Posted: Ottobre 9th, 2013 | Author: agaragar | Filed under: anthropos, bio, epistemes & società, racisme | Commenti disabilitati su Decolonizzare la cultura. Razza, sapere e potere: genealogie e resistenze
Intervista a L. Franceschini autore del volume “Decolonizzare la cultura. Razza, sapere e potere: genealogie e resistenze” a cura di F. Della Sala.
F. Della Sala: Ci troviamo qui con Leonardo Franceschini per presentare il suo libro dal titolo “Decolonizzare la cultura. Razza, sapere e potere: genealogie e resistenze“. Come da titolo, il saggio propone di analizzare il concetto e le forme del razzismo attraverso un dettagliato percorso storico e filosofico. Prima di affrontare i temi trattati nello scritto, è bene comprendere le motivazioni che hanno portato alla sua stesura. Oggi il problema del razzismo viene trattato con urgenza dai media, dalla politica ma anche gli stessi intellettuali, filosofi e letterati che hanno denunciato a più riprese il fenomeno. E’ però interessante notare come, malgrado ciò, sembra che il Suo lavoro metta in discussione queste posizioni, in quanto solo apparentemente critiche. Anzi, nella conferenza da Lei tenuta a Barcellona dichiara apertamente che le campagne antirazziste dei media e della politica sono in realtà limitanti, in quanto solo “una delocalizzazione epistemica” può realmente produrre risultati concreti nella lotta contro il fenomeno del razzismo. Per riassumere, la sua posizione è dunque apertamente critica nei confronti del razzismo, ma anche profondamente scettica verso l’atteggiamento antirazzista sino ad oggi proposto. Partendo da simili premesse, quali sono state le motivazioni che hanno portato alla stesura di questo libro che, in tal senso, pretende di far maggior luce sul fenomeno razzista anche in quelle zone d’ombra spesso dimenticate da giornalisti, politici ed intellettuali?
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qui la seconda parte dell’intervista
Posted: Ottobre 9th, 2013 | Author: agaragar | Filed under: 99%, comune, comunismo, crisi sistemica, critica dell'economia politica, donnewomenfemmes, epistemes & società, Marx oltre Marx, postoperaismo, Révolution | Commenti disabilitati su Inchiesta operaia e lavoro di riproduzione
di ALISA DEL RE
Pubblichiamo il contributo di Alisa Del Re all’ultimo numero di Viewpoint Magazine sull’inchiesta operaia, appena pubblicato
Uso politico dell’inchiesta operaia
La proposta originaria di una “inchiesta statistica sulla situazione delle classi lavoratrici” fu formulata per la prima volta da Marx nelle Istruzioni per i delegati del consiglio centrale provvisorio dell’associazione internazionale dei lavoratori, nel 1867, poi ripresa nel 1880. L’intento era di portare alla luce quei “fatti e misfatti”, relativi all’organizzazione del lavoro e al processo di produzione e di vita, che il potere borghese deliberatamente occulta o quanto meno mistifica.
Nel 1964 Raniero Panzieri[1] interviene sul tema “Scopi politici dell’inchiesta”[2] presentandolo in questi termini: “Noi abbiamo degli scopi strumentali, evidentemente molto importanti, che sono rappresentati dal fatto che l’inchiesta è un metodo corretto, efficace e politicamente fecondo per prendere contatto con gli operai singoli e gruppi di operai. Questo è uno scopo molto importante: non solo non c’è uno scarto, un divario e una contraddizione tra l’inchiesta e questo lavoro di costruzione politica, ma l’inchiesta appare come un aspetto fondamentale di questo lavoro di costruzione politica. Inoltre il lavoro a cui l’inchiesta ci costringerà, cioè un lavoro di discussione anche teorica tra i compagni, con gli operai ecc., è un lavoro di formazione politica molto approfondita e quindi l’inchiesta è uno strumento ottimo per procedere a questo lavoro politico”.
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Posted: Ottobre 9th, 2013 | Author: agaragar | Filed under: 99%, arts, au-delà, bio, crisi sistemica, digital conflict, epistemes & società, post-filosofia, postcapitalismo cognitivo, postoperaismo, Révolution | Commenti disabilitati su DOPO IL FUTURO:DAL FUTURISMO AL CYBERPUNK.L’ESAURIMENTO DELLA MODERNITA’
di Tiziana Terranova
Bifo_futuroFranco Berardi (Bifo), Dopo il futuro: Dal Futurismo al Cyberpunk. L’esaurimento della Modernità, DeriveApprodi, Roma 2013, pp. 136, € 14.00
In una delle sue lezioni al Collège de France, Michel Foucault offre questa spiegazione del rapporto tra il sapere dell’intellettuale e la lotta. Non spetta all’intellettuale esortare il popolo alla lotta (‘battetevi contro questo in tale o talaltro modo’), piuttosto quello che il sapere dovrebbe fare è dire, rivolgendosi a coloro che vogliono lottare, ‘se volete lottare, ecco dei punti chiave, delle linee di forza, delle zone di chiusura e di blocco’1. È chiaro che nonostante il titolo del nuovo libro di Franco Berardi sia carico di parole quale ‘dopo il futuro’ e ‘esaurimento’, esso non può fare a meno o non intende dissaduere dalla lotta, dalla ricreazione del futuro, non è un libro cioè che ci dissuade da quell’atto fondamentale per qualsiasi pratica politica costituente che è credere nel mondo. E tuttavia, da schizoanalista qual è, si tratta di un libro che pone pesantemente l’accento sui blocchi del desiderio e quindi delle lotte, o nei termini del libro, esso pone la centralità della questione della sensibilità, dell’empatia e dell’etica. Si tratta di un libro che pratica l’arte schizoanalitica della diagnosi, mettendo in evidenza tutta una serie di sintomi, culturali e sociali, che mostrano l’evoluzione e l’esaurimento di quella idea di futuro che ha giocato un ruolo fondamentale nei movimenti politici del novecento, e le conseguenze oggi del suo esaurimento.
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Posted: Ottobre 6th, 2013 | Author: agaragar | Filed under: 99%, BCE, crisi sistemica, critica dell'economia politica, epistemes & società, Global, Marx oltre Marx | 2 Comments »
Per comprendere la natura della crisi delle istituzioni democratiche che accompagna la crisi economica esplosa tra il 2007 e il 2008 appare sempre più urgente definire un quadro analitico di lungo periodo: la deriva plebiscitaria e carismatica non è che un frutto del trentennio neoliberista apertosi dalla metà degli anni Settanta.
di Alberto Burgio, da www.costituzionalismo.it
Tra liberismo e fascismo
In estrema sintesi, il senso di questo intervento consiste nell’affermare che è possibile comprendere la crisi della politica, nell’ambito della quale si pongono fenomeni oggi particolarmente vistosi come l’astensionismo di massa, la critica della democrazia rappresentativa e l’invocazione della democrazia diretta, soltanto se la si inquadra in un contesto ampio e di lungo periodo. Ampio, nel senso che questa crisi si collega alla crisi sociale ed economica (in verità anche a una crisi che Gramsci definirebbe «intellettuale e morale»); di lungo periodo, poiché essa chiama in causa una «grande trasformazione» verificatasi nel corso degli ultimi 50-60 anni.
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Posted: Ottobre 6th, 2013 | Author: agaragar | Filed under: anthropos, arts, epistemes & società, Révolution, vita quotidiana | 8 Comments »
«Scegliete l’atmosfera musicale della vostra stazione!» Questo invito lanciato a maggio dalla Sncf (Société nationale des chemins de fer, Società nazionale delle ferrovie francesi) agli utenti delle sue linee dell’Ile-de-France nascondeva un’intenzione meno innocente di quanto potesse apparire: i concerti di Mozart e i notturni di Chopin miravano ad allontanare i giovani e i senza fissa dimora. Ancora balbettante, il modellamento dell’universo sonoro delle città suscita una ridda di iniziative… e di questioni.
di Juliette Volcler *
«Trent’anni fa, in Francia, ogni individuo aveva un altoparlante: la radio. Oggi, se ciascuno contasse il numero di altoparlanti a sua disposizione, ne troverebbe decine. Assistiamo a una moltiplicazione e a una diversificazione, dal momento che gli altoparlanti assumono diverse forme: non sono soltanto le casse poste ai due lati dello stereo hi-fi. Sono oggetti connessi alla vita quotidiana, cuffiette, campanelli, piccoli sistemi vocali, telefoni cellulari (1).»
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Posted: Ottobre 6th, 2013 | Author: agaragar | Filed under: anthropos, bio, epistemes & società, Révolution, riots, sud, U$A, vita quotidiana | Commenti disabilitati su Filosofia del filo spinato
Nell’epoca delle telecamere per la videosorveglianza, delle tecniche biometriche di identificazione, dei dissuasori per arredo urbano, il filo spinato potrebbe sembrare obsoleto. Eppure è tuttora molto utilizzato in tutto il mondo, anche se in Occidente è limitato a impieghi molto circoscritti, poiché lo si associa ai campi di concentramento. Passare in rassegna tutti i suoi usi, e i suoi sostituti, è un esercizio che può insegnare molto.
di Olivier Razac *
Inventato nel 1874 dall’agricoltore statunitense Joseph Glidden per recintare le proprietà delle Grandi Pianure, il filo spinato diventò subito uno strumento politico di importanza primaria. In meno di un secolo e mezzo, è servito di volta in volta a recintare le terre degli indiani d’America e a rinchiudere intere popolazioni al tempo della guerra di indipendenza di Cuba (1895-1898) o della seconda guerra dei boeri in Sudafrica (1899-1902); ha circondato le trincee nella prima guerra mondiale, e di filo spinato era l’incandescente recinzione dei campi di concentramento e sterminio nazisti.
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Posted: Ottobre 5th, 2013 | Author: agaragar | Filed under: 99%, anthropos, BCE, comune, crisi sistemica, epistemes & società, Global, racisme | 11 Comments »
di Susan George
Un intervento della sociologa americana, ospite al festival Internazionale di Ferrara. Le «autorità illegittime» dell’Europa sono le imprese transnazionali: come un governo ombra, agiscono attraverso le lobby e gli oscuri comitati di esperti, decidendo tutto ciò che riguarda la nostra vita quotidiana
Se avete a cuore il vostro cibo, la vostra salute e la sicurezza finanziaria vostra e quella della vostra famiglia, le tasse che pagate, lo stato del pianeta e della stessa democrazia, vi è un importante cambiamento politico di cui dovete essere consapevoli.
Io chiamo questo cambiamento la «ascesa di autorità illegittima». Il governo di rappresentanti chiaramente identificabili e democraticamente eletti viene gradualmente soppiantato da un nuovo governo ombra in cui enormi imprese transnazionali (Tnc) sono onnipresenti e stanno prendendo di più in più decisioni che riguardano tutta la nostra vita quotidiana.
Essi possono agire attraverso le lobby o oscuri «comitati di esperti»; attraverso organismi ad hoc che ottengono un riconoscimento ufficiale; talvolta, attraverso accordi negoziati in segreto e preparati con cura da executive delle imprese al più alto livello. Lavorano a livello nazionale, europeo e sovranazionale, ma anche all’interno delle stesse Nazioni Unite, da una dozzina di anni nuovo campo di azione per le attività delle corporate. Non si tratta di una sorta di teoria paranoica della cospirazione: i segni sono tutti intorno a noi, ma per il cittadino medio sono difficili da riconoscere. Noi continuiamo a credere, almeno in Europa, di vivere in un sistema democratico.
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Posted: Ottobre 3rd, 2013 | Author: agaragar | Filed under: comune, critica dell'economia politica, epistemes & società, postcapitalismo cognitivo, postoperaismo, Révolution | Commenti disabilitati su Reddito di base incondizionato come reddito primario
di Andrea Fumagalli e Carlo Vercellone
Negli ultimi mesi sia sul sito di Sbilanciamoci che su Il Manifesto sono apparsi alcuni articoli critici in materia di reddito di cittadinanza (vedi, tra gli altri, gli articoli di Pennacchi, Lunghini, Mazzetti). In questa sede, vorremmo chiarire alcuni principi di fondo per meglio far comprendere che cosa, a nostro avviso, si debba intendere quando in modo assai confuso e ambiguo si parla di “reddito di cittadinanza”. Noi preferiamo chiamarlo reddito di base incondizionato (RBI) ed è su questa concezione che vorremmo si sviluppasse un serio dibattito (con le eventuali critiche). Le note che seguono sono una parte di una più lunga riflessione che è apparsa sul n. 5 dei Quaderni di San Precario.
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