Posted: Agosto 30th, 2012 | Author: agaragar | Filed under: critica dell'economia politica, Marx oltre Marx, postoperaismo | Commenti disabilitati su Marx – Capitolo VI inedito
Spunti di ‘critica preveggente’ nel Capitolo VI inedito di Marx
di TONI NEGRI
Quando si legge il Capitolo VI Inedito avendo già studiato il Libro I de Il Capitale, si è colpiti dalla potenza teorica e dalla chiarezza dell’esposizione di alcuni concetti che, quasi nel medesimo periodo, Marx costruiva, non altrimenti ma con altra intonazione, nel Libro I appunto. Non è solo su questa potenza teorica che noi vorremmo qui intrattenerci, vorremmo anche mostrare che la rilevanza del Capitolo VI Inedito consiste nel fatto che qui alcuni di quei concetti divengono la sorgente di importanti sviluppi della critica politica marxiana e permettono di cogliere, meglio, di orientare dei dispositivi teorici per una migliore comprensione del capitalismo contemporaneo. Infatti Marx qui sopravanza spesso la sua propria capacità di illustrare i perversi meccanismi dello sfruttamento capitalista e, mentre vede la tendenza svilupparsi, egli sembra collocarsi (teoricamente) nell’a-venire della lotta di classe contro il capitale. (Qui di seguito citiamo da K. Marx Il Capitale: Libro I, capitolo VI inedito. Risultati del processo di produzione immediato, La nuova Italia, Firenze, 1969 – trad. Bruno Maffi; prima ed. tedesca Arkhiv Marska i Engel’sa, tomo II (VII), 1933, pagg. 4 – 229. Vedi poi K. Marx, Lineamenti fondamentali della critica dell’economia politica, 2 vol., trad. Enzo Grillo; La nuova Italia, Firenze, 1968-70; K. Marx, Teorie sul plusvalore, trad. G Giorgetti, Editori Riuniti, Roma, 1971.)
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Posted: Agosto 14th, 2012 | Author: agaragar | Filed under: crisi sistemica, critica dell'economia politica, Impero di Mezzo | Commenti disabilitati su Giovanni Arrighi
Interview conducted and transcribed by
Kevan Harris
Princeton University
Giovanni Arrighi (1937-2009) spent his life thinking and writing about what he saw on his well-traveled
path: liberation movements in Africa, worker rebellion in Italy, global inequality between North and South, the military and financial limits of US power, and the economic rise of China. In his many articles and books, including an unplanned trilogy on the origins and workings of global capitalism, Arrighi grappled with the complexities of history and the limitations of existing economic and political theories. This rethinking was fully on display in his final book, Adam Smith in Beijing: Lineages of the Twenty-First Century. Although I interviewed Arrighi on May 18, 2008, several months before the financial meltdown in global markets, his prescient statements are relevant for the crises we face today. Arrighi passed away in June 2009. His scholarly and intellectual tradition continues on at the Giovanni Arrighi Center for Global Studies at The Johns Hopkins University.
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Posted: Agosto 12th, 2012 | Author: agaragar | Filed under: critica dell'economia politica, Révolution | 92 Comments »
German libertarian communist group Wildcat examine if capitalism is really a market society.
It is a common view nowadays that acts of exchange and their logic are at the centre of capitalist society and that many social processes can be explained on the basis of exchange relations. From this viewpoint the current strategies of ‘privatisation’ and ‘neoliberalism’ become more plausible—both for followers and critics of these strategies. This notion has little to do with the reality of global accumulation of capital, but it is socially confirmed in our daily atomisation, which itself is only the flipside of a lack of open struggles and new collective relationships emerging from within them. To the isolated individual, social processes actually appear to be exchange transactions, or more precisely, it rationalises the experience of powerlessness, because the essence of exchange is just the assumption of the independence and autonomy of individualised subjects. By perceiving social relations as acts of exchange—social relations, which are essentially based on organised and institutionalised violence, exploitation and oppression—the idea of ‘freedom’ and ‘autonomy’ of the individual or certain social groups is rescued. For the individual the perception of social relations as being based on exchange is more than mere imagination. It is a very real experience, given that daily reproduction is mediated by markets and acts of exchange. This form of mediation seems to confirm our individual freedom—and in a certain way actually does confirm it (see below: ‘The Political Ambivalence of the Market’).
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Posted: Agosto 6th, 2012 | Author: agaragar | Filed under: comune, crisi sistemica, critica dell'economia politica | Commenti disabilitati su BCE, EURO, scenari: appunti
di CHRISTIAN MARAZZI
1. Il 2 agosto, la Banca Centrale Europea (BCE), malgrado le roboanti esternazioni del suo presidente Mario Draghi sulla difesa ad oltranza dell’euro di pochi giorni prima, ha in parte “deciso di non decidere”, almeno fino a metà settembre, quando la Corte costituzionale di Karlsruhe emetterà la sentenza sulla costituzione del Meccanismo di Stabilità Europeo (EMS), che si sostituirà all’attuale Fondo Salva-Stati, quest’ultimo dotato di 100 miliardi di euro, una cifra irrisoria per poter intervenire efficacemente contro gli assalti ai debiti sovrani dei paesi cosiddetti del Sud (ce ne vorrebbero 300 solo per salvare la Spagna). Questo significa che nelle prossime settimane, in mancanza di una autorità veramente in grado di “fare qualunque cosa per preservare l’euro”, i mercati saranno probabilmente soggetti a forti oscillazioni determinate dal “calcolo delle probabilità” sulla fuoriuscita o meno dall’euro di Spagna e Italia. La questione di fondo è: quanta sovranità i paesi del Sud sono di nuovo pronti a concedere per “tirare avanti” con i loro debiti crescenti?
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Posted: Luglio 20th, 2012 | Author: agaragar | Filed under: bio, comune, critica dell'economia politica, postoperaismo, Révolution | Commenti disabilitati su Nuova temporalità dei movimenti e democrazia radicale
di ANTONIO NEGRI
0. Reinventare la democrazia? Sempre più massicciamente i cittadini se lo chiedono, in particolare in paesi dove la democrazia sembra essere in pericolo: questo timore, in Ungheria per esempio, dove oggi ci troviamo, sta in cima ad ogni pensiero. Ma di quale democrazia parliamo? Spinoza aveva distinto la “democrazia assoluta” (così l’aveva chiamata) dalla democrazia come forma di governo che si accoppiava all’aristocrazia ed alla monarchia. Democrazia assoluta cioè una “democrazia del molteplice”, non riducibile a quelle forme di potere che sempre lo definiscono come “uno”. Non a caso Bodin dichiarava, dal suo punto di vista, che tutte le forme del governo sono monarchiche, perché ogni governo – per esser tale – non può che essere governo dell’uno. Il che è falso – come è falsa l’intera tradizione moderna che concepisce il potere come una totalità ed un trascendentale – da Hobbes a Hegel, da Rousseau a Schmitt. Non c’è contratto, neppure un’autorità, preventivo, necessario per formare la società ed il suo ordine. Ma, al contrario, come appunto già Spinoza intuiva, la società politica nasce dal desiderio della moltitudine: un desiderio singolare che si sforza – conatus – di essere costruttivo ed efficace; un desiderio collettivo – cupiditas – che media gli interessi in lotta e gli affetti e le consuetudini in direzione di un insieme istituzionale; ed infine un’immaginazione che costruisce un comune nel quale ragione e desiderio si collegano – amor. C’è un’intera corrente di pensiero che attraversa la modernità (Machiavelli, Spinoza, Marx) che ci assicura di questa verità.
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Posted: Luglio 20th, 2012 | Author: agaragar | Filed under: au-delà, bio, comune, critica dell'economia politica, Marx oltre Marx | 9 Comments »
by Christoph Brunner
Interview with Christian Marazzi, George Caffentzis and Silvia Federici on the latest events in Québec
Zurich, May 25, 2012
In the wake of the 100th day of the general student strike in Québec and in the aftermath of passing the so-called Special Law 78, the global rupture these events evoked cannot be overlooked. In solidarity with Québec, its students, activists and the Quebecois people reminding us of the rights for free education, the right for peaceful assembly and political expression, this interview has been prompted spontaneously during a workshop at Zurich University of the Arts. Based on discussions in the work of Christian Marazzi on the shift from real production to what he calls financialization and Silvia Federici’s and George Caffentzis’ conceptual, activist and feminist involvement in the Occupy movement in New York and Maine this interview hopes to put emphasis on the problem of debt at the core of current movements around the globe. Aspects concerning the role of affect and the problem of continuity in these movements are inseparable from the social, political and economic circumstances usually foregrounded in the public media.
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Posted: Luglio 20th, 2012 | Author: agaragar | Filed under: comune, crisi sistemica, critica dell'economia politica | 4 Comments »
Da oggi è scaricabile gratis sul sito di MicroMega l’ebook “Oltre l’austerità” (a cura di Sergio Cesaratto e Massimo Pivetti, 188p., pdf, 2,3mb). Un contributo indispensabile per approfondire i temi della crisi economica e sociale che ha investito l’Europa e le prospettive per la sua soluzione. Con estremo rigore analitico, ma con un linguaggio accessibile anche per il lettore non specialista, gli autori del volume fanno giustizia di molti luoghi comuni, superficialità ed errori con i quali, anche sulla stampa italiana, è stata raccontata la crisi.
[OLTRE LA CRISI]
Introduzione – S. Cesaratto e M. Pivetti
1. Le politiche economiche dell’austerità
L’austerità, gli interessi nazionali e la rimozione dello Stato – M. Pivetti
Molto rigore per nulla – G. De Vivo
2. La crisi europea come crisi di bilancia dei pagamenti e il ruolo della Germania
Il vecchio e il nuovo della crisi europea – S. Cesaratto
Le aporie del più Europa – A. Bagnai
Deutschland, Deutschland…Über Alles – M. d’Angelillo e L. Paggi
3. Austerità, BCE e il peggioramento dei conti pubblici
Sulla natura e sugli effetti del debito pubblico – R. Ciccone
La crisi dell’euro: invertire la rotta o abbandonare la nave? – G. Zezza
Le illusioni del Keynesismo antistatalista – A. Barba
La crisi economica e il ruolo della BCE – V. Maffeo
4. Austerità, salari e stato sociale
Quale spesa pubblica – A. Palumbo
Crescita e “riforma” del mercato del lavoro – A. Stirati
Politiche recessive e servizi universali: il caso della sanità – S. Gabriele
Spread: l’educazione dei greci – M. De Leo
5. Oltre l’euro dell’austerità
Un passo indietro? L’euro e la crisi del debito – S. Levrero
Una breve nota sul programma di F. Hollande e la sinistra francese – M. Lucii e F. Roà
Posted: Giugno 16th, 2012 | Author: agaragar | Filed under: crisi sistemica, critica dell'economia politica, postcapitalismo cognitivo, postoperaismo | 5 Comments »
Un ambizioso volume collettivo che aiuta a comprendere i limiti delle
spiegazioni sulla crisi economica.
Una rivisitazione lucida, estremamente dettagliata e di grande attualità di
come gli economisti, dalla prima metà dell’Ottocento fino ad oggi, hanno
studiato e interpretato le crisi e i cicli economici, ci è offerta dal
volume Crises and Cycles in Economic Dictionaries and Encyclopedias
(Abington-New York, Routledge, pp. 676). Curata da Daniele Besomi, tra i più
importanti storici del pensiero economico contemporanei, con contributi di
diciotto economisti articolati in ventotto capitoli, questo lavoro parte
dalle voci di dizionari e enciclopedie che, nel tempo, sono state assegnate
a economisti per presentare in modo «pedagogico», non solo per specialisti,
il funzionamento contraddittorio dell’economia capitalista, il suo movimento
palindromico tra espansione, recessione e crisi, con particolare attenzione
alle cause di tali ricorrenze, siano esse di tipo «esogeno» o «endogeno»,
una distinzione ancora molto presente nel modo di interpretare la crisi
scoppiata nel 2008 e tuttora in corso. Ne esce un quadro complesso e
affascinante, in cui dalle analisi della prima metà dell’Ottocento delle
molteplicità di cause prese in esame, come gli errori della politica
economica, i cattivi raccolti, o il ruolo del credito e della finanza in
tempi non ancora sospetti, si giunge ai primi tentativi di elaborazione di
teorie generali della crisi, alla sua periodicità, per finire con le più
recenti analisi sempre più tecnico-empiriche del «ciclo economico reale»
poco o punto preoccupate di render conto dei grandi temi del valore, della
redistribuzione della ricchezza e dello sviluppo economico così centrali tra
gli economisti classici.
Oltre la Legge di Say
Lo sguardo retrospettivo sulle teorie del ciclo e della crisi, sul loro
rapporto all’interno di un capitalismo in costante mutazione e espansione,
permette di fissare alcuni passaggi salienti nel modo di rappresentare i
processi contraddittori dell’accumulazione capitalistica. Il primo è la
critica della Legge di Say, di quell’identità tra offerta e domanda che, a
partire da John Stuart Mill e poi da Marx, fino a J.M. Keynes e oltre,
evidenzia nella funzione del denaro come riserva del valore, e non solo come
mezzo di scambio, la possibilità della rottura della catena degli scambi
(tesaurizzazione o, keynesianamente, «preferenza per la liquidità») e,
quindi, della possibilità della crisi come conseguenza di tale rottura degli
scambi. Wilhelm Roscher, uno degli economisti tedeschi più influenti della
seconda metà dell’Ottocento, ne parlerà nella sua «voce» (1849), non senza
farsi accusare di plagio da Marx, ma tuttavia ponendo le basi, come scrive
Harald Hagemann, alle successive analisi delle crisi. Comunque lo si
interpreti, Roscher è l’esempio, come molti degli economisti presi in esame
dagli autori di Crises and Cycles, di come lo studio della stesura di voci
di dizionari costituisca un «genere» e una sorta di spia dello spirito del
tempo, in cui alle conoscenze acquisite e alla ricerca scientifica
«storicamente determinate» si accompagna una funzione divulgativa a
beneficio di un pubblico di non addetti ai lavori.
La crisi della Legge di Say, che Marx sviluppa nel primo Libro del Capitale
sulla base della teoria del valore-lavoro e del denaro nella sua funzione di
equivalente generale, si rivelerà ben presto un rompicapo in quanto non
sufficientemente radicale. La spiegazione della crisi a partire dalla
rottura della catena degli scambi, infatti, rimanda alla possibilità della
crisi da sovrapproduzione, ma non ancora alla sua realtà. Tant’è vero che
già nel 1866 Adolf Wagner, come scrive Vitantonio Gioia, cercherà di
dimostrare che la Legge di Say e l’equilibrio fondamentale tra domanda e
offerta su cui poggia, non è necessariamente inficiata dalla presenza del
denaro, anzi la speculazione finanziaria può avere una funzione di
regolazione ottimizzando l’allocazione del capitale. La sovraspeculazione,
questa sì, porta allo squilibrio tra offerta e domanda, col credito che alla
fine diventa più caro, la crescita che si arresta e il panico, la «corsa
agli sportelli», che esplode. Le osservazioni di Wagner evocano non poche
delle odierne interpretazioni della crisi finanziaria, salvo che a tutt’oggi
non risolvono il problema del rapporto fondamentale tra domanda e offerta
posto da Say, il fatto che, quando la sovraspeculazione (l’overtrading)
collassa, la sovrapproduzione si manifesta sistematicamente con tutta la sua
forza devastante. Il venir meno della «domanda aggiuntiva» generata dalla
sovraspeculazione non riporta all’equilibrio, come logicamente ci si
dovrebbe aspettare, bensì all’eccesso dell’offerta sulla domanda, un eccesso
che in tal senso si può supporre strutturale, consustanziale al ciclo
economico.
C’è, deve esserci una causa delle crisi più profonda del ciclo economico
stesso, qualcosa che trascende il sottoconsumo, dato che le crisi, tra
l’altro, scoppiano quando il consumo è al suo livello più elevato. È quanto
Daniele Besomi e Giorgio Colacchia ricercano con grande intelligenza nel
capitolo conclusivo dedicato ai dizionari del secondo dopoguerra. «Le crisi
ricorrono perché la contraddizione è permanente e la sua risoluzione,
attraverso la crisi, è necessaria ma può solo essere temporanea». La
previsione di Albert Aftalion del 1913, secondo cui nei decenni successivi
il termine crisi (…da sovrapproduzione) sarebbe stato sostituito dal
termine business cycle, si rivelerà solo parzialmente corretta, dato che,
dopo la parentesi dei Trenta Gloriosi durante i quali non solo il termine
crisi, ma addirittura la nozione di fluttuazione economica lascerà il posto
alle teorie della crescita, a partire dagli anni Novanta si assiste al
fenomeno inverso, ossia al prevalere degli studi della crisi su quelli del
ciclo economico. L’individuazione della crisi come una categoria «autonoma»
rispetto al ciclo economico e alle sue fluttuazioni, è storicamente
dimostrabile nella differenza delle voci dei dizionari precedenti e seguenti
gli anni Novanta del secolo scorso.
Una patologia logica
La teoria marxista delle crisi, in particolare nei dizionari tedesco
orientali, aveva certamente postulato l’indipendenza della crisi dalla
teoria borghese del ciclo economico (A. Bönisch, 1970-71). La crisi è «il
punto più elevato delle contraddizioni della produzione, ma anche il punto
in cui trova la sua soluzione attraverso la distruzione estensiva delle
forze produttive». Di fatto, la crisi è la massima espressione del capitale
come rapporto sociale, un rapporto che si invera nella contraddizione tra
forze produttive e rapporti di produzione, un rapporto che, come sottolinea
Nicolò De vecchi (1982), vieta di interpretare la marxiana caduta
tendenziale del saggio del profitto come una legge naturale, appunto
indipendente da tali rapporti sociali. La natura patologica delle crisi,
l’indipendenza («logica») delle crisi dall’andamento ciclico degli affari,
verrà esplicitata, anche se non completamente sviluppata, da Pierluigi
Ciocca (1991). La via è ora aperta per una interpretazione della crisi come
evento autonomo, come espressione della immanenza della natura sociale del
capitale.
Posted: Giugno 6th, 2012 | Author: agaragar | Filed under: critica dell'economia politica, postcapitalismo cognitivo, Révolution | Commenti disabilitati su Riflessioni amichevoli nella crisi attuale
di ANTONIO NEGRI
1. Gli uomini per i quali sento una certa simpatia, si sono battuti, in Europa, nel secolo XX, attorno a tre obiettivi: per il socialismo contro il fascismo; per una Europa unita contro lo stato-nazione; per la pace contro la guerra. I primi due di questi obiettivi, nella crisi attuale, sembrano essersi fortemente appannati, e le lotte che ora si sviluppano attorno ad essi appaiono di risultato incerto – ed i risultati di quelle già sviluppatesi o dimenticati o in solida crisi. Quanto alla pace essa c’è ancora, ma quanto malsicura!
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Posted: Maggio 23rd, 2012 | Author: agaragar | Filed under: comune, crisi sistemica, critica dell'economia politica | Commenti disabilitati su Marazzi: bilancio in rosso di un continente
di Christian Marazzi
L’economista Jacques Sapir risponde positivamente al provocatorio titolo del suo ultimo saggio «Bisogna uscire dall’euro?» e denuncia i rapporti di forza a favore dell’economia tedesca presenti nell’Unione Europea.
Le elezioni francesi e greche hanno aggiunto nuovi fattori di instabilità ad una Unione monetaria europea già economicamente e socialmente insostenibile. D’ora in poi l’alternativa si riduce a questo: o i Paesi forti dell’Europa accettano di finanziare i Paesi deboli o di garantirne i debiti, oppure la spaccatura dell’euro diventa inevitabile. In entrambi i casi è in gioco la definizione del piano della sovranità, della possibilità o meno di governare l’uscita dalla crisi con politiche di crescita declinate su scala nazionale o sovranazionale. In mezzo ci sta l’euro, la sua architettura, la sua «natura».
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