Molti, a sinistra, hanno reagito alle proteste popolari in Ucraina con il solito paternalismo razzista verso i poveri ucraini: che illusi, ancora idealizzano l’Europa.
Le elezioni europee hanno come sfondo gli avvenimenti in Ucraina. Infatti le proteste che hanno rovesciato Yanukovich e la sua gang sono state innescate dalla decisione del governo di Kiev di privilegiare i buoni rapporti con la Russia rispetto all’integrazione con l’Unione europea. Molti, a sinistra, hanno reagito alle proteste popolari con il solito paternalismo razzista verso i poveri ucraini: che illusi, ancora idealizzano l’Europa; non si rendono conto che l’Europa è in declino, e che entrare nella Ue farà solo dell’Ucraina una colonia economica dell’Europa occidentale.
E che presto o tardi si ritroveranno nella posizione della Grecia…
Posted: Marzo 24th, 2014 | Author:agaragar | Filed under:99%, crisi sistemica, epistemes & società | Commenti disabilitati su (Ri)fare l’Europa. La bancarotta dell’Europa attraverso il prisma della razza e delle migrazione
di MIGUEL MELLINO.
You can crush us
You can bruise us
But you’ll have to answer to
Oh-the guns of Brixton
The Clash, London Calling (1979)
Dobbiamo iniziare con un’affermazione diretta e provocatoria: nonostante l’ascesa di partiti e ideologie che rilanciano xenofobia e sentimenti anti-immigrazione come risposte necessarie all’Europa in crisi – vedi il recente referendum svizzero sulla questione – razzismo e anti-razzismo continuano a essere trattati dai movimenti europei in generale e italiani in particolare come argomenti “accessori”. Per accessorio non itendo semplicemente “secondario”, ma qualcosa di diverso, e per certi versi più problematico. “Accessorio” sta qui a indicare il fatto che razzismo e anti-razzismo vengono spesso semplicemente “aggiunti” – in modo lineare e pacificato – a un’agenda politica che si sta costituendo a partire da altri argomenti e lotte specifiche considerati come più strategici o all’ordine del giorno. Le “contro-narrazioni” della crisi ci sollecitano a “re-immaginare” l’Europa – a de/scrivere la sua crisi attuale, e a pensare una possibile ricomposizione politica – partendo dalle lotte contro l’austerità, contro la precarietà, contro il debito, contro il blocco della libertà di movimento dei migranti, contro i confini, contro la violenza finanziaria, contro la mercificazione progressiva di ogni “bene comune”.
Alcuni avvenimenti di cui siamo stati testimoni appena ieri hanno segnato fatalmente i nostri immaginari. Voglio iniziare il mio ragionamento sul tema “Generi e generazioni” ricordandoli perché, piaccia o meno, essi ci hanno cambiati per sempre. Le nuove generazioni di uomini e donne dell’altra sponda del Mediterraneo, giovani “con buona formazione ma senza lavoro, produttive ma impoverite” come le ha definite Michael Blecher[1], sono scese in piazza e hanno sovvertito regimi. In Spagna hanno invaso le strade rendendo evidente lo scandalo di aver vent’anni e nessuna prospettiva in un mondo fatto come è fatto oggi, e di non sentirsi rappresentate dalla cosiddetta “democrazia”, occupata da una classe politica adulta indifferente alle loro sorti. In Turchia hanno eletto un parco a loro simbolo, costringendo il governo a confrontarsi con nuove esigenze che parlano anche dell’eco-sostenibilità del mondo, della precarietà del territorio e degli spazi metropolitani, entità mutevoli, in continua trasformazione e alla ricerca di nuove connessioni.
Una recensione: La luce del futuro che viene dal passato
di GIORGIO MARTINICO
Protagonista è il Settantasette. Ad indagare quel movimento, non i suoi protagonisti, non il racconto «ufficiale» o il «discorso sugli anni di piombo» è il volume Dai laboratori alle masse. Pratiche artistiche e comunicative nel movimento del ’77 (Ombre Corte, pp. 159), scritto da Danilo Mariscalco, dottore di ricerca presso l’Università di Palermo. Un libro che, come suggerisce il titolo, ha l’ambizione di arricchire il dibattito politico e storiografico su alcuni aspetti (le pratiche artistico-comunicative) relative a quella straordinaria stagione di conflitto e, anche, di frenetica produzione «culturale»; allo stesso tempo il volume è il tentativo di «arricchire la cassetta degli attrezzi utilizzata dai soggetti impegnati nella trasformazione, dal carattere teorico-pratico inscindibile, del reale».
Cos’è la politica? Questo, con sguardo ottimista, Agamben suggerisce di chiedersi nell’intervista greca che presentiamo, a ridosso delle elezioni europee (22-25 maggio) in cui il radicale greco Tsipras sarà il candidato della Sinistra. Le questioni su cui il filosofo ci invita a riflettere sono molteplici. Il filo conduttore è rintracciabile in un richiamo a quei dispositivi che, pur assoggettando la materia biologica, investono la nostra capacità di attivare processi di soggettivazione che vi oppongano resistenza. La crisi che stiamo vivendo può allora diventare ricerca di nuove forme. Queste non sono né giuridiche, né morali, ma innanzitutto politiche. Sulla scia del migliore insegnamento foucaultiano, più che un gesto di liberazione, noi dobbiamo costruire una pratica della libertà, non un altro esistenzialismo ma un’etica del sé non ridotta a individualità.
Intervista a cura di Beppe Caccia – Metropolitan Multiversity
Abbiamo intervistato Christian Marazzi a Lugano, nei giorni della tempesta che ha investito le valute delle potenze economiche emergenti e all’indomani del referendum con cui oltre il 50 per cento degli elettori svizzeri hanno chiesto misure restrittive nei confronti dell’immigrazione proveniente dai paesi dell’Unione Europea. Ne è venuta fuori una lettura originale e stimolante delle politiche monetarie seguite dalla Federal Reserve Bank americana e dalla Banca Centrale Europea, nel quadro dell’evoluzione della crisi finanziaria globale. E alcune utili indicazione per i movimenti sociali costituenti in Europa.
Anche nella comunicazione dominante, la narrazione della “ripresa” ha sostituito la retorica dei “sacrifici”: dalle “lacrime e sangue” dell’austerity si è passati a descrivere l’apertura di un nuovo ciclo, di una nuova fase economica di superamento della crisi. Quanto c’è di reale in questo discorso, guardando ovviamente alle diverse aree economiche e politiche del pianeta? Un discorso vale sicuramente per gli Stati Uniti, un discorso vale per le cosiddette “economie emergenti”, un discorso vale per l’Europa. Ma possiamo dire che la crisi è entrata in una nuova fase e che questa è caratterizzata, in qualche modo, da una “ripresa”?
“Thiers, questo nano mostruoso, ha affascinato la borghesia francese per quasi mezzo secolo, perché è l’espressione intellettuale più perfetta della sua corruzione di classe”. A parlare non è qualche rancoroso attivista del Movimento 5 stelle, ma Karl Marx; in ballo c’era una guerra civile, per nulla simulata, quella che portò alla Comune di Parigi e poi alla sua repressione.
Insomma, di fronte alla puzza sotto il naso con cui si guarda ad alcune categorie vorremmo provare a tranquillizzare tutti: nella nostra patristica rivoluzionaria non mancano autorevoli esempi di insulti popolari e di utilizzo di ambigue parole come “corruzione”.
Il Manifesto per una Politica Accelerazionista (MPA) comincia con un’ampia constatazione della drammaticità della crisi attuale – cataclisma … ma anche negazione del futuro, imminente apocalisse. Non spaventatevi, qui non c’è davvero nulla di teologico-politico. Chiunque ne sia attratto non si metta a questa lettura. E non c’è neppure un altro dei scibolet attuali – meglio, è solo accennato: il collasso del sistema climatico del pianeta: importante, sì, ma del tutto subordinato alle politiche industriali e affrontabile solo sulla base della critica di queste.
1. Language, information and the virtual space were distinctive features of the previous generation. Craft, matter and the fusion of the digital and the material are defining generation M, the first generation of the 21st century.
2. Generation M makes stuff. Not through mass production but by tweaking and expanding the capabilities of existing things and processes. The maker’s craft: tinkering, stretching, knitting, inventing, weaving, recombining.