Code & Future

Posted: Gennaio 28th, 2015 | Author: | Filed under: anthropos, au-delà, epistemes & società, post-filosofia | 9 Comments »

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Language and the future: code is a way to submit future to language, and to annihilate subjecting it to the algorithm. In the beginning someone is writing the code, and others are supposed to submit themselves to the effects of the code written by someone. Power is more and more inscribed in code. Writing to Thomas Sebeok, Bill Gates once remarked that “power is making things easy” (quoted by Arthur Kroker and Michael A. Weinstein in Data Trash, 1994). Code and interfaces: interfaces are supposed to make the complexity of the code easy, but code in itself is more often about simplifying technical procedures of social life, particularly of economic production and exchange. So code is speaking us, but we are not always working through the effects of written code. More and more we are escaping (or trying to escape) the automatisms implied in the written code.

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Il vessillo squarciato. Genealogie di potere e questioni di immaginario (ma non solo)

Posted: Gennaio 23rd, 2015 | Author: | Filed under: anthropos, bio, crisi sistemica, epistemes & società, kunst | Commenti disabilitati su Il vessillo squarciato. Genealogie di potere e questioni di immaginario (ma non solo)

Soggettività, individui-folla e comunità

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L’intreccio di parole, emozioni, fatti e vissuti racchiude, per ciascuno, il senso più intimo di quanto successo a Parigi. E proprio perché tante e varie sono le soggettività coinvolte – diverse per estrazione sociale, genere, colore, credo religioso, fede politica – che è pericoloso operare su questo piano, rischiando di cadere in semplificazioni o luoghi comuni.
Il trauma è stato collettivo, partiamo di qui. Bisogna intendersi, però, sul significato di “collettivo”: il termine non è sinonimo di un insieme di persone che, già a priori, si sente unito; è l’occasione scioccante che impone, inconsapevolmente e con forza, la condivisione di un terreno simbolico comune.
All’epoca delle post-democrazie ciò significa che la prospettiva entro cui collocare l’accadimento è chiaramente intersoggettiva, ossia di singoli che decidono di essere, per l’occasione, parte di un medesimo contesto sociale. “Per l’occasione” – va precisato – perché adottando una prospettiva intersezionale, cioè valutando l’intreccio dei frammenti culturali che costruiscono l’identità di ciascun individuo (genere, colore, classe, religione…), il medesimo tragico atto risuona in modi differenti.

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Monsters. Tracce per la decostruzione dell’immaginario distopico post-Charlie Hebdo

Posted: Gennaio 22nd, 2015 | Author: | Filed under: anthropos, au-delà, bio, crisi sistemica, epistemes & società | Commenti disabilitati su Monsters. Tracce per la decostruzione dell’immaginario distopico post-Charlie Hebdo

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Nelle righe che seguiranno proverò, in linea e in dialogo con quanto scritto da Gabriele, a comprendere quanto dietro all’utopia della (ri)fondazione della comunità immaginata (dei buoni, dell’occidente) stia il delinearsi di una codificazione del mostruoso che, sin dall’11 Settembre, vede nel maschio musulmano non-bianco l’altro che per contrasto definisce il Noi. La letteratura critica è, per fortuna, molto vivace e tocca tantissimi temi – quello dell’islamofobia come eredità coloniale, della nuova fondazione dello stato ‘morale’ e conservatore mediante omonazionalismo e femonazionalismo (ossia la strumentalizzazione ideologica da parte del discorso nazionalista dei discorsi emancipazionisti delle formazioni gay e femministe) contro il barbaro immorale, il razzismo multiculturalista, le nuove forme di razzismo culturalizzate. Non sto ora a darne una descrizione approfondita, ma delle fantasie di bianchezza e delle gerarchie patriarcali ed eterosessiste abbiamo scritto in ciascuno dei brevi saggi apparsi in Distopie.

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Circuiti disintegrati: Peter Halley

Posted: Gennaio 5th, 2015 | Author: | Filed under: digital conflict, epistemes & società, Foucault | Commenti disabilitati su Circuiti disintegrati: Peter Halley

di Marco Dotti

circuiti

Ci sono paradossi che si inscrivono direttamente nelle forme, anche in quelle più lineari e semplici. Nel lavoro di Peter Halley questi paradossi assumono forma di «diagrammi sociali», di celle, di «microchips» stilizzati, di circuiti di linee e cortocircuiti di colori a rappresentare – in qualche modo – il calco di una «realtà» in preda alla follia spettacolarizzata e travolta nel suo flusso alienante.

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