Posted: Settembre 1st, 2013 | Author: agaragar | Filed under: 99%, anthropos, au-delà, comune, comunismo, crisi sistemica, digital conflict, Marx oltre Marx, post-filosofia, postcapitalismo cognitivo, postoperaismo, Révolution | 6 Comments »
di COMMONWARE
Quando le lotte esplodono nei Brics. Ecco la questione che ci poniamo, o meglio a cui la Comune di Gezi e il movimento passe livre in Brasile ci pongono di fronte. In prima battuta, offrono l’occasione per mettere ancora una volta a critica il continuo ripresentarsi di un’immagine termidoriana dell’attuale fase.
Arrivati ormai al sesto anno della crisi, che a suo tempo definimmo globale e permanente, è come se per molti fosse ormai conclamata non solo l’insufficienza dei movimenti, ma un loro strutturale destino di sconfitta e irrisolutezza. Da qui la scelta di ripiegamenti e scorciatoie, poco conta se “in avanti” o “indietro”, se dettati da ingenua buona fede o da calcolo opportunistico. Il risultato è identico: l’evitare di confrontarsi con gli avanzamenti e i punti di blocco, cioè i nodi reali delle lotte laddove ci sono, oppure della loro difficoltà a emergere e diventare tessuto connettivo. “Ma in Italia di lotte non ce ne sono!”, recita la vulgata, dentro e fuori dai movimenti. É forse la stessa cosa che avrebbero potuto dire i compagni a Istanbul o a Rio de Janeiro, per non parlare degli Stati Uniti pre-occupy o in Tunisia ed Egitto prima dell’ondata rivoluzionaria che ha messo a soqquadro il Nord Africa. Sarebbero stati incauti, quei compagni, o quantomeno – possiamo dire oggi – non avrebbero considerato quelle genealogie più o meno profonde che di quelle insorgenze costituiscono l’indispensabile spina dorsale. Non ci interessa consultare la cabala o fare i bookmaker delle rivolte globali: il nostro compito, più sobrio e in definitiva più impegnativo, è di provare a leggere delle tendenze, di elaborare ipotesi politiche, di scommettere sulla differente composizione di elementi che già esistono o in modo caotico si stanno formando.
A tale scopo, queste lotte ci interrogano su questioni di fondo: innanzitutto, è possibile indicare un paradigma comune dei movimenti nella crisi? Non stiamo ovviamente parlando di un peraltro impensabile quadro unitario e omogeneo, quanto invece di elementi comuni che possano permettere di porre su un piano di immediata comunicazione e traducibilità le differenti lotte. Se questo paradigma è individuabile, in che modo quello che è avvenuto in Turchia e in Brasile lo modificano? I materiali di analisi e riflessione che presentiamo in apertura della nostra Cartografia delle lotte nella crisi offrono, in questa direzione, importanti contributi.
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Posted: Agosto 25th, 2013 | Author: agaragar | Filed under: comunismo, epistemes & società, Marx oltre Marx, post-filosofia, postoperaismo, Révolution | 9 Comments »
Gilles Deleuze in conversation with Antonio Negri
Negri: The problem of politics seems to have always been present in your intellectual life. Your involvement in various movements (prisoners, homosexuals, Italian autonomists, Palestinians), on the one hand, and the constant problematizing of institutions, on the other, follow on from one another and interact with one another in your work, from the book on Hume through to the one on Foucault. What are the roots of this sustained concern with the question of politics, and how has it remained so persistent within your developing work? Why is the relation between movement and institution always problematic?
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Posted: Luglio 31st, 2013 | Author: agaragar | Filed under: 99%, Comix, comune, comunismo, critica dell'economia politica, Marx oltre Marx, postcapitalismo cognitivo, postoperaismo | 21 Comments »
Constituent Comics: Antonio Negri Illustrated
One of the first texts that introduced me to the Italian political traditions of Operaismo and Autonomia was Italy: Autonomia, Post-Political Politics published by semiotext(e). I found my copy at Moe’s books in Berkeley, and for years it was the pride of my little library. This was years before it was reprinted. I would show it to friends, and offer to make copies at work for whoever was interested, my personal act of auto-reduction and sabotage. I poured over the writings of Negri, Tronti, Bifo, and Virno, struggling to make sense of concepts that would change me over years to come. At the end of this book there is a comic by B. Madaudo Melville, detailing the kidnapping of Aldo Moro. This was immediately legible, brought to life in slashes of ink that immediately suggested a tumultuous time with thick strokes of ink.
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Posted: Luglio 15th, 2013 | Author: agaragar | Filed under: 99%, comune, comunismo, Marx oltre Marx, Révolution, vita quotidiana | Commenti disabilitati su 10 reasons communism will win
by libcom.org
The top ten reasons to be optimistic, politically, no matter how bad the situation seems at present.
As those of you who know me will know, I am a very pessimistic person, politically speaking. For the time being I think that we, meaning both the working class and those of us who are the minority of the class who want to create a free, communist society, are pretty much fucked.
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Posted: Luglio 6th, 2013 | Author: agaragar | Filed under: 99%, au-delà, comunismo, epistemes & società, postcapitalismo cognitivo, vita quotidiana | Commenti disabilitati su Philosophie du present
Nouvelle collection « Philosophie du présent » (2013)
by Clare O’Farrell
En septembre 2013 paraîtront chez Vrin (Paris) les premiers deux volumes de la nouvelle collection « Philosophie du présent », dirigée par Jean-François Braunstein, Arnold I. Davidson et Daniele Lorenzini.
Le but de cette collection est de mettre au centre des interrogations philosophiques la question du présent, de notre présent, et de réactiver, à l’égard de cette question, une attitude à la fois théorique et pratique : le présent se configure bien sûr comme un donné, mais aussi et en même temps comme une tâche. En prenant toujours comme point de départ un problème actuel, les livres qui seront publiés dans « Philosophie du présent » montrent que chacun de ces problèmes renvoie inévitablement à une configuration historique, et que présent et histoire ne sont pas deux dimensions séparées de notre expérience. Si le présent est le lieu, le seul lieu possible de notre action et de notre activité créatrice, notre efficacité suppose de rendre visible ce que d’ordinaire nous ne voyons pas, non parce qu’il est caché, mais précisément parce qu’il est sous nos yeux. Dans la contingence de notre présent nous sommes appelés à dégager la possibilité d’introduire un écart pour mettre à l’épreuve les limites qui nous sont constamment imposées. Notre rapport au présent prend ainsi la forme d’une attitude critique.
Cette collection est vouée à accueillir une série d’ouvrages qui, implicitement ou explicitement, et dans des domaines différents, témoignent de cette attitude fondamentale, dans la conviction que, pour utiliser les mots de Foucault, faire du travail en philosophie signifie toujours introduire une différence significative dans le champ du savoir, en ouvrant ainsi l’accès à une autre figure de la vérité, et peut-être aussi à une autre manière de penser et de vivre.
La collection « Philosophie du présent » accueillera en outre la série « Foucault inédit », publiée sous la direction de Jean-François Braunstein, Arnold I. Davidson, Henri-Paul Fruchaud et Daniele Lorenzini, dont le but est d’établir l’édition critique d’une série de conférences et d’interviews de Michel Foucault qui demeurent encore inédites en français, ou inédites tout court. Le premier volume, à paraître en septembre 2013, recueillera les conférences données par Foucault à Dartmouth College en novembre 1980 sur « L’origine de l’herméneutique de soi », avec les variantes de la version prononcée par Foucault le mois précédent à Berkeley, ainsi que deux autres interventions inédites, contemporaines de ces conférences.
Posted: Luglio 4th, 2013 | Author: agaragar | Filed under: anthropos, comune, comunismo, crisi sistemica, epistemes & società, post-filosofia, postcapitalismo cognitivo, Révolution | Commenti disabilitati su Startup, classe creativa e capitalismo delle “relazioni”
Note per una discussione
a cura di KAINOS
Le riflessioni che seguono sono relative alla lettura di due libri sulle nuove “forme del lavoro” e sul “capitalismo digitale”. Il primo di questi libri, il più importante, serio e stimolante, è quello di Carlo Formenti, intitolato Felici e sfruttati. Il capitalismo digitale e l’eclissi del lavoro1. Il secondo, molto meno stimolante, ma a suo modo utile come “oggetto” teorico su cui riflettere, è il libro a più (troppe) mani, curato da Gianni Vattimo, Pasquale Davide de Palma e Giuseppe Iannantuono, dal titolo Il lavoro perduto e ritrovato2.
La discussione di tali libri mi ha dato l’opportunità di rileggere l’importante saggio di Jean-Luc Nancy, La création du monde ou la mondialisation3, pubblicato in Francia nel 2002. Tale rilettura mi ha portato a porre in questione l’ideologia della creatività che è il presupposto (in parte non ancora indagato) sia delle teorie neo-liberiste relative alla “classe creativa” (Florida4) sia delle teorie che (apparentemente) si oppongono alle attuali forme del capitalismo tecno-globalizzato.
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Posted: Luglio 4th, 2013 | Author: agaragar | Filed under: comunismo, crisi sistemica, epistemes & società, Impero di Mezzo | Commenti disabilitati su Wang Hui
Ripartire dalla Costituzione. Intervista a Wang Hui di Simone Pieranni
Il concetto di euguaglianza alla luce delle diversità, le conseguenze cinesi del caso Snowden, il modello economico, l’urbanizzazione, il problema delle terre e delle imprese di stato. Una conversazione sull’attualità con Wang Hui, professore di lettere e rispettato intellettuale. Un punto di riferimento della Nuova Sinistra.
Wang Hui, professore alla Tsinghua University di Pechino, è uno tra gli intellettuali più originali in Cina e sicuramente è tra i più conosciuti in Italia. Alcune delle sue opere sono state tradotte in italiano dalla Manifestolibri (Il nuovo ordine cinese, 2006, La questione tibetana tra est e ovest, 2011), alcuni suoi articoli sono comparsi sulle pagine de il manifesto o quelle di Alias. La conoscenza di Wang Hui e della sua opera in Italia deve molto ad Angela Pascucci che proprio su il manifesto ha spesso ospitato e ripreso le riflessioni dell’intellettuale cinese, contribuendo e non poco al dibattito politico sulla Cina anche in Italia, partendo da posizioni originali, complesse e non stereotipate (al contrario di come spesso la Cina viene invece trattata dai media).
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(Si veda inoltre: POTERE E SOCIETA’ IN CINA di Angela Pascucci)
Posted: Giugno 22nd, 2013 | Author: agaragar | Filed under: 99%, comune, comunismo, crisi sistemica, postcapitalismo cognitivo | Commenti disabilitati su Il diritto del comune
di Girolamo De Michele
G. Allegri, A. Amendola, A. Arienzo, M. Blecher, M. Bussani, P. Femia, A. Negri, U. Mattei, G. Teubner, Il diritto del comune. Crisi della sovranità, proprietà e nuovi poteri costituenti, a cura di Sandro Chignola, Ombre Corte, Verona 2012, pp. 236, € 20,00
Questo volume, che raccoglie parte dei materiali prodotti in occasione di una giornata di studi nel marzo 2011, ha la sua ragion d’essere in almeno due temi: la crisi del diritto e della sovranità, e la pratica necessità di processi costituenti messi all’opera dai movimenti globali.
Che in un’epoca di crisi dell’economia globale siano entrate in crisi tanto gli istituti della rappresentanza politica “democratico-costituzionale”, quanto il diritto in quanto tale; che si debba parlare di una crisi delle costituzioni sia dal lato teorico (fondamenti formali dell’architettura giuridica che regolamenta la produzione di leggi e la loro applicazione), sia dal lato materiale (garanzia dell’inviolabilità dei diritti fondamentali iscritti nelle carte costituzionali e tutela sostanziale del cittadino), non è una novità per gli studiosi di questi argomenti.
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Posted: Giugno 17th, 2013 | Author: agaragar | Filed under: 99%, bio, comune, comunismo, postcapitalismo cognitivo, postoperaismo, Révolution | Commenti disabilitati su Foucault: Quella potenza umana ridotta a merce
di Sandro Mezzadra
SAGGI «Il soggetto produttivo. Da Foucault a Marx» di Pierre Macherey, per la casa editrice ombre corte
Per organizzare il lavoro si producono «norme», che regolano comportamenti, ma anche limiti e resistenze
«Marx per me non esiste», dichiarò Michel Foucault in un dialogo del 1976 con la redazione della rivista Hérodote. E aggiungeva: «voglio dire questa specie d’entità che s’è costruita attorno a un nome proprio, e che si riferisce ora a un certo individuo, ora alla totalità di quel che ha scritto, ora a un immenso processo storico che deriva da lui». C’è qui una chiave per intendere il rapporto intrattenuto da Foucault con Marx, tema che continua a essere al centro di molti studi e dibattiti (si veda ad esempio il bel libro curato da Rudy Leonelli, Foucault-Marx. Paralleli e paradossi, Bulzoni, 2010): la radicale distanza di Foucault dal marxismo, inteso come compatto edificio dogmatico, si accompagnava in lui alla diffidenza nei confronti di ogni tentativo di «accademicizzare» Marx, di ridurlo a un «autore» come un altro. Quest’ultima è un’operazione certo legittima, continuava Foucault nell’intervista del 1976, ma equivale a «misconoscere la rottura che lo stesso Marx ha prodotto». Quella rottura nel cui solco Foucault ha continuato per molti versi a pensare – non senza produrre ulteriori rotture, che lo hanno spesso condotto lontano da Marx.
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Posted: Giugno 8th, 2013 | Author: agaragar | Filed under: anthropos, comune, comunismo, epistemes & società, philosophia, post-filosofia | Commenti disabilitati su Spinoza
Spinoza e le «scienze sociali». Il difficile se non impossibile incontro tra la filosofia critica e una visione neutrale del sociale Un percorso di lettura a partire dal volume collettivo «Ordo e connexio» pubblicato da Mimesis.
di Toni Negri
Da tempo ormai la questione (meglio, il problema – perché tutt’altro che diretta e lineare ne è la risposta) dell’utilità dello spinozismo per le scienze sociali è aperta. Pochi anni fa mi capitò di partecipare ad un seminario parigino sul medesimo tema. Annotavo allora come, nel procedere su questo terreno, la difficoltà stesse nel configurare non tanto l’importanza del pensiero di Spinoza per la ricerca sociale quanto il dubbio se ci fosse una sociologia capace di cogliere la portata della critica. «La sociologia si propone come una scienza Wertfrei, cioè come scienza avalutativa che riguarda un oggetto specifico (il sociale); oppure si propone come una disciplina positiva che ha per oggetto l’istituzione. Essa si presenta allo stesso tempo come una rottura con le teorie naturaliste del sociale,a fortiori con il giusnaturalismo, e come rottura con le teorie normative o performative di quel conatus del sociale che il politico rappresenta». E aggiungevo che in Spinoza quelle due rotture erano impensabili: se infatti lì si fosse arrivati a definire qualcosa che assomigliasse ad una sociologia, questo qualcosa sarebbe stato insieme naturalista e/o giusnaturalista (cioè ontologicamente fondato) e performativo e/o normativo (cioè eticamente fondato). Insomma avrebbe significato stabilire un nuovo statuto epistemologico della sociologia.
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