Posted: Gennaio 1st, 2013 | Author: agaragar | Filed under: comune, crisi sistemica | Commenti disabilitati su Costituzione
Insistiamo: la critica della costituzione è necessaria
di COLLETTIVO UNINOMADE
Quando diciamo che la Costituzione del 1948 è esangue e non restaurabile, ci trattano da nemici della patria. Recitate un De Profundis non solo di quella Carta ma della democrazia, ci ripetono. Davvero? Non sarà invece che proprio attorno al ripetersi di quelle difese (ormai puramente ideologiche) si consuma quel po’ di democrazia che resta in Italia?
Queste domande non ce le poniamo di fronte a dei residui cantori delle glorie della prima e della seconda Repubblica. Lo strazio che continuano a fare della Costituzione del ’48 è sotto gli occhi di tutti. Ce le poniamo piuttosto a fronte di compagni che, negli ultimi anni, hanno sostenuto le lotte per il comune e che (non si capisce se è perché credono piattamente nella “fedeltà” alla lettera o perché ritengano piuttosto la pragmatica dello “sfondamento” costituzionale l’arma di rinnovamento più efficace) continuano a rimproverarci perché non ci muoviamo sul terreno della legittimità costituzionale e rifiutano di condividere la nostra riflessione sul fatto che l’appello all’esercizio del potere costituente sia oggi essenziale e dirimente. Quei compagni si fanno forti di aver promosso e vinto il referendum “acqua-bene comune” e, soprattutto, di aver positivamente difeso davanti alla Corte costituzionale quel risultato. Si è trattato, in effetti, in entrambi casi, di successi eccezionali. A questi si aggiungono altre importantissime iniziative, qua e là in tutta Italia – centri sociali e teatri occupati promossi ad istituzioni del comune, assessorati municipali che cercano di leggere le attività dei servizi pubblici nella prospettiva di una politica del comune e una giurisprudenza (che sta elaborandosi e che ritiene la categoria dei beni comuni di grande utilità nel tutelare e garantire – e probabilmente trasformare? – la proprietà pubblica, oggi minacciata pesantemente dalle politiche neoliberali).
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Posted: Gennaio 1st, 2013 | Author: agaragar | Filed under: 99%, comune, crisi sistemica, epistemes & società, U$A | Commenti disabilitati su Graeber
by Web intersezioni 79. In principio c’era il debito. Intervista a David Graeber.
David Graeber su wikipedia viene presentato come un “antropologo e attivista anarchico di nazionalità statunitense”. Questo biglietto da visita non mi convince: dice “troppo poco” e, allo stesso tempo, “troppo” su di uno studioso che, al momento, rappresenta non soltanto uno dei baricentri gravitazionali delle analitiche teoretiche dei movimenti di protesta internazionali (lo so: è questa un’etichetta “troppo” vaga) come Occupy Wall Street ma anche una delle voci più interessanti nel campo degli studi critici (qui la definizione è volutamente vaga) sulla contemporaneità ferità dalle logiche quantitative dell’economia finanziaria.
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Posted: Dicembre 31st, 2012 | Author: agaragar | Filed under: Marcos, Révolution | Commenti disabilitati su EZLN
Comunicato del Comitato Clandestino Rivoluzionario Indigeno-Comando Generale dell’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale
Messico 30 dicembre 2012
Al popolo del Messico:
Ai popoli e governi del mondo:
Fratelli e sorelle:
Compagni e compagne:
Lo scorso 21 di dicembre del 2012, all’alba, decine di migliaia di indigeni zapatisti ci siamo mobilitati e abbiamo occupato, pacificamente e in silenzio, 5 città nello stato sudorientale del Chiapas.
Nelle città di Palenque, Altamirano, Las Margaristas, Ocosingo e San Cristóbal de las Casas, vi abbiamo guardato e ci siamo guardati in silenzio. Non è il nostro un messaggio di rassegnazione.
Non è di guerra, di morte, di distruzione.
Il nostro messaggio è di lotta e di resistenza.
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Posted: Dicembre 29th, 2012 | Author: agaragar | Filed under: anthropos, comune, epistemes & società, post-filosofia | 2 Comments »
di Giorgio Agamben
Per capire che cosa significa la parola “futuro”, bisogna prima capire che cosa significa un´altra parola, che non siamo più abituati a usare se non nella sfera religiosa: la parola “fede”. Senza fede o fiducia, non è possibile futuro, c´è futuro solo se possiamo sperare o credere in qualcosa. Già, ma che cos´è la fede? David Flüsser, un grande studioso di scienza delle religioni – esiste anche una disciplina con questo strano nome – stava appunto lavorando sulla parola pistis, che è il termine greco che Gesù e gli apostoli usavano per “fede”. Quel giorno si trovava per caso in una piazza di Atene e a un certo punto, alzando gli occhi, vide scritto a caratteri cubitali davanti a sé Trapeza tes pisteos. Stupefatto per la coincidenza, guardò meglio e dopo pochi secondi si rese conto di trovarsi semplicemente davanti a una banca: trapeza tes pisteos significa in greco “banco di credito”. Ecco qual era il senso della parola pistis, che stava cercando da mesi di capire: pistis, ” fede” è semplicemente il credito di cui godiamo presso Dio e di cui la parola di Dio gode presso di noi, dal momento che le crediamo. Per questi Paolo può dire in una famosa definizione che “la fede è sostanza di cose sperate”: essa è ciò che dà realtà a ciò che non esiste ancora, ma in cui crediamo e abbiamo fiducia, in cui abbiamo messo in gioco il nostro credito e la nostra parola. Qualcosa come un futuro esiste nella misura in cui la nostra fede riesce a dare sostanza, cioè realtà alle nostre speranze.Ma la nostra, si sa, è un´epoca di scarsa fede o, come diceva Nicola Chiaromonte, di malafede, cioè di fede mantenuta a forza e senza convinzione. Quindi un´epoca senza futuro e senza speranze – o di futuri vuoti e di false speranze.
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Posted: Dicembre 29th, 2012 | Author: agaragar | Filed under: comune, crisi sistemica, postcapitalismo cognitivo, postoperaismo, Révolution | Commenti disabilitati su Lazzarato: dopo la fine della rappresentanza
Disobbedienza e processi di soggettivazione
di Maurizio Lazzarato
Le forme collettive di mobilitazione politica contemporanea, che si tratti di sommosse urbane o di lotte sindacali, che siano pacifiche o violente, sono attraversate da una stessa problematica: il rifiuto della rappresentanza, la sperimentazione e l’invenzione di forme di organizzazione ed espressione in rottura con la tradizione politica moderna fondata sulla delega del potere a dei rappresentanti del popolo o delle classi. Il rifiuto di delegare la rappresentanza di ciò che è divisibile ai partiti e ai sindacati e la rappresentanza di ciò che è comune allo Stato, trova la sua origine in una nuova concezione dell’azione politica derivata dalla «rivoluzione» del ’68.
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Posted: Dicembre 29th, 2012 | Author: agaragar | Filed under: General | Commenti disabilitati su Siamo venuti già tagliati!
Sull’Università presente e le sue alternative
a cura del laboratorio filosofico Sofia Roney
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Posted: Dicembre 22nd, 2012 | Author: agaragar | Filed under: donnewomenfemmes | Commenti disabilitati su Il corpo delle donne non esiste
Note sul libro di Alessandra Gribaldo e Giovanna Zapperi LO SCHERMO DEL POTERE
di Cristina Morini
Gilles Deleuze in una delle lezioni tenute a Vincennes, nel 1975, si sofferma a parlare del rapporto tra viso e potere, ovvero del ruolo e della funzione del viso all’interno degli apparati di potere. Un rapporto che, dice Deleuze, può essere letteralmente redditizio e pagante cosicché si farà in modo che vi sia “una produzione di viso” [Gilles Deleuze à Vincennes, n. 10 (sub. Ita), qui]. I poteri, ognuno a proprio modo, necessitano di produrre del viso. Il viso è manifesto, ritratto del potere nelle sue varie espressioni, molteplici e dinamiche: il viso del capo, il viso della diva, il viso della madre, compiutamente “pezzi nell’apparato di potere politico”. Stato, media e pubblicità, famiglia: ciascuno di questi poteri ha bisogno di produrre immagini, “pura ridondanza formale del significante che non potrebbe neppure venire pensata senza una sostanza di espressione particolare per la quale bisogna trovare un nome: viseità” (Gilles Deleuze e Felix Guattari, Millepiani, Capitalismo e schizofrenia, a cura di Massimiliano Guareschi, Castelvecchi, Roma, 2003, pag. 189).
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Posted: Dicembre 22nd, 2012 | Author: agaragar | Filed under: anthropos, bio, comune, critica dell'economia politica, Marx oltre Marx, postcapitalismo cognitivo, Révolution | Commenti disabilitati su Virno: lo stato di eccezione proclamato dal basso
Marco Scotini intervista Paolo Virno
Vorrei ripartire dal tuo testo Virtuosismo e Rivoluzione apparso nel lontano ‘93 sulla rivista «Luogo Comune» per affrontare quello strano soggetto politico che definiamo disobbedienza. Facendo seguito alla riflessione sulla «disobbedienza civile» di stampo liberale, e molto lontano da questa, proponevi allora un’idea di disobbedienza sociale (o di disobbedienza radicale) che sarebbe diventata una delle parole-chiave per identificare l’azione del movimento globale. Dopo quel tuo intervento (confluito poi nella Grammatica della moltitudine) altri contributi teorici rilevanti non mi sembra ci siano stati.
Per me il problema era quello di pensare a una forma di disobbedienza radicale, tale cioè da andare al nocciolo stesso della forma moderna di Stato. Non si trattava e non si tratta di disobbedire a una legge reputata ingiusta in nome di un’altra legge, di una legge più basilare o di una legge anteriore e più autorevole, come per esempio il dettato costituzionale. Questo naturalmente è possibile ma non è il nostro problema. Il nostro problema è corrodere quello stesso obbligo di obbedienza, ancora vuoto di contenuti, che precede le singole leggi e che sta alla base dell’istituzione dello Stato moderno. Come a dire: lo Stato si forma su un obbligo preventivo a obbedire alle leggi che verranno, quali che esse siano. È una sorta di obbligo preliminare che si tratta di mettere in questione. In sostanza la domanda fondamentale per ogni riflessione sulle istituzioni politiche è: perché bisogna obbedire? Se si risponde a questa domanda dicendo «perché lo impone la legge» ci si condanna a un regresso all’infinito, nel senso che è fin troppo facile – a quel punto – chiederci: «Perché bisogna obbedire alla legge? alla legge che impone l’obbedienza?» e così via, naturalmente… Su che cosa si può fondare l’obbedienza? Su un’altra legge ancora? Ma non c’è termine a questo pensiero, non c’è un punto d’arrivo.
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Posted: Dicembre 21st, 2012 | Author: agaragar | Filed under: anthropos, critica dell'economia politica, Earth, epistemes & società, Révolution | 13 Comments »
di ROSELLA e SERENA
Adesso è successo di tutto e di più: il fermo dell’Ilva, il Decreto del governo, persino il tornado. E l’Italia si è dovuta accorgere di Taranto, della sua gente che respira polvere di ferro, degli operai che muoiono di cancro, delle madri che sono costrette a dare latte alla diossina ai neonati, e tutti si sono concentrati sull’Ilva per convincersi che hanno un cuore, ma anche per non vedere tutto il resto. Una città di circa 180.000 persone chiusa in una cintura di veleni, perché l’Ilva è solo una parte del problema. In quel “territorio a perdere” ci sono l’Enel, la base Nato con i suoi sottomarini atomici e chissà quali altre diavolerie; l’Arsenale della Marina Militare, la Cementir che scarica nel Mar Piccolo, due tra le discariche più grandi d’Europa e due inceneritori.
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Posted: Dicembre 18th, 2012 | Author: agaragar | Filed under: crisi sistemica, critica dell'economia politica, postcapitalismo cognitivo | Commenti disabilitati su Capitalismo y conocimiento – Entrevista a Carlo Vercellone
por PABLO MIGUEZ
Carlo Vercellone es uno de los principales referentes teóricos del capitalismo cognitivo y desarrolla sus actividades como economista en el laboratorio CNRS del Centro de Economía de la Sorbona (CES), Eje Instituciones. Capitalismo cognitivo, además de referir a un programa de investigación, es una categoría teórica y política que busca dar cuenta de las transformaciones recientes del capitalismo a la luz de los cambios sociales y tecnológicos que, desde los años setenta, han reconfigurado el funcionamiento del capitalismo industrial y que se encuentran en la base de la presente crisis del capital global.
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traduzione in italiano