Posted: Settembre 15th, 2012 | Author: agaragar | Filed under: crisi sistemica, critica dell'economia politica, Marx oltre Marx, postcapitalismo cognitivo, Révolution | Commenti disabilitati su biocapitalismo
Scuola Esitiva UniNomade: Conricerca e biocapitalismo – registrazioni audio
Ascolta tutti gli audio delle relazioni, delle discussioni e dei workshop nelle quattro giornate della prima Summer School di UniNomade.
6 settembre Biocapitalismo e costituzione politica del presente
Introduzione: Carlo Romagnoli
Toni Negri parte prima – parte seconda
7 settembre Critica marxiana dell’economia politica e suoi sviluppi in epoca di biocapitalismo cognitivo
Benedetto Vecchi
Matteo Pasquinelli
Toni Negri
Discussione
Workshop: inchiesta e conricerca.
Introduzione: Gigi Roggero
Discussione parte prima – parte seconda – parte terza – parte quarta e conclusioni
8 settembre Rendita e biopotere: socializzazione del reddito e rifiuto del debito
Christian Marazzi
Stefano Lucarelli
Maurizio Lazzarato
Discussione
Workshop: processi di socializzazione del reddito e di rifiuto del debito
Introduzione: Andrea Fumagalli, Sandro Chignola, Francesco Festa
Discussione parte prima – parte seconda – parte terza – parte quarta e conclusioni
9 settembre La fabbrica della strategia ai tempi delle moltitudini. Riproduzione sociale, biopolitica e resistenze.
Introduzione: Anna Curcio
Cristina Morini
Roberta Pompili
Renato Busarello
Giso Amendola
Discussione e conclusioni
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Posted: Settembre 13th, 2012 | Author: agaragar | Filed under: crisi sistemica, critica dell'economia politica, Marx oltre Marx, postoperaismo | Commenti disabilitati su Marazzi: la moneta del comune
Summer School: la moneta del comune
di CHRISTIAN MARAZZI
A me sta il compito di tentare di inquadrare la situazione così come si è venuta a determinare recentemente fino alle ultime decisioni prese dalla BCE. Quando si seguono le vicende monetarie e finanziarie si viene travolti dal divenire della situazione e molto spesso non si riesce a riflettere oltre queste stesse questioni finanziarie. La colonizzazione finanziaria della mente è qualcosa di reale, ma credo che almeno su tre cose sia importante soffermarsi:
la prima questione è come si è arrivati a queste ultime misure prese dalla BCE in questi giorni e con gli effetti euforici che hanno provocato sui mercati;
la seconda ha a che fare con il rompicapo della moneta unica. Come ci posizioniamo noi di fronte al dilemma relativo alla sopravvivenza dell’Unione Monetaria Europea?;
il terzo punto credo che sia un inizio di riflessione su questa categoria che abbiamo buttato lì, ma che mi sembra potenzialmente interessante per lo meno sotto un profilo politico, la moneta del Comune.
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Posted: Settembre 5th, 2012 | Author: agaragar | Filed under: anthropos, crisi sistemica, Révolution | 7 Comments »
Introduzione al dossier Mediterraneo
di GLENDA GARELLI e MARTINA TAZZIOLI
Le rivoluzioni arabe hanno portato in primo piano il Mediterraneo, come spazio di lotte, come ambito a partire da cui costruire nuove linee di ricomposizione sociale e come scenario del cambiamento politico. É qui del resto, sulla sponda sud e est del Mediterraneo così come nell’Europa meridionale, che gli effetti della crisi si sono fatti sentire prima e con un impatto maggiore che altrove. I sommovimenti che dalla Tunisia si sono propagati dal Maghreb alla Libia fino alla Siria passando per i paesi del Golfo ci indicano infatti che le ragioni delle proteste vanno oltre il “dégagé!” alle dittature mettendo in atto un rifiuto radicale di quel regime economico che sulla sponde sud come su quella europea ha reso insostenibili e precarie le esistenze di milioni di persone.
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Posted: Settembre 2nd, 2012 | Author: agaragar | Filed under: crisi sistemica, epistemes & società, vita quotidiana | 7 Comments »
QUAL È IL POTERE DELLE CLASSI MEDIE?
Tra sottomissione e ribellione
di DOMINIQUE PINSOLLE *
Corteggiate dal potere a Parigi come a Pechino, a Mosca o a Washington, le classi medie dominano al centro di tutte le strategie politiche. In periodi di crisi, oscillano tra solidarietà con le classi popolari e alleanza con l’alta borghesia. Questo gruppo particolare, dalle frontiere incerte, ha visto la sua immagine cambiare radicalmente nell’immaginario sociale, il piccolo proprietario dai ristretti orizzonti ha ceduto il passo al giovane laureato appassionato di Internet. Dall’Unità popolare cilena dell’inizio degli anni ’70 alle mobilitazioni contro Vladimir Putin, dalle lotte anticoloniali alle rivolte arabe, a quali alleanze hanno fatto ricorso le classi medie per proporre progetti progressisti? E cosa comportano le trasformazioni di queste frange intermedie quando favoriscono una rapida ascesa, come in Cina o, al contrario, un declassamento brutale, come in Spagna?
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Posted: Settembre 1st, 2012 | Author: agaragar | Filed under: comune, crisi sistemica, critica dell'economia politica, Marx oltre Marx, postcapitalismo cognitivo | Commenti disabilitati su Valore e debito
Il numero della bestia collettiva. Sulla sostanza del valore nell’era della crisi del debito
di MATTEO PASQUINELLI
Non si legge Marx per avere una grammatica con cui descrivere a posteriori e dogmaticamente le lotte sociali (come fa la corrente detta ‘Hysterical Materialism’), ma lo si studia per vedere come i rapporti di produzione e il conflitto abbiano dato forma ai suoi concetti dall’interno.
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Posted: Settembre 1st, 2012 | Author: agaragar | Filed under: au-delà, crisi sistemica, philosophia, post-filosofia, postcapitalismo cognitivo, Révolution | Commenti disabilitati su Intervista ad Agamben
Amo Scicli e Guccione
Peppe Savà intervista Giorgio Agamben
E’ uno dei più grandi filosofi viventi. Amico di Pasolini e di Heidegger, Giorgio Agamben è stato definito dal Times e da Le Monde una delle dieci teste pensanti più importanti al mondo. Per il secondo anno consecutivo ha trascorso un lungo periodo di vacanza a Scicli, concedendo una intervista a Peppe Savà
Il governo Monti invoca la crisi e lo stato di necessità, e sembra essere la sola via di uscita sia dalla catastrofe finanziaria che dalle forme indecenti che il potere aveva assunto in Italia; la chiamata di Monti era la sola via di uscita o potrebbe piuttosto fornire il pretesto per imporre una seria limitazione alle libertà democratiche?
“Crisi” e “economia” non sono oggi usati come concetti, ma come parole d’ordine, che servono a imporre e a far accettare delle misure e delle restrizioni che la gente non ha alcun motivo di accettare. “Crisi” significa oggi soltanto “devi obbedire!”. Credo che sia evidente per tutti che la cosiddetta “crisi” dura ormai da decenni e non è che il modo normale in cui funziona il capitalismo nel nostro tempo. Ed è un funzionamento che non ha nulla di razionale.
Per capire quel che sta succedendo, occorre prendere alla lettera l’idea di Walter Benjamin, secondo la quale il capitalismo è, in verità, una religione e la più feroce, implacabile e irrazionale religione che sia mai esistita, perché non conosce redenzione né tregua. Essa celebra un culto ininterrotto la cui liturgia è il lavoro e il cui oggetto è il denaro. Dio non è morto, è diventato Denaro.
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Posted: Agosto 14th, 2012 | Author: agaragar | Filed under: crisi sistemica, critica dell'economia politica, Impero di Mezzo | Commenti disabilitati su Giovanni Arrighi
Interview conducted and transcribed by
Kevan Harris
Princeton University
Giovanni Arrighi (1937-2009) spent his life thinking and writing about what he saw on his well-traveled
path: liberation movements in Africa, worker rebellion in Italy, global inequality between North and South, the military and financial limits of US power, and the economic rise of China. In his many articles and books, including an unplanned trilogy on the origins and workings of global capitalism, Arrighi grappled with the complexities of history and the limitations of existing economic and political theories. This rethinking was fully on display in his final book, Adam Smith in Beijing: Lineages of the Twenty-First Century. Although I interviewed Arrighi on May 18, 2008, several months before the financial meltdown in global markets, his prescient statements are relevant for the crises we face today. Arrighi passed away in June 2009. His scholarly and intellectual tradition continues on at the Giovanni Arrighi Center for Global Studies at The Johns Hopkins University.
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Posted: Agosto 6th, 2012 | Author: agaragar | Filed under: comune, crisi sistemica, critica dell'economia politica | Commenti disabilitati su BCE, EURO, scenari: appunti
di CHRISTIAN MARAZZI
1. Il 2 agosto, la Banca Centrale Europea (BCE), malgrado le roboanti esternazioni del suo presidente Mario Draghi sulla difesa ad oltranza dell’euro di pochi giorni prima, ha in parte “deciso di non decidere”, almeno fino a metà settembre, quando la Corte costituzionale di Karlsruhe emetterà la sentenza sulla costituzione del Meccanismo di Stabilità Europeo (EMS), che si sostituirà all’attuale Fondo Salva-Stati, quest’ultimo dotato di 100 miliardi di euro, una cifra irrisoria per poter intervenire efficacemente contro gli assalti ai debiti sovrani dei paesi cosiddetti del Sud (ce ne vorrebbero 300 solo per salvare la Spagna). Questo significa che nelle prossime settimane, in mancanza di una autorità veramente in grado di “fare qualunque cosa per preservare l’euro”, i mercati saranno probabilmente soggetti a forti oscillazioni determinate dal “calcolo delle probabilità” sulla fuoriuscita o meno dall’euro di Spagna e Italia. La questione di fondo è: quanta sovranità i paesi del Sud sono di nuovo pronti a concedere per “tirare avanti” con i loro debiti crescenti?
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Posted: Luglio 20th, 2012 | Author: agaragar | Filed under: comune, crisi sistemica, critica dell'economia politica | 4 Comments »
Da oggi è scaricabile gratis sul sito di MicroMega l’ebook “Oltre l’austerità” (a cura di Sergio Cesaratto e Massimo Pivetti, 188p., pdf, 2,3mb). Un contributo indispensabile per approfondire i temi della crisi economica e sociale che ha investito l’Europa e le prospettive per la sua soluzione. Con estremo rigore analitico, ma con un linguaggio accessibile anche per il lettore non specialista, gli autori del volume fanno giustizia di molti luoghi comuni, superficialità ed errori con i quali, anche sulla stampa italiana, è stata raccontata la crisi.
[OLTRE LA CRISI]
Introduzione – S. Cesaratto e M. Pivetti
1. Le politiche economiche dell’austerità
L’austerità, gli interessi nazionali e la rimozione dello Stato – M. Pivetti
Molto rigore per nulla – G. De Vivo
2. La crisi europea come crisi di bilancia dei pagamenti e il ruolo della Germania
Il vecchio e il nuovo della crisi europea – S. Cesaratto
Le aporie del più Europa – A. Bagnai
Deutschland, Deutschland…Über Alles – M. d’Angelillo e L. Paggi
3. Austerità, BCE e il peggioramento dei conti pubblici
Sulla natura e sugli effetti del debito pubblico – R. Ciccone
La crisi dell’euro: invertire la rotta o abbandonare la nave? – G. Zezza
Le illusioni del Keynesismo antistatalista – A. Barba
La crisi economica e il ruolo della BCE – V. Maffeo
4. Austerità, salari e stato sociale
Quale spesa pubblica – A. Palumbo
Crescita e “riforma” del mercato del lavoro – A. Stirati
Politiche recessive e servizi universali: il caso della sanità – S. Gabriele
Spread: l’educazione dei greci – M. De Leo
5. Oltre l’euro dell’austerità
Un passo indietro? L’euro e la crisi del debito – S. Levrero
Una breve nota sul programma di F. Hollande e la sinistra francese – M. Lucii e F. Roà
Posted: Giugno 16th, 2012 | Author: agaragar | Filed under: crisi sistemica, critica dell'economia politica, postcapitalismo cognitivo, postoperaismo | 5 Comments »
Un ambizioso volume collettivo che aiuta a comprendere i limiti delle
spiegazioni sulla crisi economica.
Una rivisitazione lucida, estremamente dettagliata e di grande attualità di
come gli economisti, dalla prima metà dell’Ottocento fino ad oggi, hanno
studiato e interpretato le crisi e i cicli economici, ci è offerta dal
volume Crises and Cycles in Economic Dictionaries and Encyclopedias
(Abington-New York, Routledge, pp. 676). Curata da Daniele Besomi, tra i più
importanti storici del pensiero economico contemporanei, con contributi di
diciotto economisti articolati in ventotto capitoli, questo lavoro parte
dalle voci di dizionari e enciclopedie che, nel tempo, sono state assegnate
a economisti per presentare in modo «pedagogico», non solo per specialisti,
il funzionamento contraddittorio dell’economia capitalista, il suo movimento
palindromico tra espansione, recessione e crisi, con particolare attenzione
alle cause di tali ricorrenze, siano esse di tipo «esogeno» o «endogeno»,
una distinzione ancora molto presente nel modo di interpretare la crisi
scoppiata nel 2008 e tuttora in corso. Ne esce un quadro complesso e
affascinante, in cui dalle analisi della prima metà dell’Ottocento delle
molteplicità di cause prese in esame, come gli errori della politica
economica, i cattivi raccolti, o il ruolo del credito e della finanza in
tempi non ancora sospetti, si giunge ai primi tentativi di elaborazione di
teorie generali della crisi, alla sua periodicità, per finire con le più
recenti analisi sempre più tecnico-empiriche del «ciclo economico reale»
poco o punto preoccupate di render conto dei grandi temi del valore, della
redistribuzione della ricchezza e dello sviluppo economico così centrali tra
gli economisti classici.
Oltre la Legge di Say
Lo sguardo retrospettivo sulle teorie del ciclo e della crisi, sul loro
rapporto all’interno di un capitalismo in costante mutazione e espansione,
permette di fissare alcuni passaggi salienti nel modo di rappresentare i
processi contraddittori dell’accumulazione capitalistica. Il primo è la
critica della Legge di Say, di quell’identità tra offerta e domanda che, a
partire da John Stuart Mill e poi da Marx, fino a J.M. Keynes e oltre,
evidenzia nella funzione del denaro come riserva del valore, e non solo come
mezzo di scambio, la possibilità della rottura della catena degli scambi
(tesaurizzazione o, keynesianamente, «preferenza per la liquidità») e,
quindi, della possibilità della crisi come conseguenza di tale rottura degli
scambi. Wilhelm Roscher, uno degli economisti tedeschi più influenti della
seconda metà dell’Ottocento, ne parlerà nella sua «voce» (1849), non senza
farsi accusare di plagio da Marx, ma tuttavia ponendo le basi, come scrive
Harald Hagemann, alle successive analisi delle crisi. Comunque lo si
interpreti, Roscher è l’esempio, come molti degli economisti presi in esame
dagli autori di Crises and Cycles, di come lo studio della stesura di voci
di dizionari costituisca un «genere» e una sorta di spia dello spirito del
tempo, in cui alle conoscenze acquisite e alla ricerca scientifica
«storicamente determinate» si accompagna una funzione divulgativa a
beneficio di un pubblico di non addetti ai lavori.
La crisi della Legge di Say, che Marx sviluppa nel primo Libro del Capitale
sulla base della teoria del valore-lavoro e del denaro nella sua funzione di
equivalente generale, si rivelerà ben presto un rompicapo in quanto non
sufficientemente radicale. La spiegazione della crisi a partire dalla
rottura della catena degli scambi, infatti, rimanda alla possibilità della
crisi da sovrapproduzione, ma non ancora alla sua realtà. Tant’è vero che
già nel 1866 Adolf Wagner, come scrive Vitantonio Gioia, cercherà di
dimostrare che la Legge di Say e l’equilibrio fondamentale tra domanda e
offerta su cui poggia, non è necessariamente inficiata dalla presenza del
denaro, anzi la speculazione finanziaria può avere una funzione di
regolazione ottimizzando l’allocazione del capitale. La sovraspeculazione,
questa sì, porta allo squilibrio tra offerta e domanda, col credito che alla
fine diventa più caro, la crescita che si arresta e il panico, la «corsa
agli sportelli», che esplode. Le osservazioni di Wagner evocano non poche
delle odierne interpretazioni della crisi finanziaria, salvo che a tutt’oggi
non risolvono il problema del rapporto fondamentale tra domanda e offerta
posto da Say, il fatto che, quando la sovraspeculazione (l’overtrading)
collassa, la sovrapproduzione si manifesta sistematicamente con tutta la sua
forza devastante. Il venir meno della «domanda aggiuntiva» generata dalla
sovraspeculazione non riporta all’equilibrio, come logicamente ci si
dovrebbe aspettare, bensì all’eccesso dell’offerta sulla domanda, un eccesso
che in tal senso si può supporre strutturale, consustanziale al ciclo
economico.
C’è, deve esserci una causa delle crisi più profonda del ciclo economico
stesso, qualcosa che trascende il sottoconsumo, dato che le crisi, tra
l’altro, scoppiano quando il consumo è al suo livello più elevato. È quanto
Daniele Besomi e Giorgio Colacchia ricercano con grande intelligenza nel
capitolo conclusivo dedicato ai dizionari del secondo dopoguerra. «Le crisi
ricorrono perché la contraddizione è permanente e la sua risoluzione,
attraverso la crisi, è necessaria ma può solo essere temporanea». La
previsione di Albert Aftalion del 1913, secondo cui nei decenni successivi
il termine crisi (…da sovrapproduzione) sarebbe stato sostituito dal
termine business cycle, si rivelerà solo parzialmente corretta, dato che,
dopo la parentesi dei Trenta Gloriosi durante i quali non solo il termine
crisi, ma addirittura la nozione di fluttuazione economica lascerà il posto
alle teorie della crescita, a partire dagli anni Novanta si assiste al
fenomeno inverso, ossia al prevalere degli studi della crisi su quelli del
ciclo economico. L’individuazione della crisi come una categoria «autonoma»
rispetto al ciclo economico e alle sue fluttuazioni, è storicamente
dimostrabile nella differenza delle voci dei dizionari precedenti e seguenti
gli anni Novanta del secolo scorso.
Una patologia logica
La teoria marxista delle crisi, in particolare nei dizionari tedesco
orientali, aveva certamente postulato l’indipendenza della crisi dalla
teoria borghese del ciclo economico (A. Bönisch, 1970-71). La crisi è «il
punto più elevato delle contraddizioni della produzione, ma anche il punto
in cui trova la sua soluzione attraverso la distruzione estensiva delle
forze produttive». Di fatto, la crisi è la massima espressione del capitale
come rapporto sociale, un rapporto che si invera nella contraddizione tra
forze produttive e rapporti di produzione, un rapporto che, come sottolinea
Nicolò De vecchi (1982), vieta di interpretare la marxiana caduta
tendenziale del saggio del profitto come una legge naturale, appunto
indipendente da tali rapporti sociali. La natura patologica delle crisi,
l’indipendenza («logica») delle crisi dall’andamento ciclico degli affari,
verrà esplicitata, anche se non completamente sviluppata, da Pierluigi
Ciocca (1991). La via è ora aperta per una interpretazione della crisi come
evento autonomo, come espressione della immanenza della natura sociale del
capitale.