Spinoza

Posted: Giugno 8th, 2013 | Author: | Filed under: anthropos, comune, comunismo, epistemes & società, philosophia, post-filosofia | Commenti disabilitati su Spinoza

Spinoza e le «scienze sociali». Il difficile se non impossibile incontro tra la filosofia critica e una visione neutrale del sociale Un percorso di lettura a partire dal volume collettivo «Ordo e connexio» pubblicato da Mimesis.

di Toni Negri

Animal Spirits

Da tempo ormai la questione (meglio, il problema – perché tutt’altro che diretta e lineare ne è la risposta) dell’utilità dello spinozismo per le scienze sociali è aperta. Pochi anni fa mi capitò di partecipare ad un seminario parigino sul medesimo tema. Annotavo allora come, nel procedere su questo terreno, la difficoltà stesse nel configurare non tanto l’importanza del pensiero di Spinoza per la ricerca sociale quanto il dubbio se ci fosse una sociologia capace di cogliere la portata della critica. «La sociologia si propone come una scienza Wertfrei, cioè come scienza avalutativa che riguarda un oggetto specifico (il sociale); oppure si propone come una disciplina positiva che ha per oggetto l’istituzione. Essa si presenta allo stesso tempo come una rottura con le teorie naturaliste del sociale,a fortiori con il giusnaturalismo, e come rottura con le teorie normative o performative di quel conatus del sociale che il politico rappresenta». E aggiungevo che in Spinoza quelle due rotture erano impensabili: se infatti lì si fosse arrivati a definire qualcosa che assomigliasse ad una sociologia, questo qualcosa sarebbe stato insieme naturalista e/o giusnaturalista (cioè ontologicamente fondato) e performativo e/o normativo (cioè eticamente fondato). Insomma avrebbe significato stabilire un nuovo statuto epistemologico della sociologia.

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PHILOSOPHERS OF THE WORLD UNITE!

Posted: Giugno 7th, 2013 | Author: | Filed under: comune, comunismo, crisi sistemica, Marx oltre Marx, postcapitalismo cognitivo, postoperaismo, Révolution | Commenti disabilitati su PHILOSOPHERS OF THE WORLD UNITE!

CfP: Philosophers of the World Unite! Theorizing Digital Labour and Virtual Work: Definitions, Forms and Transformations

Call for Papers: Philosophers of the World Unite! Theorizing Digital Labour and Virtual Work: Definitions, Forms and Transformations

Special issue of tripleC: Communication, Capitalism & Critique

comunia

Supported by:
tripleC: Communication, Capitalism & Critique. Open Access Journal for a Global Sustainable Information Society.

http://fuchs.uti.at/wp-content/CfP_DigitalLabour.pdf
COST Action IS1202 “Dynamics of Virtual Work”-Working Group 3 (http://dynamicsofvirtualwork.com, http://dynamicsofvirtualwork.com/wg3/),
Editors: Marisol Sandoval, Christian Fuchs, Jernej A. Prodnik, Sebastian Sevignani, Thomas Allmer.

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Toni Negri: Controcanto

Posted: Giugno 3rd, 2013 | Author: | Filed under: 99%, comune, comunismo, crisi sistemica, Marx oltre Marx, postcapitalismo cognitivo, postoperaismo, Révolution | 14 Comments »

di Toni Negri

Postfazione di Gerald Raunig, Fabbriche del sapere, industrie della creatività, ombre corte / cartografie 2012

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Inutile insistere sulla ricchezza e l’efficacia della ricerca di Gerald Raunig. La sua scrittura si muove su quel terreno che si stende dai Mille Plateaux di Deleuze-Guattari fino alle costituzioni del postoperaismo ed ivi produce modulazioni ricche ed articolate della critica del potere ed inaugura nuove linee di fuga, diserzioni, dialettiche di nuovi mondi, riterritorializzazioni creative… È un controcanto questo a tutti quegli sviluppi del pensiero postmoderno (ed anche postoperaista) che coagulano linee di critica (altrimenti aperte) ed inclinano in maniera teoreticistica e rigida momenti di resistenza (altrimenti vivaci). È dunque un controcanto essenziale che ci rimette tutti con i piedi per terra.

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les langages des *banlieus*

Posted: Giugno 3rd, 2013 | Author: | Filed under: 99%, au-delà, comune, crisi sistemica, epistemes & società, Révolution, riots | Commenti disabilitati su les langages des *banlieus*

par Birgit Mennel / Stefan Nowotny

Traduit par Maximilian Raguet & Clément et Jérome Segal

il-rituale-del-serpente

93

91, 92, 93, 94. – Ces nombres désignaient, avant la création d’un État algérien indépendant, les départements français d’Alger, d’Oran, de Constantine et des Territoires du Sud, qui furent progressivement colonisés à partir de 1830 et qui, contrairement aux autres colonies, étaient considérés comme faisant partie intégrante du territoire français. En 1968, une réforme administrative distribua ces numéros, « libres » depuis 1962, à différents départements de la région parisienne : le numéro 91 désigne depuis le département de l’Essonne situé plutôt dans le sud de l’agglomération parisienne et faisant partie de la « grande couronne » parisienne qui forme une ceinture de communes définissant les limites de l’espace métropolitain. Les numéros 92, 93 et 94 devinrent eux la « petite couronne » qui est le cercle de « banlieues » accolé à la ville. Les numéros 92, 93 et 94 sont aujourd’hui les Hauts-de-Seine (92), qui s’étendent du nord au sud de l’ouest de la capitale, la Seine-Saint-Denis (93) au nord et au Nord-est, ainsi que le Val-de-Marne (94) au Sud et au Sud-est.

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Il Nuovo Regno e Balotelli

Posted: Giugno 3rd, 2013 | Author: | Filed under: au-delà, crisi sistemica, epistemes & società, postcapitalismo cognitivo, Révolution | Commenti disabilitati su Il Nuovo Regno e Balotelli

di Militanduquotidien

hometree

“Essere liberi significa per voi partecipare al dominio. Partecipare al dominio significa per voi dominare. E il vostro dominio lo chiamate dominio del pensiero. Per dominare siete disposti ad andare con gli affamati, perché qui si combatte per il dominio. Ma gli affamati vogliono il dominio per non aver fame, quindi vogliono un dominio del tutto particolare, che consiste nell’infrangere il dominio di coloro che cagionano la fame. Gli affamati non hanno nulla in contrario ad essere dominati, se questo dominio elimina la fame, in quanto accresce la combattività degli affamati. Essi non tengono in conto alcuno la vostra troppo libera libertà.”
Bertolt Brecht

E’ difficile in questi giorni affacciarsi alla finestra per “stare a vedere” poiché non vi è più nulla da vedere. Se le parole contavano mai come adesso esse risultano vuote e la coerenza si dipinge a bene negoziabile come tutto il restante. Ovunque il neoliberismo fagocita nell’universo mercantile il lavoro, la natura, la sostanza vivente e ciò comprende immancabilmente anche l’immaginario e la mente. Degli sfoghi retorici, in futuro, ci rimarranno forse quelli del Presidente della Camera e di qualche altro “legame” umano all’interno di istituzioni che hanno ormai definitivamente inserito il pilota automatico. Oltre la meccanica rimarrà la retorica nella misura in cui le mine che si stagliano lungo il paesaggio non potranno essere disinnescate dagli stessi che hanno contribuito a posizionarle. Le responsabilità (quelle vere e pressanti) si fanno ora condivise in una “guerra tra poveri” che ha già fatto la sua comparsa e che non potrà più delegare a una “politica” quel ruolo di mediazione abbandonato ormai definitivamente. La TINA (There is no alternative) ha vinto ancora ma oggi lo scenario è più drammatico.

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Ulrich Beck

Posted: Giugno 1st, 2013 | Author: | Filed under: BCE, comune, crisi sistemica | 37 Comments »

CONTINENTI ALLA DERIVA
L’Unione parla tedesco

di Marco Bascetta

anonymous

Da nazione a vocazione europeista dopo la catastrofe nazionalsocialista all’egemonia esercitata sugli altri paesi dell’Europa per allontanare dal paese gli effetti della crisi. L’ultimo libro di Ulrich Beck per Laterza
«Oggi il Bundestag tedesco decide sul destino della Grecia», annuncia un notiziario della radio nel febbraio del 2012. È da questo annuncio, inquietante nella sua ostentata naturalezza, che Ulrich Beck prende le mosse per affrontare in un piccolo volume edito da Laterza (Europa tedesca, pp. 96, Euro 12) il tema, spinosissimo, dell’egemonia germanica nell’Europa della crisi. Che il parlamento di uno stato membro possa dettare legge a quello di un altro, non legittimato naturalmente da alcun ordinamento, ma in base a un potere di ricatto che le circostanze gli conferiscono, è un paradosso al quale ci siamo ormai quasi assuefatti. E il fatto che questo potere di decisione passi attraverso i trattati e le istituzioni dell’Unione europea, la valutazione e il giudizio di commissioni e commissari comunitari e transnazionali, perfino attraverso il simulacro di un negoziato, cambia poco alla sostanza e, soprattutto, alla percezione di una profondissima asimmetria, di una dipendenza a senso unico. L’annuncio ci rivela essenzialmente una cosa: la politica europea, in conseguenza dell’architettura comunitaria e delle sue lacune, è ostaggio delle politiche interne dei diversi stati e in particolare di quello economicamente più potente. Dalla Germania europea, quella che abbiamo conosciuto dal 1945 al 1989, saremmo passati, in un breve volgere di anni, – come sostiene Beck – all’Europa tedesca.

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