Posted: Dicembre 8th, 2014 | Author: agaragar | Filed under: anthropos, au-delà, bio, epistemes & società, Foucault | 7 Comments »
di Paolo B. Vernaglione
Se c’è un concetto di cui oggi si può fare l’archeologia, questo è quello di “biopolitica”, che indica genericamente la presa sulla vita che il governo neoliberale del mondo ha imposto, a partire almeno dagli scorsi anni Ottanta. In questi anni, in cui la globalizzazione capitalista dell’economia ha ceduto, nella crisi sistemica della finanza neoliberale, la “biopolitica” è stata declinata dai movimenti sociali oscillando tra i due significati del concetto: come analitica dei poteri in cui frammentazione e dislocazione della sovranità statale si sarebbero concretizzate nel regime governamentale; come cartografia delle possibilità di contrasto al neoliberismo nell’impiego integrale di quella che un tempo si chiamava “sfera intima” o “privata”, nell’opera paziente e minuziosa di esodo dalla società del lavoro e di rifiuto della delega politica. È di questa archeologia che l’11 dicembre si discuterà a Bologna nella giornata di studi dedicata a Foucault in Italia.
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Posted: Dicembre 7th, 2014 | Author: agaragar | Filed under: au-delà, digital conflict | Commenti disabilitati su Unlike Us Reader
by G. Lovink and M. Rasch
https://issuu.com/instituteofnetworkcultures/docs/unlikeus/41?e=0
Posted: Dicembre 2nd, 2014 | Author: agaragar | Filed under: au-delà, comune, comunismo, epistemes & società, Marx oltre Marx, postoperaismo | Commenti disabilitati su Le commun contre l’État néolibéral
par Pierre Sauvêtre
Le livre de P. Dardot et de C. Laval entend placer la question du commun au cœur de la réflexion politique contemporaine. Mais il ne faut pas simplement le concevoir comme une forme spécifique de propriété : c’est une politique que le commun définit.
Le livre de Pierre Dardot et Christian Laval introduit en France la question du « commun » qui était jusqu’ici absente du débat hexagonal, alors qu’elle irrigue depuis les premiers travaux d’Elinor Ostrom il y a vingt ans le champ des sciences humaines anglo-saxonnes. Commun est d’abord une impressionnante synthèse d’un grand nombre de travaux de sociologie, d’économie, de droit, d’anthropologie et de philosophie qui ont pris le « commun » pour objet ces deux dernières décennies. Mais le livre est surtout un effort philosophique d’élaboration originale du concept de « commun ». Son apport majeur est de faire du commun un objet de réflexion directement politique, et pas seulement économique ou juridique. Il ne se présente donc pas comme une réflexion purement abstraite, mais comme une tentative pour proposer un cadre théorique à différents mouvements qui depuis les années 1990 ont donné une dimension directement politique à la problématique du commun dans le cadre de luttes contre les politiques néolibérales. Commun marque ainsi un nouvel âge des travaux sur le néolibéralisme : le temps de l’analyse critique semble être terminé pour laisser place à celui de la construction de propositions alternatives. Mais c’est aussi une réflexion sur le socialisme qui trouve dans le commun une voie nouvelle pour l’émancipation sur la base d’un bilan sans concession de l’échec du communisme d’État. Le concept de « commun » se trouve ainsi à la croisée d’une alternative au néolibéralisme et d’une rupture avec le communisme.
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Posted: Dicembre 2nd, 2014 | Author: agaragar | Filed under: au-delà, bio, comune, digital conflict, epistemes & società, Marx oltre Marx, postcapitalismo cognitivo | Commenti disabilitati su Il comunismo della conoscenza
di André Gorz
La conoscenza, l’informazione sono per essenza dei beni comuni, che appartengono a tutto il mondo, che dunque non possono diventare proprietà priva e mercantile, senza essere mutilati dalla loro utilità. Però se la forza produttiva decisiva (quella dell’intelligenza della conoscenza) non si presta a diventare una merce, le categorie tradizionali dell’economia politica entrano in crisi : il lavoro, il valore, il capitale. Il valore, nel senso dell’economia capitalista, delle conoscenze è indicibile. È impossibile misurare il lavoro che è stato speso alla scala della società per produrle. Perché esse sono prodotte dappertutto dove gli uomini interagiscono, sperimentano, imparano, sognano […]
L’economia della conoscenza ha dunque vocazione ad essere un’economia della messa in comune e della gratuità cioè il contrario di una economia. È questa forma di comunismo che essa riveste spontaneamente nel mondo scientifico. Il “valore” di una conoscenza si misura non in denaro ma per l’interesse che essa suscita, la diffusione che essa riceve. Alla base dell’economia capitalista della conoscenza si trova dunque una anti-economia nella quale la merce, gli scambi mercantili, la preoccupazione del guadagno non ha corso. […]
Questo protocomunismo ha le sue figure emblematiche nell’informatica. Essa differisce dalla scienza per questa specificità : essa è nello stesso tempo conoscenza, tecnica di produzione di conoscenze e mezzo di fabbricazione, di regolazione, d’ invenzione, di coordinazione. In essa è soppressa la divisione sociale fra quelli che producono e quelli che concepiscono i mezzi per produrre. I produttori non sono più dominati dal capitale attraverso il loro mezzi di lavoro. Produzione di conoscenze e produzione di ricchezze materiali o immateriali si uniscono. Il capitale fisso non ha più un’esistenza a parte ; è sussumato, interiorizzato da uomini e donne che fanno l’esperienza pratica, concreta, che la principale forza produttiva non è né il capitale macchine né il capitale denaro ma la passione viva con la quale essi immaginano, inventano e accrescono le loro proprie capacità cognitive al tempo stesso che la loro produzione di conoscenza e di ricchezza. La produzione di sé è qui produzione di ricchezza e inversamente ; la base della produzione di ricchezza è la produzione di sé. Potenzialmente, il lavoro – nel senso che ha nell’economia politica – è soppresso : “Il lavoro non appare più come lavoro ma come pieno sviluppo dell’attività [personale] essa stessa ” (Grundisse).
Il hacker è la figura emblematica di questa appropriazione/soppressione del lavoro. Con lui, le forze produttive umane, diventate soggetto, entrano in ribellione contro la loro cattura da parte del capitale, rivolgono le risorse dell’informatica contro di lui. È il hacker che ha inventato questa anti-economia che sono Linux e il copyleft – questo opposto del copyright – e ha fatto sorgere il movimento dei software liberi. Da lui appaiono delle nuove forme di comunicazione e di regolazione ; un’ammirabile etica anarco-comunista, l’etica hacker, nello stesso tempo arte di vivere, pratica di altri rapporti individuali e sociali, ricerche di vie per uscire dal capitalismo e per liberare, a questo scopo, i nostri modi di pensare, di sentire, di desiderare, dalla sua presa. Gli hackers non sono una élite professionale, né uno strato a parte. Fanno parte della nebulosa dei “dissidenti del capitalismo numerico” come lo diceva Peter Glotz. Questi dissidenti, provenienti della rivoluzione informativa, rappresentano negli Stati Uniti circa un terzo della popolazione attiva. Comprendono degli informatici di alto livello che rifiutano la servitù volontaria ; dei diplomati che rifiutano di sacrificare tutto alla loro carriera ; dei self-imprenditori che rifiutano la competizione feroce del “sempre più, sempre più rapido” ; dei jobbers e dei downshifters che preferiscono guadagnare poco ed avere più di tempo per sé. “Più il capitalismo numerico estende la sua presa sulle nostre vite, più grande diventerà il numero dei declassati volontari”. Scrive Peter Glotz. “Una nuova concezione del mondo sorgerà da essi. La lotta che opporrà il proletariato del numerico alla sua élite… avrà per scopo essenziale due concezioni principali e passionali della vita. Tutta l’etica sociale del capitalismo moderno è in questione.”
(trad. di Julien Simonpieri)
Posted: Novembre 29th, 2014 | Author: agaragar | Filed under: au-delà, bio, crisi sistemica, Deleuze, digital conflict, epistemes & società, hacking, kunst, Marx oltre Marx, postcapitalismo cognitivo, postoperaismo | 8 Comments »
by TIZIANA TERRANOVA
This essay is the outcome of a research process which involves a series of Italian institutions of autoformazione of post-autonomist inspiration (‘free’ universities engaged in grassroots organization of public seminars, conferences, workshops etc) and anglophone social networks of scholars and researchers engaging with digital media theory and practice officially affiliated with universities, journals and research centres, but also artists, activists, precarious knowledge workers and such likes. It refers to a workshop which took place in London in January 2014, hosted by the Digital Culture Unit at the Centre for Cultural Studies (Goldsmiths’ College, University of London). The workshop was the outcome of a process of reflection and organization that started with the Italian free university collective Uninomade 2.0 in early 2013 and continued across mailing lists and websites such as Euronomade, Effimera, Commonware, I quaderni di San Precario, and others. More than a traditional essay, then, it aims to be a synthetic but hopefully also inventive document which plunges into a distributed ‘social research network’ articulating a series of problems, theses and concerns at the crossing between political theory and research into science, technology and capitalism.
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[traduzione in italiano qui]
Posted: Novembre 24th, 2014 | Author: agaragar | Filed under: anthropos, au-delà, bio, epistemes & società, Foucault | Commenti disabilitati su Didier Fassin: La politica sulla vita non fa ostaggi
di GISO AMENDOLA
La relazione tra vita e politica ha costituito, almeno dalla fine degli anni Ottanta in poi, il tema centrale del dibattito teorico-politico, e in particolare di quello italiano. Non a caso, la biopolitica è stata individuata come una sorta di marchio di fabbrica della cosiddetta Italian Theory. Proprio in Italia, però, si è spesso corso il rischio che la genericità di un termine come vita finisse per affogare in una pericolosa indistinzione l’intera questione della biopolitica. Si può dire, anzi, che la “vita” sia spesso servita, nel nostro dibattito teorico, per neutralizzare differenze e scelte politicamente impegnative: un bel richiamo a un genericissimo vivente, specie in una cultura come quella italiana nella quale vitalismi e idealismi si sono intrecciati con malfamati esiti politici, può in fondo sempre servire a scacciare dalla riflessione politica soggetti e conflitti reali, e a rimettere in circolo con il vestito nuovo metafisiche tradizionalissime. Ciò non toglie, però, che attraverso la biopolitica sono state nominate questioni serissime, e mal si reagirebbe agli abusi e alle genericità archiviando sia il termine che la questione.
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Posted: Novembre 24th, 2014 | Author: agaragar | Filed under: anthropos, au-delà, bio, Deleuze, epistemes & società, Foucault, philosophia, post-filosofia | Commenti disabilitati su Giorgio Agamben, un vita libera finalmente
di Roberto Ciccarelli 24 novembre 2014
Tra diritto pubblico e biopolitica, l’immanenza. Una lettura di “L’uso dei corpi” di Giorgio Agamben (Neri Pozza, 2014).
In pochi libri oggi c’è un’aria di scoperta. Può accadere leggendo L’uso dei corpi, ultima tappa del ciclo ventennale che Giorgio Agamben ha dedicato alla riflessione sull’Homo Sacer. Insieme a pochi altri, questo libro spiega perché oggi ciò che è da pensare è l’immanenza. Sulle tracce del filosofo francese Gilles Deleuze, che ne ha fornito un’originale ricostruzione, Agamben torna oggi su questi sentieri dove non mancano chiaroscuri e incroci problematici. In più Agamben arriva a spiegare il senso della sua indagine sul diritto pubblico (lo “Stato di eccezione”), sulla biopolitica (da lui declinata come potere “tanatopolitico” della razionalità occidentale).
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Posted: Novembre 19th, 2014 | Author: agaragar | Filed under: anthropos, au-delà, bio, philosophia, post-filosofia | Commenti disabilitati su Giorgio Agamben, quando l’inoperosità è sovrana
di Toni Negri
«L’uso dei corpi» del filosofo italiano affronta il problema di una vita felice da conquistare politicamente. Ma dopo aver preso congedo dalle teorie marxiste e anarchiche sul potere, l’esito è uno spaesante sporgersi sul nulla.
È un gran libro metafisico, questo di Giorgio Agamben che esplicitamente conclude la vicenda dell’Homo sacer (L’uso dei corpi, Neri Pozza Editore, pp. 366, euro 18). Proprio perché metafisico è anche un libro politico, che in molte sue pagine ci restituisce l’unico Agamben politico che conosciamo (quando «politica» significa «fare» e non semplicemente strologare sul dominio, alla maniera dei giuristi e degli ideologi), quello de La comunità che viene. Ma in senso inverso, rovesciato. Il problema è sempre quello di una vita felice da conquistare politicamente ma, dopo vent’anni, questa ricerca non conclude né alla costruzione di una comunità possibile né alla definizione di una potenza – a meno di non considerare tale la «potenza destituente», auspicata in conclusione della ricerca. In quella prospettiva, la felicità consisterebbe nella singolare contemplazione di una «forma di vita» che ricomponga zoé e bíos e d’altra parte nella disattivazione della loro separazione, imposta dal dominio.
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Posted: Novembre 11th, 2014 | Author: agaragar | Filed under: au-delà, bio, comune, comunismo, crisi sistemica, critica dell'economia politica, digital conflict, epistemes & società, Foucault, Marx oltre Marx, postcapitalismo cognitivo, postoperaismo, Révolution | Commenti disabilitati su Algoritmi del capitale 1-2
1) Il diagramma di flusso della libertà
di Andrea Fumagalli, 11.11.2014
Tempi presenti. Il volume collettivo «Gli algoritmi del capitale» affronta il nodo del rapporto degli esseri umani con le macchine all’interno della produzione di ricchezza e della comunicazione on-line. Una discussione a più voci a partire dal «manifesto per una politica accelerazionista».
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2) Dispositivi politici per rompere le maglie strette della Rete
di Benedetto Vecchi, 11.11.2014
Algoritmi del capitale. I social network e i Big Data sono da considerare gli esempi che meglio di altri illustrano le tendenze del capitalismo.
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Posted: Novembre 7th, 2014 | Author: agaragar | Filed under: arts, au-delà, kunst | 8 Comments »
Intervista a OMAR ROBERT HAMILTON (MOSIREEN COLLECTIVE) – di SARA MARCHESI e DUCCIO SCOTINI
“Abbiamo fiducia l’uno nella forza dell’altro. O l’abbiamo avuta. Ed eravamo forti, invincibili, una volta. Ora, più che mai, dobbiamo trovare quella forza, quella fiducia. Se avete mai colto la speranza in questa rivoluzione, se avete mai offerto una sigaretta a qualcuno durante una marcia, se siete mai tornati a casa con le idee che bruciavano più ardentemente del gas lacrimogeno nei vostri polmoni, allora è giunto il momento di ritrovare la fiducia. Non chiedetemi che cosa verrà dopo, perché onestamente non lo so. Non chiedetemi come trasformare il potere della strada in politica, perché vorrei davvero – più di ogni altra cosa – essere in grado di dirvelo. Queste due elementi, per loro natura, esistono in differenti universi.
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