Materiali viventi nella catena del valore
Posted: Marzo 9th, 2015 | Author: agaragar | Filed under: anthropos, bio, donnewomenfemmes, epistemes & società, postcapitalismo cognitivo | 8 Comments »di Cristina Morini
Recensione al libro di Melinda Cooper e Catherine Waldby, “Biolavoro globale. Corpi e nuova manodopera”, DeriveApprodi, Roma, 2015. Si tratta della versione integrale dell’articolo pubblicato su Il Manifesto, 7 marzo 2015.
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In questi anni, gli studi femministi sulle biotecnologie hanno fornito molte suggestioni etiche e politiche, mettendo in luce i nessi possibili tra un pensiero di genere, le tecnologie riproduttive, i suoi usi e abusi, e la questione dello statuto dell’umano e della vita stessa. Tuttavia, «pochi hanno indagato i meccanismi materiali che iscrivono la biologia in vivo dei corpi umani nei processi del lavoro post fordista sia attraverso la produzione di dati sperimentali che il trasferimento dei tessuti. Forme di lavoro che, a nostro parere, stanno diventando sempre più centrali per il processo di valorizzazione economica post fordista». Con tale dichiarazione densa di sostanza si apre un libro che farà molto parlare di sé, Biolavoro globale. Corpi e nuova manodopera (DeriveApprodi, euro 18): corpi al lavoro dentro le catene globali che forniscono “materiali in vivo” per un’economia oggi fondata sulla vita.
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