuni tuoi scritti riguardanti l’oggetto di questa intervista sono stati raccolti in un testo il cui titolo, Dalla fabbrica alla metropoli, rimanda all’adagio secondo cui la metropoli sta alla moltitudine come, una volta, la fabbrica stava alla classe operaia. Vorrei oggi parlare con te di cosa le trasformazioni, i movimenti e la crisi globale di questi anni ci dicono rispetto all’analisi della metropoli intesa come griglia analitica attraverso cui è possibile rileggere e interpretare molte categorie di lettura del presente. Recentemente – in particolare nell’intervento Per la costruzione di coalizioni moltitudinarie in Europa – hai fatto cenno all’esigenza di sottoporre a verifica critica alcune categorie consolidate dell’esperienza post-operaista: vorrei chiederti anzitutto se ritieni che anche questo schema di lettura del rapporto fra metropoli e moltitudine debba essere sottoposto a verifica e aggiornamento.

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Foucault

Posted: Aprile 26th, 2014 | Author: | Filed under: anthropos, au-delà, bio, epistemes & società, Foucault, Marx oltre Marx, post-filosofia | Commenti disabilitati su Foucault

Conferenze varie di Michel Foucault (audio)

Michel

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Abstract Materialism: Sohn-Rethel and the Task of a Materialist Philosophy Today

Posted: Aprile 16th, 2014 | Author: | Filed under: anthropos, au-delà, bio, comune, digital conflict, epistemes & società, hacking, Marx oltre Marx, post-filosofia, postoperaismo, Révolution | 7 Comments »

by Unemployed Negativity

This is the longer version of an old conference paper . It never quite became publishable; it is left here to the gnawing criticism of digital mice.

erik3

Materialism has always been the bastard stepson of philosophy. Its very position is paradoxical, if not impossible. It must use concepts and arguments to conceptualize and argue against the primacy of concepts and argument. This perennial problem is even worse today. If Marx was in some sense the most sophisticated materialist philosopher, elevating the material beyond the brute materiality of the body, to locate the material in the reality of production and the conflicted terrain of social relations, then one could argue that even this version of materialism is in jeopardy today. The economy, the last instance of materialist philosophy after Marx, can no longer be identified with the machines and noise of the factory, it has become digital, immaterial. What then remains of materialism when the economy has become ideal, determined more and more by the idealist category par excellence, speculation, and even labor has been declared immaterial, intersecting with beliefs and desires? At least the beginning of a response can be found in the seemingly paradoxical concept of “real abstraction.” This term, introduced by Marx, takes on a central importance in the work of Alfred Sohn-Rethel, where it is no longer a methodological necessity, but the cornerstone of a philosophy that seeks to understand the material basis of abstraction itself.

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Di Matteo Pasquinelli e Wietske Maas vedi: MANIFESTO DEL CAPITALISMO URBANO