Posted: Gennaio 30th, 2013 | Author: agaragar | Filed under: arts, critica dell'economia politica, Marx oltre Marx, post-filosofia | Commenti disabilitati su Karl Marx’s Grundrisse
di ANTONIO NEGRI
1. Cominciai a lavorare sui Grundrisse negli anni ’60. Quando cominciai ero comunista da parecchio tempo, non ancora marxista. Avevo lavorato molto su Kant, Hegel, e il neokantismo, Max Weber, Lukacs e poi, infine, all’inizio degli anni ’60, avvicinandomi ai 30 anni, avevo cominciato a leggere Il Capitale. Già prima ero passato attraverso le interpretazioni alla moda del giovane Marx: i Frühschriften li avevo letti e discussi (in Francia, in Italia, in Germania – non si può immaginare l’intensità delle emozioni sollevate da quella “scoperta”!) nel clima di un certo esistenzialismo umanistico. Ne trassi le stesse ambivalenti (se non equivoche) impressioni che avevo avute studiando il marxismo sartriano. Di conseguenza non avevo avuto difficoltà a cogliere una certa ragionevolezza nella “cesura epistemologica” che Althusser aveva proclamato. Questa cesura non rappresentava per me un elemento né rilevante né decisivo dal punto di vista filologico: lo era piuttosto (come d’altronde voleva Althusser) dal punto di vista di un’ermeneutica politica e polemica “situata” (come, appunto, in un Kampf-platz) del pensiero rivoluzionario, nell’epoca delle ultime smanie dell’hegelismo dialettico – in occidente come in oriente. Il materialismo marxiano mi sembrava divenire “intero” proprio passando attraverso questa rottura – rottura anti-umanista, nel senso che le illusioni dell’umanesimo borghese sarebbero state a quel punto definitivamente scacciate – e soprattutto nel senso che la dialettica hegeliana era effettivamente messa da parte. Per noi, educati nell’hegelismo e alle infinite variazioni della “coscienza infelice”, questo passaggio era necessario: costituiva una propedeutica alla militanza rivoluzionaria.
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Posted: Gennaio 13th, 2013 | Author: agaragar | Filed under: 99%, bio, comune, crisi sistemica, Marx oltre Marx, postcapitalismo cognitivo, Révolution | Commenti disabilitati su Resistenza nel comune 1-2
1) Pratiche di resistenza ai radicali della flessibiltà
di Paolo B. Vernaglione
27 saggi in oltre 500 pagine in Creative Commons, più, in appendice, un “oggetto socioartistico” del collettivo presque ruines con lo sguardo di Guattari su Kafka, che vale almeno il doppio del prezzo dei due volumi cartacei, pubblicati dalla casa editrice i libri di Emil (www.ilibridiemil.it). Si tratta di Mappe della Precarietà, a cura di Annalisa Murgia ed Emiliana Armano, ed è il primo lavoro di conricerca sitematico sulla precarietà in Italia, già solo per questo meritevole di esser letto e diffuso. E’ infatti una vera e propria impresa editoriale che attacca su tutti i piani e a tutti i livelli il regime del lavoro precario che il postfordismo consegna come lascito terrificante e ammaliante alla nostra modernità in crisi. Con un’attività davvero imponente di autoinchiesta dal 2010, a cui hanno risposto 60 tra ricercatori, dottorandi, collettivi di artisti, i due volumi costituiscono lo studio più accurato e insieme effervescente del mercato del lavoro degli anni Duemila. La scansione temporale del testo va considerata: tra gli sguardi teorici sulla “prima” precarietà degli anni Novanta, da quelli di Castell, Bourdieu, Beck, a Bologna e Fumagalli, ai recenti testi di Florida, Standing, Ross, milioni di vite sono state stritolate dalla macchina di governo che il capitalismo cognitivo e relazionale ha disposto. Ma, a differenza dei due scorsi decenni, in cui, come in molti dei saggi è scritto, le “politiche del lavoro” erano conseguenze delle lotte per l’estensione dello stato sociale, negli anni della crisi finanziaria le “riforme” della formazione e del lavoro invece di costituire un orizzonte di sicurezze nello scenario devastante dell’instabilità, si sono servite dei residui di governo pubblico dell’economia per approntare micidiali meccanismi di esclusione e marginalità.
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2) La libertà, nella rivolta del comune
di Paolo B. Vernaglione e Flavio Canuzzi
S. è uno studente-occupante che ha attraversato l’Onda del 2008, il conflitto sociale culminato nel 15 ottobre 2011 e le giornate della protesta studentesca e precaria del 14 novembre e del 6 dicembre del 2012. Scadenze in cui è cresciuto un movimento che dalla proposta di sciopero precario si è via via organizzato in pratiche di riappropriazione di tempi e spazi dell’abitare, della cultura e della socialità. Nei conflitti di lunga durata per un futuro sottratto al mercato si riconosce una forza di liberazione che confligge con le forze della repressione che la crisi ha innescato. Con S. abbiamo conversato, per farci raccontare quale nuova idea di libertà nasce dalla riappropriazione del comune.
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Posted: Gennaio 5th, 2013 | Author: agaragar | Filed under: 99%, comune, critica dell'economia politica, Marx oltre Marx, postcapitalismo cognitivo, Révolution | Commenti disabilitati su Questo non e’ un manifesto
di Nicolas Martino
«E gli domandò: ‘Qual è il tuo nome?’. ‘Il mio nome è Legione – gli rispose – perché siamo in molti’» [Mc 5,9]. La moltitudine va esorcizzata, è il demoniaco per l’Occidente e la sua ontologia politica attraversata dall’ossessione dell’Uno. E intorno a questa ossessione si è organizzata la Modernità, l’ordine Sovrano che crea il Pubblico e il Privato, il Popolo e l’Individuo, Lo Stato e l’Identità, che neutralizzano la differenza, la maledetta multitudo. Ma quella Modernità è finita, è stata sconfitta – si è suicidata direbbe qualcuno – con il divenire mondo del capitale, nella fase della sussunzione reale della società sotto il capitale, quando cioè è la vita stessa che viene messa al lavoro e la misura del valore è sostituita dalla dismisura di un bìos che produce ricchezza e comune. La grande trasformazione però non è pacificazione, non segna la fine del conflitto e dell’antagonismo, come avrebbero voluto i cantori di un postmoderno debole e neomanierista che finiva per essere nient’altro che l’ideologia – consolatoria e apologetica – della controrivoluzione neoliberista degli anni Ottanta.
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Posted: Dicembre 22nd, 2012 | Author: agaragar | Filed under: anthropos, bio, comune, critica dell'economia politica, Marx oltre Marx, postcapitalismo cognitivo, Révolution | Commenti disabilitati su Virno: lo stato di eccezione proclamato dal basso
Marco Scotini intervista Paolo Virno
Vorrei ripartire dal tuo testo Virtuosismo e Rivoluzione apparso nel lontano ‘93 sulla rivista «Luogo Comune» per affrontare quello strano soggetto politico che definiamo disobbedienza. Facendo seguito alla riflessione sulla «disobbedienza civile» di stampo liberale, e molto lontano da questa, proponevi allora un’idea di disobbedienza sociale (o di disobbedienza radicale) che sarebbe diventata una delle parole-chiave per identificare l’azione del movimento globale. Dopo quel tuo intervento (confluito poi nella Grammatica della moltitudine) altri contributi teorici rilevanti non mi sembra ci siano stati.
Per me il problema era quello di pensare a una forma di disobbedienza radicale, tale cioè da andare al nocciolo stesso della forma moderna di Stato. Non si trattava e non si tratta di disobbedire a una legge reputata ingiusta in nome di un’altra legge, di una legge più basilare o di una legge anteriore e più autorevole, come per esempio il dettato costituzionale. Questo naturalmente è possibile ma non è il nostro problema. Il nostro problema è corrodere quello stesso obbligo di obbedienza, ancora vuoto di contenuti, che precede le singole leggi e che sta alla base dell’istituzione dello Stato moderno. Come a dire: lo Stato si forma su un obbligo preventivo a obbedire alle leggi che verranno, quali che esse siano. È una sorta di obbligo preliminare che si tratta di mettere in questione. In sostanza la domanda fondamentale per ogni riflessione sulle istituzioni politiche è: perché bisogna obbedire? Se si risponde a questa domanda dicendo «perché lo impone la legge» ci si condanna a un regresso all’infinito, nel senso che è fin troppo facile – a quel punto – chiederci: «Perché bisogna obbedire alla legge? alla legge che impone l’obbedienza?» e così via, naturalmente… Su che cosa si può fondare l’obbedienza? Su un’altra legge ancora? Ma non c’è termine a questo pensiero, non c’è un punto d’arrivo.
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Posted: Ottobre 9th, 2012 | Author: agaragar | Filed under: comune, Marx oltre Marx, Révolution | Commenti disabilitati su La costituzione del comune
SEMINARIO, Roma, 27-28 ottobre 2012
Uninomade 2.0 al Teatro Valle Occupato
Il marchese di Condorcet e Thomas Jefferson conoscevano bene la forza e l’importanza delle Costituzioni. Eppure, entrambi concordavano sul fatto che nessuna Costituzione potesse essere considerata eterna. Anzi, ogni generazione – sostenevano questi padri del costituzionalismo moderno – avrebbe diritto a scrivere una nuova costituzione. Sapevano bene, Jefferson e Condorcet, che le costituzioni nascono da precise mediazioni storiche, traducono equilibri contingenti, e che il rapporto tra qualsiasi “diritto costituzionale” costituito e processi costituenti non può mai essere chiuso definitivamente.
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Posted: Settembre 23rd, 2012 | Author: agaragar | Filed under: Marx oltre Marx | Commenti disabilitati su Cambiare cavallo
di Anselm Jappe
traduzione a cura di Alessandro Simoncini
«Quando gli artigiani comunisti si riuniscono, essi hanno primamente come scopo la dottrina, la propaganda, ecc. Ma con ciò si appropriano insieme di un nuovo bisogno, del bisogno della società, e ciò che sembra un mezzo, è diventato scopo. Questo movimento pratico può essere osservato nei suoi risultati più luminosi, se si guarda ad una riunione di “ouvriers” socialisti francesi. Fumare, bere, mangiare, ecc. non sono più puri mezzi per stare uniti, mezzi di unione. A loro basta la società, l’unione, la conversazione che questa società ha a sua volta per iscopo; la fratellanza degli uomini non è presso di loro una frase, ma una verità, e la nobiltà dell’uomo s’irradia verso di noi da questi volti induriti dal lavoro».[1]
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Posted: Settembre 15th, 2012 | Author: agaragar | Filed under: crisi sistemica, critica dell'economia politica, Marx oltre Marx, postcapitalismo cognitivo, Révolution | Commenti disabilitati su biocapitalismo
Scuola Esitiva UniNomade: Conricerca e biocapitalismo – registrazioni audio
Ascolta tutti gli audio delle relazioni, delle discussioni e dei workshop nelle quattro giornate della prima Summer School di UniNomade.
6 settembre Biocapitalismo e costituzione politica del presente
Introduzione: Carlo Romagnoli
Toni Negri parte prima – parte seconda
7 settembre Critica marxiana dell’economia politica e suoi sviluppi in epoca di biocapitalismo cognitivo
Benedetto Vecchi
Matteo Pasquinelli
Toni Negri
Discussione
Workshop: inchiesta e conricerca.
Introduzione: Gigi Roggero
Discussione parte prima – parte seconda – parte terza – parte quarta e conclusioni
8 settembre Rendita e biopotere: socializzazione del reddito e rifiuto del debito
Christian Marazzi
Stefano Lucarelli
Maurizio Lazzarato
Discussione
Workshop: processi di socializzazione del reddito e di rifiuto del debito
Introduzione: Andrea Fumagalli, Sandro Chignola, Francesco Festa
Discussione parte prima – parte seconda – parte terza – parte quarta e conclusioni
9 settembre La fabbrica della strategia ai tempi delle moltitudini. Riproduzione sociale, biopolitica e resistenze.
Introduzione: Anna Curcio
Cristina Morini
Roberta Pompili
Renato Busarello
Giso Amendola
Discussione e conclusioni
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Posted: Settembre 13th, 2012 | Author: agaragar | Filed under: crisi sistemica, critica dell'economia politica, Marx oltre Marx, postoperaismo | Commenti disabilitati su Marazzi: la moneta del comune
Summer School: la moneta del comune
di CHRISTIAN MARAZZI
A me sta il compito di tentare di inquadrare la situazione così come si è venuta a determinare recentemente fino alle ultime decisioni prese dalla BCE. Quando si seguono le vicende monetarie e finanziarie si viene travolti dal divenire della situazione e molto spesso non si riesce a riflettere oltre queste stesse questioni finanziarie. La colonizzazione finanziaria della mente è qualcosa di reale, ma credo che almeno su tre cose sia importante soffermarsi:
la prima questione è come si è arrivati a queste ultime misure prese dalla BCE in questi giorni e con gli effetti euforici che hanno provocato sui mercati;
la seconda ha a che fare con il rompicapo della moneta unica. Come ci posizioniamo noi di fronte al dilemma relativo alla sopravvivenza dell’Unione Monetaria Europea?;
il terzo punto credo che sia un inizio di riflessione su questa categoria che abbiamo buttato lì, ma che mi sembra potenzialmente interessante per lo meno sotto un profilo politico, la moneta del Comune.
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Posted: Settembre 1st, 2012 | Author: agaragar | Filed under: comune, crisi sistemica, critica dell'economia politica, Marx oltre Marx, postcapitalismo cognitivo | Commenti disabilitati su Valore e debito
Il numero della bestia collettiva. Sulla sostanza del valore nell’era della crisi del debito
di MATTEO PASQUINELLI
Non si legge Marx per avere una grammatica con cui descrivere a posteriori e dogmaticamente le lotte sociali (come fa la corrente detta ‘Hysterical Materialism’), ma lo si studia per vedere come i rapporti di produzione e il conflitto abbiano dato forma ai suoi concetti dall’interno.
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