APPELLO PER LA LIBERAZIONE DEI CORPI E DEL DISSENSO POLITICO

Posted: Aprile 4th, 2014 | Author: | Filed under: 99%, bio, comunismo, Global, Révolution, vita quotidiana | Commenti disabilitati su APPELLO PER LA LIBERAZIONE DEI CORPI E DEL DISSENSO POLITICO

Scritto da Gigi. Postato in Cartografia delle lotte nella crisi

Proponiamo all’attenzione di tutte/i questo appello firmato da alcuni intellettuali e attivisti europei e non solo per denunciare il clima di crescente intimidazione e repressione presente in Italia e in Europa.

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Clamoroso è il caso della lotta in Val di Susa, dove attualmente quattro giovani sono sottoposti a un regime carcerario di isolamento, accusati di “terrorismo”, e 54 persone si trovano sotto processo per aver manifestato, in forme diverse, il loro dissenso contro il proseguo dei lavori per l’Alta Velocità a cui da venti anni si oppongono le comunità della zona. Non basta: altri episodi diffusi di repressione del dissenso e del diritto a manifestare ci allarmano grandemente.

Promotori di tale iniziativa sono gli iscritti alla lista Effimera, variegata realtà di ricerca e di pensiero internazionale, nata dopo l’esperienza di UniNomade 2.0. Chiediamo a tutti coloro che hanno a cuore la libertà di espressione e di critica di appoggiare questa presa di parola che ha lo scopo di ribadire il diritto all’autodeterminazione dei corpi e dei territori al di fuori delle imposizioni e delle logiche del capitalismo finanziario contemporaneo.

Per firmare: appello.contro.repressione@gmail.com

Segue l’appello in italiano, inglese, francese, tedesco, spagnolo con l’elenco dei primi firmatari.

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Foucault, in una lezione tenuta nel 1978 al Collège de France, scrive che oggi l’arte del governare “ha per bersaglio la popolazione, per forma principale di sapere l’economia politica, per strumenti tecnici essenziali
i dispositivi di sicurezza”. Se questo è il piano dentro il quale ci muoviamo, oggi stiamo assistendo ad un salto di qualità dei dispositivi di sicurezza. Osserviamo una complessiva e sottile involuzione autoritaria della società italiana ed europea, dove il conflitto viene patologizzato e interiorizzato e vige la repressione di ogni politica affermativa e di ogni pratica di autonoma gestione di corpi, relazioni, territori. In particolare, ci allarma e ci preoccupa il clima di controllo di un neocapitalismo particolarmente violento nei confronti degli attivisti del movimento No Tav in Val di Susa. Quattro giovani, Claudio, Chiara, Mattia e Niccolò, sono da dicembre in carcere accusati di terrorismo. Altri 54 attivisti No Tav sono sotto processo per i fatti relativi alle manifestazioni del 27/6 e del 3/7/2011, attualmente in corso presso la IV Sezione del Tribunale di Torino, in condizioni in cui, come denunciato pubblicamente dagli avvocati della difesa, si consta “l’oggettiva impossibilità di garantire, nelle attuali condizioni, un sereno e concreto esercizio del diritto di difesa”.

Anche in altre città italiane (Bologna, Milano, Padova, Roma, Treviso, Napoli) negli ultimi mesi sono state emesse ordinanze di “divieto di dimora”, “arresti domiciliari”, “obblighi di firma” destinati a coloro che, più di altri, hanno manifestato dissenso politico.

Noi vediamo nell’esplicarsi di tali durezze fuori misura, il volto di un potere che ha cambiato natura: lontano e dittatoriale, repressivo e dunque “esterno” rispetto alle culture, ai corpi, ai volti, ma contemporaneamente vicino e “intimo”, capace di effettuare un’integrale cattura dell’anima, reclamando di volerla orientare attraverso dispositivi ambientali ed economici che favoriscono l’adesione alla “norma” oppure, viceversa, pronto a espellere, imprigionare, scartare qualsiasi elemento che alla “norma” non voglia adeguarsi.

Un’intera valle e tutta la sua popolazione da quasi venti anni resistono al destino stabilito dalle logiche dello sfruttamento intensivo neoliberista, sordo a ogni desiderio, insensibile ai bisogni della vita e al rispetto dell’ambiente, interessato solo alla razionalizzazione capitalistica dell’esistenza, al calcolo di investimenti in grandi opere inutili ed irragionevoli che debbono essere il più possibile soltanto una fonte di denaro. Di fronte alla fermezza con cui la decisione unilaterale sulla sorte della Val di Susa viene da decenni presentata come una funzione che sottomette tutti i comportamenti agli interessi economici, le comunità hanno messo in gioco i propri corpi, diventando un modello di testarda resistenza alle ragioni del capitalismo-finanziario per il Paese nella sua interezza e anche oltre i confini nazionali. Siamo in presenza di regole oscene che autorizzano a imprigionare quattro ragazzi poiché “l’azione terroristica è idonea ad arrecare danno d’immagine all’Italia” e, aspetto particolarmente significativo, siamo di fronte alla pubblica rivendicazione del lato indecente di questa repressione, con la complicità dei principali media e di buona parte del milieu intellettuale italiano (con poche, ma significative, eccezioni).

Per queste ragioni noi firmando chiediamo l’immediata liberazione degli attivisti imprigionati dietro accuse strumentali e gigantesche. Pensiamo che la moltitudine che si solleva in Val di Susa trasgredisca solo la logica imperante del “capitale umano”. Questi giovani mettono in gioco le proprie vite, rifiutando l’idea della libertà come libera accettazione di una scelta obbligata; hanno sottratto la propria libertà al calcolo, per affidarla alla manifestazione di un’idea.

Non c’è politica che non cominci da lampi come questi, vogliamo ricordarlo. Essi sono i lampi dell’intelligenza e del coraggio imprendibile dell’umanità, gli unici capaci di far tremare la presunta solidità del biopotere contemporaneo. Noi dunque pensiamo che l’avvenire della politica stia nella fedeltà a questi lampi cui chiunque può partecipare, purché sia disposto a mettere davvero in gioco se stesso.

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Per una teoria del potere destituente

Posted: Marzo 31st, 2014 | Author: | Filed under: 99%, anthropos, au-delà, bio, comune, comunismo, epistemes & società, post-filosofia, postcapitalismo cognitivo, Révolution | Commenti disabilitati su Per una teoria del potere destituente

di Giorgio Agamben

Conferenza pubblica (Atene, 16 novembre 2013), trascrizione a cura di ΧΡΟΝΟΣ
Traduzione di Giacomo Mercuriali

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Una riflessione sul destino della democrazia oggi qui ad Atene in qualche modo è inquietante, poiché obbliga a pensare alla fine della democrazia nel luogo stesso in cui questa è nata. In effetti, l’ipotesi che vorrei proporre è che il paradigma governamentale predominante oggi in Europa non solo non sia democratico, ma che non possa nemmeno essere considerato politico. Tenterò allora di mostrare che la società europea non è più una società politica: è qualcosa di totalmente nuovo, qualcosa per cui ci manca una terminologia appropriata e dovremo quindi inventare una nuova strategia.

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Einstein’s Nightmare – On Bernard Stiegler’s Techno-Dystopia

Posted: Marzo 23rd, 2014 | Author: | Filed under: anthropos, arts, au-delà, bio, digital conflict, epistemes & società, post-filosofia, posthumanism | 66 Comments »

by Mark Featherstone

amour

I. Gadget Love

In the winter of 2013, I became aware of “Einstein’s Nightmare,” an Internet meme, a fragment of information, which reflects the horror of what I call in this article the “technological dystopia.” [1] The meme, titled “Einstein’s Worst Nightmare,” explains that “The Day That Albert Einstein Feared Has Arrived!” Below the caption, six images show people in various collective scenarios — “Having Coffee with Friends,” “A Day at the Beach,” “Cheering for your Team,” “On an Intimate Date,” “Enjoying the Sights,” “Having Dinner” — where a communal or social event is torn by technological mediation. The people in each image are distracted. They grasp their gadgets, gaze at screens, lose themselves in mediation. They are immersed in their iPhones, smart phones, and other devices, and disregard the presence of their friends and family members. At the bottom of the meme is a quotation from Einstein. Here we read the details of Einstein’s Nightmare: “I fear the day that technology will surpass our human interaction. The world will have a generation of idiots.” We understand the problem. Perhaps the meme is inspired by McLuhan, Baudrillard, or both? According to the meme, we may argue that the technological medium of human communication has started to work against its original purpose — the creation of social relations, where the term “social” implies a relation defined by a phenomenological, embodied, thickness, a quality necessary for durable sociality. But this is not the relation that predominates in Einstein’s Nightmare. In the nightmare, we gaze at screens and communicate with absent, virtual bodies, yet we ignore the real people in our immediate vicinity. The people in the images are McLuhan’s gadget lovers who love their phones because they insulate them from real social interaction. As McLuhan explained, there is simply too much happening in our hyper-media society to take everything in, so we “self-amputate” ourselves in our gadgets. [2] On the other hand, and in order to balance our retreat into isolation, we fall into Baudrillard’s ecstasy of communication, where we become addicted to the very act of communication itself. [3] Meaning is irrelevant. Speak, write, communicate for the sake of it. As John O’Neill noted long before the Internet — let alone the iPhone — took off, “televideo ergo sum” — I am on screen, therefore I am. [4] I exist, and I resist my self-imposed retreat from the world, because I communicate at a distance. According to the meme, this is Einstein’s technological dystopia.

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La norma biopolitica e il conflitto possibile

Posted: Marzo 21st, 2014 | Author: | Filed under: 99%, au-delà, bio, comune, crisi sistemica, donnewomenfemmes, epistemes & società, postcapitalismo cognitivo, Révolution | Commenti disabilitati su La norma biopolitica e il conflitto possibile

di CRISTINA MORINI

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Alcuni avvenimenti di cui siamo stati testimoni appena ieri hanno segnato fatalmente i nostri immaginari. Voglio iniziare il mio ragionamento sul tema “Generi e generazioni” ricordandoli perché, piaccia o meno, essi ci hanno cambiati per sempre. Le nuove generazioni di uomini e donne dell’altra sponda del Mediterraneo, giovani “con buona formazione ma senza lavoro, produttive ma impoverite” come le ha definite Michael Blecher[1], sono scese in piazza e hanno sovvertito regimi. In Spagna hanno invaso le strade rendendo evidente lo scandalo di aver vent’anni e nessuna prospettiva in un mondo fatto come è fatto oggi, e di non sentirsi rappresentate dalla cosiddetta “democrazia”, occupata da una classe politica adulta indifferente alle loro sorti. In Turchia hanno eletto un parco a loro simbolo, costringendo il governo a confrontarsi con nuove esigenze che parlano anche dell’eco-sostenibilità del mondo, della precarietà del territorio e degli spazi metropolitani, entità mutevoli, in continua trasformazione e alla ricerca di nuove connessioni.

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Nuovi disagi nella civiltà

Posted: Marzo 17th, 2014 | Author: | Filed under: anthropos, au-delà, bio, crisi sistemica, epistemes & società, lacanism, Marx oltre Marx, posthumanism | 1 Comment »

di Paolo B. Vernaglione

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Che il “discorso del capitalista” sia parlato in sottotraccia da TV, rete e grandi giornali è evidente, soprattutto nella continua denegazione della crisi della finanza neoliberale. Che i tratti specie-specifici della natura umana (senza virgolette) risaltino nella prassi del presente è cosa meno evidente nel colpevole oblìo della critica.

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Dai laboratori alle masse

Posted: Marzo 11th, 2014 | Author: | Filed under: 99%, anthropos, Archivio, arts, au-delà, bio, comune, comunismo, digital conflict, epistemes & società, Révolution | 54 Comments »

di Danilo Mariscalco

Qui la Premessa

Qui il primo capitolo

Malli

Una recensione: La luce del futuro che viene dal passato

di GIORGIO MARTINICO

Protagonista è il Settantasette. Ad inda­gare quel movi­mento, non i suoi protagonisti, non il racconto «ufficiale» o il «discorso sugli anni di piombo» è il volume Dai laboratori alle masse. Pratiche artistiche e comunicative nel movimento del ’77 (Ombre Corte, pp. 159), scritto da Danilo Mariscalco, dot­tore di ricerca presso l’Università di Palermo. Un libro che, come suggerisce il titolo, ha l’ambizione di arricchire il dibattito politico e storiografico su alcuni aspetti (le pratiche artistico-comunicative) relative a quella straordinaria stagione di conflitto e, anche, di frenetica produzione «culturale»; allo stesso tempo il volume è il tentativo di «arricchire la cassetta degli attrezzi utilizzata dai soggetti impegnati nella trasformazione, dal carattere teorico-pratico inscindibile, del reale».

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Vectores de disolución Sobre la posibilidad de acelerar el capitalismo en vista de generar su colapso

Posted: Marzo 10th, 2014 | Author: | Filed under: anthropos, arts, au-delà, bio, digital conflict, epistemes & società, kunst, post-filosofia, posthumanism | Commenti disabilitati su Vectores de disolución Sobre la posibilidad de acelerar el capitalismo en vista de generar su colapso

accelerazionismo

“Es más fácil imaginar el fin del mundo que el fin del capitalismo”. La famosa frase de Jameson, esgrimida a menudo por Žižek y sus acólitos, no ha dejado de resonar funestamente en el imaginario progresista de nuestro tiempo, pues da cuenta de una verdadera sensación general de estancamiento a nivel de la elaboración teórica de posibles futuros alternativos al sistema capitalista. En efecto, la superación del capitalismo suena cada vez más fantasiosa, incluso a pesar de un contexto de crisis económica global. Pero, ¿y si para generar un cambio radical no fuera necesario detener la maquinaria?

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Governare e punire. Interiorizzazione della colpa e governamentalita’ autoritaria – parte III

Posted: Marzo 1st, 2014 | Author: | Filed under: bio, crisi sistemica, critica dell'economia politica, epistemes & società, Marx oltre Marx, postcapitalismo cognitivo, postoperaismo, Révolution | Commenti disabilitati su Governare e punire. Interiorizzazione della colpa e governamentalita’ autoritaria – parte III

di Maurizio Lazzarato

kaishakunin

E se i Padri Padroni fossero invece di ritorno?

Per cominciare ringrazio tutti per aver letto il libro e «Materiali foucaultiani» per aver organizzato il forum! Non è una cosa scontata!

1. Non sostengo che la morale del debito sostituisce quella del consumo. Trattando del debito dicevo che la “crisi” mette in primo piano la colpa legata al debito, ma questo non esclude le altre morali, le fa invece funzionare insieme.

Nell’introduzione all’edizione italiana dicevo che le differenti morali (la morale del lavoro, la morale del consumismo, la morale del debito) convivono in maniera più contraddittoria di prima del 2007. L’esempio della «televisiun che ha la forza di un leun», con il suo discorso significante colpevolizzante (i giornali televisivi) e le semiotiche della pubblicità che spinge a un consumo compulsivo e frustrante, voleva mostrare questa coesistenza.

Come può il compagno Chicchi dire che la morale della colpa non funziona più, quando tutte le “riforme di struttura” hanno al loro centro e come obiettivo principale il mercato del lavoro?

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Parte I

Parte II


“Politiche monetarie, banche centrali e crisi dell’Euro” – Una moneta del comune per il reddito di cittadinanza in Europa

Posted: Febbraio 27th, 2014 | Author: | Filed under: 99%, bio, crisi sistemica, critica dell'economia politica, epistemes & società, postcapitalismo cognitivo, postoperaismo, Révolution, vita quotidiana | Commenti disabilitati su “Politiche monetarie, banche centrali e crisi dell’Euro” – Una moneta del comune per il reddito di cittadinanza in Europa

Intervista a cura di Beppe Caccia Metropolitan Multiversity

Abbiamo intervistato Christian Marazzi a Lugano, nei giorni della tempesta che ha investito le valute delle potenze economiche emergenti e all’indomani del referendum con cui oltre il 50 per cento degli elettori svizzeri hanno chiesto misure restrittive nei confronti dell’immigrazione proveniente dai paesi dell’Unione Europea. Ne è venuta fuori una lettura originale e stimolante delle politiche monetarie seguite dalla Federal Reserve Bank americana e dalla Banca Centrale Europea, nel quadro dell’evoluzione della crisi finanziaria globale. E alcune utili indicazione per i movimenti sociali costituenti in Europa.

Anche nella comunicazione dominante, la narrazione della “ripresa” ha sostituito la retorica dei “sacrifici”: dalle “lacrime e sangue” dell’austerity si è passati a descrivere l’apertura di un nuovo ciclo, di una nuova fase economica di superamento della crisi. Quanto c’è di reale in questo discorso, guardando ovviamente alle diverse aree economiche e politiche del pianeta? Un discorso vale sicuramente per gli Stati Uniti, un discorso vale per le cosiddette “economie emergenti”, un discorso vale per l’Europa. Ma possiamo dire che la crisi è entrata in una nuova fase e che questa è caratterizzata, in qualche modo, da una “ripresa”?

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Stati di minima utopia

Posted: Febbraio 26th, 2014 | Author: | Filed under: anthropos, au-delà, bio, epistemes & società, racisme, Révolution, sud, vita quotidiana | Commenti disabilitati su Stati di minima utopia

di Vando Borghi

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Arjun Appadurai. Nel nuovo libro «Il futuro come fatto culturale. Saggi sulla condizione globale», pubblicato da Raffaello Cortina, l’antropologo indiano mette a tema le forme politiche alternative ai modelli dominanti, a partire dall’esperienza dei movimenti sociali urbani di Mumbai.

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