Posted: Dicembre 21st, 2013 | Author: agaragar | Filed under: anthropos, au-delà, bio, donnewomenfemmes, epistemes & società, postgender | Commenti disabilitati su Sulla “teoria del gender”. Judith Butler risponde ai suoi detrattori
di Redazione LC 20 dicembre 2013
Un’intervista a Judith Butler apparsa su “Le Nouvel Observateur”, il 15 dicembre 2013. La traduzione è di Federico Zappino.
Le Nouvel Observateur: Nel 1990 ha pubblicato Gender Trouble (trad. it., Questione di genere), testo che ha segnato l’irruzione, nel dibattito intellettuale, della “teoria del gender”. Di cosa si tratta?
Judith Butler: Intanto ritengo importante precisare di non aver inventato gli “studi di genere” (gender studies): la categoria di “genere” era infatti già in uso dagli anni Sessanta, negli Stati Uniti, sia all’interno della ricerca sociologica, sia in quella antropologica. In Francia, invece, in particolare sotto l’influsso di Lévi-Strauss, si è preferito parlare di “differenze sessuali”. La cosiddetta “teoria del gender” prende dunque piede solo tra gli anni Ottanta e Novanta, innestandosi proprio all’incrocio tra l’antropologia statunitense e lo strutturalismo francese.
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A chi spetta una buona vita?
Posted: Dicembre 20th, 2013 | Author: agaragar | Filed under: anthropos, au-delà, bio, epistemes & società, post-filosofia, postgender, posthumanism | Commenti disabilitati su il postumano
La nostra seconda vita negli universi digitali, il cibo geneticamente modificato, le protesi di nuova generazione, le tecnologie riproduttive sono gli aspetti ormai familiari di una condizione postumana. Tutto ciò ha cancellato le frontiere tra ciò che è umano e ciò che non lo è, mettendo in mostra la base non naturalistica dell’umanità contemporanea.
Sul piano della teoria politica e filosofica, urge adeguare le categorie di comprensione delle identità e dei fenomeni sociali a partire da questo salto. Sul piano dell’analisi, dopo aver constatato la fine dell’umanesimo, occorre vedere in questa trasformazione le insidie di una colonizzazione della vita nel suo complesso da parte dei mercati e della logica del profitto.
Occorre dunque adeguare la teoria ai cambiamenti in atto, senza rimpianti per un’umanità ormai perduta e cogliendo le opportunità offerte dalle forme di neoumanesimo che scaturiscono dagli studi di genere, postcoloniali e dai movimenti ambientali.
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Posted: Dicembre 18th, 2013 | Author: agaragar | Filed under: 99%, bio, comune, donnewomenfemmes, epistemes & società, postcapitalismo cognitivo | Commenti disabilitati su Tra crisi della riproduzione sociale e welfare comune
Intervista a SILVIA FEDERICI – di ANTONIO ALIA
Silvia Federici non ha bisogno di presentazioni. Militante e intellettuale femminista, da sempre impegnata nei movimenti sociali, è stata tra le fondatrice della campagna Wages for Housework. Le abbiamo rivolto alcune domande per offrire una lettura della crisi e delle possibili alternative con cui sicuramente occorre confrontarsi. L’intervista si chiude con un commento ad un articolo di Nancy Fraser. Nell’intervento, Silvia Federici ricorda l’importanza di quel femminismo che ha ispirato lotte e riflessioni teoriche e che non ha concesso nulla ai processi di istituzionalizzazione neoliberale. Un femminismo che fa definitivamente i conti con la fine di ogni possibile riformismo contro cui occorre invece “costruire nuove strutture e nuovi rapporti alternativi allo Stato e al mercato”.
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Posted: Dicembre 13th, 2013 | Author: agaragar | Filed under: 99%, bio, comune, epistemes & società, postoperaismo, Révolution, vita quotidiana | Commenti disabilitati su Note sulla moneta tra soggettività e reddito garantito
di Laboratorio Acrobax
Premessa
Una vicenda abbastanza datata quella sul reddito garantito si è riaccesa nel dibattito di movimento e non solo. Il “non solo” si riferisce prevalentemente all’ultimo periodo della vita politica istituzionale e del suo spazio pubblico che perlomeno dalle elezioni del 2013 in poi ha indicato il reddito, certamente minimo e condizionato, come uno dei terreni di riforma possibile. Chiaramente nemmeno a dirlo dopo mesi di governo dellebasse e strette intese, il dispositivo di briciole è stato definito nella Legge di Stabilità 2014 con risorse allocate risibili: come la montagna partorisce il topolino. Nel maxi-emendamento compare una misura presentata mediaticamente come reddito minimo ma in verità si stratta di un sussidio contro la povertà il cui finanziamento è a dir poco ridicolo ovvero 120 milioni di Euro in tre anni. Queste risorse dovrebbero confluire nel fondo contro la povertà che attualmente gestisce la Social Card. La misura è estremamente familista ed destinata ad una platea ridottissima. Non ci aspettavamo di più dal governo dell’austerity, ma una cosa ci sembra fondamentale sottolineare: i tre disegni di legge presentati alla Camera (PD, SEL e M5S) in modo assolutamente divergenti sia come filosofia dell’intervento che come previsioni di copertura economica hanno messo chiaramente in luce almeno tre caratteristiche fondamentali. La prima riguarda il bisogno della governance di dare una risposta spot sul tema del reddito a tutti gli esclusi dagli ammortizzatori sociali e dagli strumenti di protezione sociale. Ci riferiamo alla composizione sociale fatta da milioni di precari, precarizzati, working poor e giovani disoccupati, questo lo vediamo come un segno che il dibattito (a volte confuso ed ambiguo) e la penetrazione sociale della rivendicazione ha tutte le potenzialità per diventare una miscela esplosiva e preoccupante. La seconda caratteristiche riguarda l’impostazione degli schemi di reddito proposti delle diverse forze politiche, completamente schiacciata sui dispositivi di regolazione sociale imposti dall’Europea che obbligano l’Italia ad attivare forme di sostegno al reddito legate a politiche di welfare to work ovvero un welfare condizionale completamente legato a regimi sanzionatori. Dispositivi simili, con risorse esigue, verranno attivati anche attraverso il programma europeo Youth Guarantee il cui baricentro dichiarato è la lotta contro la disoccupazione giovanile e le politiche di attivazione dei cosiddetti NEET. La terza caratteristica riguarda il tema dell’allocazione delle risorse pubbliche, nei tre diversi disegni di legge si parla di investimenti che vanno da 2 ai 19 miliardi di euro, ultimo progetto proposto da M5S. Dall’analisi di questi semplici dati emerge, infatti, che il problema non è di risorse ma di volontà politica. L’obbiettivo del governo dell’austerity è quello smantellare e finanziarizzare il welfare, contrastando qualsiasi provvedimenti di redistribuzione della ricchezza continua a finanziare banche, spese militari ect ect. Tutto ciò accade in un contesto di impoverimento generalizzato di larghi strati della popolazione, l’INPS ha recentemente affermato che il 29% della popolazione, a più di 18 milioni di persone, rischia la povertà, un dato vicino a quello greco, che è pari al 34%. Osservando i dati il paese ellenico è l’unico peggiore dell’Italia all’interno dell’Eurozona.
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Posted: Dicembre 12th, 2013 | Author: agaragar | Filed under: au-delà, bio, epistemes & società, Foucault | Commenti disabilitati su La forza del vero di Michel Foucault
di Girolamo De Michele
In un’intervista del 1981 al giornale “Gai Pied”, parlando della propria omosessualità e dell’amicizia come stile di vita, Foucault diceva: «il problema non è quello di scoprire in sé la verità del proprio sesso, ma di usare la sessualità per arrivare a una molteplicità di relazioni»1. Non si tratta di confessare la verità segreta di un desiderio, «si tratta di chiedersi quali relazioni possono essere istituite, inventate, moltiplicate, modulate attraverso l’omosessualità». Queste parole sul “divenire-omosessuale” esprimono bene la direzione verso cui, negli ultimi tre anni della propria attività al Collège de France (quella specie di «rendiconto pubblico di una libera attività», l’aveva definito nel corso del 1976), Foucault aveva orientato la propria ricerca. Non sorprende, dunque, che in questa torsione Foucault abbia dissodato il terreno della tarda antichità, dedicando gli ultimi tre corsi al mondo greco-romano, e in particolare, nell’ultimo anno, ai Cinici. O meglio: solo chi aveva praticato una lunga serie di fraintendimenti del lavoro foucaultiano a partire dalla Volontà di sapere come “blocco della ricerca”, ritirata davanti a uno scacco o presa d’atto di un fallimentare esito nelle weberiane gabbie d’acciaio della modernità – una sorta di consolatoria ritirata fra gli antichi, insomma, poteva rimanere sorpreso dal fatto che Foucault avesse non cercato nella verità degli antichi il senso del presente, ma piantato nietzscheanamente il concetto di parrhesia, di “parlar franco” (quella franchise con cui Slongo congiunge Foucault a Montaigne), nel cuore del tempo presente.
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Posted: Dicembre 3rd, 2013 | Author: agaragar | Filed under: 99%, anthropos, bio, comune, epistemes & società, Foucault, Marx oltre Marx, postcapitalismo cognitivo, postoperaismo, Révolution | Commenti disabilitati su IL FURTO LIBERALE
in ALIAS – 30 novembre 2013
PDF
presentazione editoriale
Posted: Dicembre 2nd, 2013 | Author: agaragar | Filed under: anthropos, au-delà, bio, donnewomenfemmes, epistemes & società, postgender, vita quotidiana | Commenti disabilitati su Il sesso come lavoro ed il lavoro sessuale
di Laura Augustìn
Da Incroci De-Generi, traduzione di LaPantaFika
Laura Augustìn è antropologa, autrice di Sex at the margins – migration, labour markets and the rescue industry . Il suo lavoro ha sollevato un acceso dibattito mettendo in discussione la narrazione dominante che vuole le sex workers migranti tutte indistintamente vittime di una cosiddetta tratta degli esseri umani, dunque soggetti passivi che spetterebbe alle istituzioni salvare. Agustìn, contestando e demisitificando il mito della tratta, ha così analizzato quella che lei stessa ha definito the rescue industry, ovvero l’industria del salvataggio rappresentata da enti, organizzazioni, associazioni, ma anche singoli che traggono vantaggi e profitti proprio dalla missione salvifica di cui si sono auto-investiti, sovrapponendosi alle sex workers stesse e sovradeterminandole. Per approfondire il lavoro di Laura Augustìn, The Naked Anthropologist è il suo blog.
A seguire, la traduzione di un articolo pubblicato da The Commoner, n. 15, a cura di Silvia Federici
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Posted: Novembre 24th, 2013 | Author: agaragar | Filed under: anthropos, bio, crisi sistemica, epistemes & società, Global, vita quotidiana | Commenti disabilitati su Cambiamenti critici del clima
di ROSI BRAIDOTTI
Il lavoro di Melinda Cooper illumina con genialità e intuizione l’economia politica perversa del capitalismo avanzato. La sua perversione consiste nella coesistenza di regimi biopolitici di coltivazione e sfruttamento di tutto ciò che vive, con le pratiche crudeli tipiche della distruzione necropolitica mirata. Modi di morire e modi di vivere vengono strategicamente schierati attraverso gli spazi sociali sfaccettati e sconvolti della sostenibilità di stampo aziendale, del mix culturale globalizzato e del consumismo monotono e coercitivo.
Altrettanto perversa è l’ideologia contemporanea della “libera” mobilità. Il capitalismo avanzato è una forza centrifuga che produce freneticamente e mette in circolazione beni differenziati a livello quantitativo: dati, capitali, bit e byte di informazioni, a tutto vantaggio della mercificazione e del profitto. Gli individui, soprattutto i non europei, i migranti e i rifugiati apolidi, così come i membri delle minoranze sociali, culturali e di genere, non circolano affatto altrettanto “liberamente” (Braidotti 2003). A livello dei processi di soggettivazione, questo sistema appare come un moltiplicatore di differenze deterritorializzate, che vengono confezionate e commercializzate grazie all’etichetta del “nuovo”, identità negoziabili e fluide create su misura delle infinite scelte dei consumatori. Proliferazioni quantitative senza cambiamenti qualitativi.
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Posted: Novembre 10th, 2013 | Author: agaragar | Filed under: 99%, anthropos, Archivio, bio, comune, critica dell'economia politica, epistemes & società, Marx oltre Marx, postoperaismo, Révolution | Commenti disabilitati su NEL CERVELLO DELLA CRISI
Nel cervello della crisi. La «storia militante» di Sergio Bologna tra passato e presente
di Damiano Palano
Proprio quarant’anni fa, mentre esplodeva la prima crisi dell’economia post-bellica, a Milano veniva dato alle stampe il primo numero di «Primo maggio», una delle riviste più importanti nella storia dell’«operaismo italiano». Quella rivista aveva il proprio punto di riferimento in Sergio Bologna, attorno al quale si erano raccolti alcuni giovani storici provenienti da differenti esperienze politiche della sinistra extra-parlamentare, ma vicini all’istanza di quella che veniva definita come una «storia militante». Da qualche anno il ricchissimo Dvd che accompagna un volume curato da Cesare Bermani su quell’esperienza (La rivista «Primo maggio» (1973-1989), Derive Approdi, Roma, 2010) ha rimesso in circolazione tutti i ventinove numeri della rivista, insieme ad alcuni rari documenti complementari. D’altronde, nel lavoro di riscoperta dei classici dell’operaismo italiano promosso in questi ultimi anni da editori come Derive Approdi e Ombre corte, «Primo maggio» non poteva davvero essere dimenticata. Non solo perché, a causa di tormentate vicende editoriali, i fascicoli della rivista erano diventati ben presto introvabili, scomparendo così (quasi totalmente) anche dallo sguardo delle nuove generazioni e da ciò che rimaneva della ricerca critica sulle trasformazioni sociali. Ma soprattutto perché quella rivista – capace di resistere per un quindicennio, oltrepassando anche la soglia fatale del 1980 – seppe proporre al dibattito teorico e politico degli anni Settanta intuizioni preziose, in grado di sfuggire anche alle inevitabili semplificazioni e scorciatoie di una discussione segnata costantemente dall’urgenza. In effetti, scorrendo oggi le pagine dei ventinove numeri di «Primo maggio», ciò che emerge – insieme a qualche scontato segno del tempo, marcato soprattutto a livello lessicale (perché il lessico politico-teorico di allora era abissalmente distante da quello di oggi, tanto da risultare talvolta persino indecifrabile a un lettore contemporaneo) – è il quadro di un’esperienza capace di proporre ipotesi originali e di individuare con lungimiranza i sentieri che la ristrutturazione produttiva avrebbe imboccato negli anni seguenti.
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Posted: Novembre 7th, 2013 | Author: agaragar | Filed under: bio, comune, epistemes & società, Révolution, vita quotidiana | 1 Comment »
di Tiziana Villani e Paolo B. Vernaglione
In questi anni di aggressiva mutazione delle strategie di potere neoliberale, forme decisamente pervasive di riorganizzazione delle soggettività sono avvenute e continuano ad accadere, con particolare riferimento al problema sempre irrisolto delle appartenenze di genere.
Le scritture identitarie e comunicative si sono dimostrate capaci di operare un profondo lavoro di catalogazione dei comportamenti, che, a partire dalla codificazione della sessualità, hanno costruito una griglia in cui ogni possibile variazione potesse trovare collocazione, scrittura, codice.
Il genere è divenuto un vero “mot d’ordre” atto a veicolare la misoginia imperante e trasversale delle attuali forme di dominio.
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