Freud e Lacan

Posted: Giugno 9th, 2013 | Author: | Filed under: anthropos, au-delà, lacanism, psichè | Commenti disabilitati su Freud e Lacan

di Louis Althusser

pubblicato su aut aut (1974)

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Spinoza

Posted: Giugno 8th, 2013 | Author: | Filed under: anthropos, comune, comunismo, epistemes & società, philosophia, post-filosofia | Commenti disabilitati su Spinoza

Spinoza e le «scienze sociali». Il difficile se non impossibile incontro tra la filosofia critica e una visione neutrale del sociale Un percorso di lettura a partire dal volume collettivo «Ordo e connexio» pubblicato da Mimesis.

di Toni Negri

Animal Spirits

Da tempo ormai la questione (meglio, il problema – perché tutt’altro che diretta e lineare ne è la risposta) dell’utilità dello spinozismo per le scienze sociali è aperta. Pochi anni fa mi capitò di partecipare ad un seminario parigino sul medesimo tema. Annotavo allora come, nel procedere su questo terreno, la difficoltà stesse nel configurare non tanto l’importanza del pensiero di Spinoza per la ricerca sociale quanto il dubbio se ci fosse una sociologia capace di cogliere la portata della critica. «La sociologia si propone come una scienza Wertfrei, cioè come scienza avalutativa che riguarda un oggetto specifico (il sociale); oppure si propone come una disciplina positiva che ha per oggetto l’istituzione. Essa si presenta allo stesso tempo come una rottura con le teorie naturaliste del sociale,a fortiori con il giusnaturalismo, e come rottura con le teorie normative o performative di quel conatus del sociale che il politico rappresenta». E aggiungevo che in Spinoza quelle due rotture erano impensabili: se infatti lì si fosse arrivati a definire qualcosa che assomigliasse ad una sociologia, questo qualcosa sarebbe stato insieme naturalista e/o giusnaturalista (cioè ontologicamente fondato) e performativo e/o normativo (cioè eticamente fondato). Insomma avrebbe significato stabilire un nuovo statuto epistemologico della sociologia.

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Foucault, Biopolitics, and Governmentality – e-book

Posted: Maggio 25th, 2013 | Author: | Filed under: anthropos, bio, epistemes & società, postoperaismo, vita quotidiana | Commenti disabilitati su Foucault, Biopolitics, and Governmentality – e-book

Foucault, Biopolitics, and Governmentality, an open-access e-book edited by Sven-Olov Wallenstein and Jakob Nilsson, with essays by Thomas Lemke, Johanna Oksala, Catherine Mills, Julian Reid, Lukasz Stanek, Helena Mattsson, Warren Neidich, Cecilia Sjoholm, Maurizio Lazzarato, and Adenna Mey.

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Foucault’s work on biopolitics and governmentality has inspired a wide variety of responses, ranging from philosophy and political science to history, legal studies, and urban planning. Drawing on historical sources from antiquity to twentieth century liberalism.

Foucault presented us with analyses of freedom, individuality, and power that cut right to the heart of these matters in the present.

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Carla Lonzi: critica d’arte e femminista. Note introduttive

Posted: Maggio 8th, 2013 | Author: | Filed under: anthropos, bio, donnewomenfemmes, postgender, Révolution | Commenti disabilitati su Carla Lonzi: critica d’arte e femminista. Note introduttive

di GIOVANNA ZAPPERI

Lonzi

Relazione introduttiva alla giornata di studi Carla Lonzi : critique d’art et féministe / Art Critic and Feminist, organizzata dal gruppo di ricerca Travelling Féministe/Travelling Feminism alla Maison Rouge di Parigi [http://travellingfeministe.org/blog/], con interventi di Lucia Aspesi, Sabeth Buchmann, Chiara Fumai, Elisabeth Lebovici, Griselda Pollock, Dora Stiefelmeier, Franceso Ventrella e Giovanna Zapperi.

Carla Lonzi, figura emblematica del femminismo italiano degli anni settanta, è stata anche un’importante critica d’arte nell’Italia degli anni sessanta. Autoritratto, pubblicato nel 1969 e ora tradotto per la prima volta in francese,[i] è un libro-montaggio nel quale Lonzi smantella la critica d’arte et inventa una scrittura basata sulla soggettività, sullo scambio e sulla non-linearità. Questa giornata di studio prende le mosse dalla traiettoria discordante di Carla Lonzi, che abbandona l’arte per il femminismo, per interrogare i rapporti tra pratica artistica e femminismo a partire da una prospettiva minoritaria e poco conosciuta fuori dall’Italia. L’interesse per Carla Lonzi è stato fino ad ora essenzialmente limitato al contesto italiano e ci sembra sia venuto il momento di fare dialogare i suoi scritti con un insieme di teorie e di pratiche femministe transnazionali. Si tratterà infatti di rileggere l’esperienza di Carla Lonzi attraverso una serie di questioni che riguardano sia la storia del femminismo che quella dell’arte intesa come ambito sessuato. A partire da una lettura femminista di Autoritratto, cercheremo di situare Lonzi in un contesto storico ed epistemologico che permetta di pensare le potenzialità dei suoi scritti per una revisione femminista della storia dell’arte e la loro attualità per un femminismo a venire.

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Slavoj Zizek on David Lynch

Posted: Maggio 5th, 2013 | Author: | Filed under: anthropos, arts, lacanism | Commenti disabilitati su Slavoj Zizek on David Lynch

zizek

In chapter 15 of Seminar XI, Lacan introduces the mysterious notion of the “lamella”: the libido as an organ without body, the incorporeal and for that very reason indestructible life substance that persists beyond the circuit of generation and corruption.(1) It is no accident that commentaries on this passage are rare (for all practical purposes nonexistent); the Lacan with whom we are confronted in this passage does not have a lot in common with the usual figure of Lacan which reigns in the domain of cultural studies. The Lacan of the lamella is “Another Lacan,” as Jacques-Alain Miller put it, a Lacan of drive not desire, of the real not the symbolic.

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Le tre missioni di Nietzsche

Posted: Aprile 17th, 2013 | Author: | Filed under: anthropos, philosophia, post-filosofia | Commenti disabilitati su Le tre missioni di Nietzsche

di Sossio Giametta

N.1

È vero che Nietzsche non si può e non si deve capire? Chi era e che cosa ha fatto? A fronte delle tre crisi: della filosofia, della civiltà cristiano-europea e della religione, ha compiuto tre missioni: distruzione della filosofia concettuale a favore del moralismo; trasfigurazione del tramonto dell’Occidente in poesia e filosofia tragica e d’altra parte legittimazione e accelerazione della crisi; fondazione della religione laica, meta della modernità.

“Ho letto come sempre con piacere il Suo saggio sul Crepuscolo degli idoli di Nietzsche, che non conosco o non ricordo. La Sua scrittura chiara ed efficace mi aiuta, come sempre, a capire. Ma, una volta che ho capito, il pensiero complessivo di Nietzsche mi sfugge. Mi appassiona, mi avvince, ma alla fine mi sfugge.” Così mi scrisse, il 30 aprile 1997, Norberto Bobbio, un faro della cultura italiana, che mi onorava della sua amicizia.

La difficoltà di comprendere Nietzsche è così diffusa, che in Italia è finita in una canzone di un noto cantante pop, “Zucchero” Fornaciari. La canzone si domanda e ripete: “Nietzsche, che dice? Boh, boh!”

Lo strano è che questa difficoltà c’è con Nietzsche, che scrive in modo chiaro, e non con pensatori che scrivono in modo oscuro, come Heidegger, Hegel, Schleiermacher ecc. Si può allora dire anche di lui ciò che egli ha detto dei filosofi tedeschi, che sarebbero tutti degli “Schleiermacher”, cioè facitori di veli? oscuratori?

Certo, questa non era la sua intenzione. Anzi, la sua intenzione era esattamente il contrario. Egli voleva essere un portatore di luce.

Ma allora, dove sta la difficoltà?

La difficoltà sta sia dalla parte degli interpreti, sia dalla parte delle molteplici e intricate missioni di Nietzsche.

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L’io, l’ex e il plurale di porno attraverso l’etichetta, l’ironia, il fake

Posted: Aprile 14th, 2013 | Author: | Filed under: anthropos, epistemes & società | 1.826 Comments »

di Massimo Canevacci

mutante

La mutazione della pornografia in porno-senza-scrittura è il tratto caratteristico dell’infiltrazione del digitale nella comunicazione psico-culturale attraverso l’orizzontalità dei social network. Le crescenti difficoltà a distinguere le differenze attrattive tra sesso, eros e porno fissano nella pupilla il centro della visione etnografica.

Il porno digitale sviluppa nuovi panorami basati su una probabile mutazione di quello che era inconsciente ottico, e che ora è una spianata in cui si rafforza un’alleanza autoritariamente disinibita tra quello che era un super-io e i resti dell’es. Un’ambigua eroptica, miscela di ottica ed erotica incollata allo schermo digitale. L’oscillazione di tale distinzione porta a un rafforzamento senza concetto tra pulsioni più distratte che distorte (prive di rimozione e sublimazione) e autorità introiettate/accettate (non più autorevoli). L’es emerso diventa un ex affine a un super-io che, insieme, allagano l’io. Un ex-es. In questa terra di nessuno, abita saltuariamente un ioporno: uno strano essere mutante di cui si sa poco, pochissimo, e che andrebbe “ricercato” con minuziose etnografie partecipate per illuminare tale io incollato al porno e spianato dall’alleanza tra es e super-io. Dalla classica metapsicologia illuminista (dove è l’es sarà l’io) si transita all’attuale probabile dove è l’ex, sarà ioporno. L’es diventa “qualcosa” che si sta staccando dal – e che già non è più parte del – soggetto: forse un pulsare del feticismo digitale che unifica il qualcosa con il qualcuno, difficile da definire persino nei contorni. Ogni “io” è diventato un tu (you), un generico “cosa-uno”. Quelle che erano perversioni – e che causavano il turbamento di un soggetto in maturazione – ora sono tassonomie brevi, classificazioni secche, caselle opzionali, su cui cliccare, sostare alcuni minuti, passare alle successive senza drammi, angosce o sensi di colpa. Tantomeno mimesi. Il soggetto ioporno sguscia tra rituali di iniziazione o di perversione e si incolla nella putrefazione carnale illuminata dei pixel. Molta politica contemporanea (compresi i porno studies) flette e riflette tale ioporno, lo legittima e lo performa con indifferente supposizione.

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L’economia politica delle identità

Posted: Aprile 10th, 2013 | Author: | Filed under: anthropos, au-delà, donnewomenfemmes, Révolution | 2 Comments »

di Cinzia Azzurra

vampire

Segnate da un iniziale sguardo critico, le teorie queer hanno recentemente riscoperto l’opera di Karl Marx. Un percorso di lettura a partire da alcuni saggi pubblicati negli Stati Uniti

Judith Butler racconta nella sua seconda prefazione a Gender Trouble che, al momento di inviare il suo manoscritto all’editore Routledge, tutto si sarebbe aspettata tranne l’enorme attenzione che il libro avrebbe attratto. Un’attenzione tale da cambiare il volto della teoria femminista contemporanea, al punto che molte teoriche non esitano a parlare di una «terza ondata» femminista. In Italia il libro è arrivato con ben quattordici anni di ritardo e con il titolo piuttosto dubbio di Scambi di genere, che rende poco l’idea della costitutiva fragilità di ogni identità di genere e dell’incoerenza sempre in agguato in ogni citazione e ripetizione della norma a cui ogni identità è riconducibile. In Scambi di genere e Corpi che contano di Judith Butler, generalmente considerati come due dei testi fondativi e più influenti della teoria queer, è possibile ravvisare alcuni dei trend teorici ed epistemologici che avrebbero caratterizzato il futuro sviluppo della teoria.

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IMPERO LATINO

Posted: Marzo 27th, 2013 | Author: | Filed under: anthropos, au-delà, post-filosofia | 42 Comments »

di Giorgio Agamben

buddha

Nell’immediato dopoguerra il filosofo francese Alexandre Kojève aveva
suggerito la creazione di un’unione dei paesi mediterranei accomunati da
cultura e interessi. Alla luce della problematica ascesa della Germania come
potenza continentale, questa idea potrebbe tornare attuale.

Nel 1947 un filosofo, che era anche un alto funzionario del governo
francese, Alexandre Kojève, pubblicò un testo dal titolo L’impero latino,
sulla cui attualità conviene oggi tornare a riflettere. Con singolare
preveggenza, l’autore affermava che la Germania sarebbe diventata in pochi
anni la principale potenza economica europea, riducendo la Francia al rango
di una potenza secondaria all’ interno dell’ Europa continentale.

Kojève vedeva con chiarezza la fine degli stati-nazione che avevano segnato
la storia dell’ Europa: come l’ età moderna aveva significato il tramonto
delle formazioni politiche feudali a vantaggio degli stati nazionali, così
ora gli stati-nazione dovevano cedere il passoa formazioni politiche che
superavano i confini delle nazioni e che egli designava col nome di
“imperi”.

Alla base di questi imperi non poteva essere, però, secondo Kojève, un’
unità astratta, che prescindesse dalla parentela reale di cultura, di
lingua, di modi di vita e di religione: gli imperi – come quelli che egli
vedeva già formati davanti ai suoi occhi, l’ impero anglosassone (Stati
Uniti e Inghilterra) e quello sovietico dovevano essere «unità politiche
transnazionali, ma formate da nazioni apparentate». Per questo, egli
proponeva alla Francia di porsi alla testa di un “impero latino”, che
avrebbe unito economicamente e politicamente le tre grandi nazioni latine
(insieme alla Francia, la Spagna e l’ Italia), in accordo con la Chiesa
cattolica, di cui avrebbe raccolto la tradizione e, insieme, aprendosi al
mediterraneo.

La Germania protestante, egli argomentava, che sarebbe presto diventata,
come di fatto è diventata, la nazione più ricca e potente in Europa, sarebbe
stata attratta inesorabilmente dalla sua vocazione extraeuropea verso le
forme dell’ impero anglosassone. Ma la Francia e le nazioni latine sarebbero
rimaste in questa prospettiva un corpo più o meno estraneo, ridotto
necessariamente al ruolo periferico di un satellite.

Proprio oggi che l’ Unione europea si è formata ignorando le concrete
parentele culturali può essere utile e urgente riflettere alla proposta di
Kojève. Ciò che egli aveva previsto si è puntualmente verificato. Un’ Europa
che pretende di esistere su una base esclusivamente economica, lasciando da
parte le parentele reali di forma di vita, di cultura e di religione, mostra
oggi tutta la sua fragilità, proprio e innanzitutto sul piano economico.

Qui la pretesa unità ha accentuato invece le differenze e ognuno può vedere
a che cosa essa oggi si riduce: a imporre a una maggioranza più povera gli
interessi di una minoranza più ricca, che coincidono spesso con quelli di
una sola nazione, che sul piano della sua storia recente nulla suggerisce di
considerare esemplare. Non solo non ha senso pretendere che un greco o un
italiano vivano come un tedesco; ma quand’ anche ciò fosse possibile, ciò
significherebbe la perdita di quel patrimonio culturale che è fatto
innanzitutto di forme di vita. E una politica che pretende di ignorare le
forme di vita non solo non è destinata a durare, ma, come l’ Europa mostra
eloquentemente, non riesce nemmeno a costituirsi come tale.

Se non si vuole che l’ Europa si disgreghi, come molti segni lasciano
prevedere, è consigliabile pensare a come la costituzione europea (che, dal
punto di vista del diritto pubblico, è un accordo fra stati, che, come tale,
non è stato sottoposto al voto popolare e, dove loè stato, come in Francia,è
stato clamorosamente rifiutato) potrebbe essere riarticolata, provando a
restituire una realtà politica a qualcosa di simile a quello che Kojève
chiamava l'”Impero latino”.


Jean Baudrillard, Per una critica dell’economia politica del segno

Posted: Marzo 24th, 2013 | Author: | Filed under: anthropos, au-delà, critica dell'economia politica, Marx oltre Marx, postcapitalismo cognitivo | Commenti disabilitati su Jean Baudrillard, Per una critica dell’economia politica del segno

di Giovanni Coppolino Billè

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Ci sono libri che fungono da cerniera tra una prima fase del pensiero di un autore e la sua produzione successiva, anzi è addirittura indispensabile che ci siano per comprendere l’intentio principaledell’autore. Sembrerebbe così anche per questo libro di Baudrillard, se non fosse per una consapevolezza già matura nel procedere invece per stratificazioni. Qui infatti non si tratta di collegare diversi temi di ricerca, ma di anticiparne alcuni trattandone altri, servendosi dell’analisi per giungere ad una sintesi da far esplodere poi di volta in volta, nelle angolature più riposte, in tutte le opere successive. Come in tutti i pensatori “maturi” dall’inizio (a cui per la verità non corrisponde subito una forma adeguata al pensiero, come a tratti emerge anche in questo lavoro di confine), Baudrillard ci invita a mettere da parte il nesso causale nella ricostruzione del suo pensiero, per pensare davvero tutto quanto e insieme, evitando la comodità filologica della catalogazione.

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